mercoledì 20 febbraio 2013

Kevin Ayers Gioia nella malinconia

Kevin Ayers (Herne Bay, 16 agosto 1944 – Montolieu, 18 febbraio 2013)





Un altro piccolo, grande del rock che se ne va a 68 anni, il 18 di febbraio, semplicemente, senza clamori, senza strilli da Prima Pagina o servizi televisivi da prima serata. A casa sua in Francia dove si era ritirato da tempo. In una terra che forse aveva capito di più e meglio la poetica musicale sua, e del cosiddetto "Canterbury Sound",  quel movimento pioneristico, colto, sotterraneo, all'ombra del più gettonato "progressive" britannico che lui, insieme ad altri giovani come Hugh Hopper, Rober Wyatt, Mike Ratledge, l'australiano Deavid Allen e tanti altri, aveva contribuito a fondare.
Un solo album con i Soft Machine, quel seminale Volume One del 1968 a cui molti ancora oggi devono fare i conti, consapevoli o meno che siano e poi subito uscitone a seguire una carriera tutta sua. Troppo personale il suo mondo anche per l'originalissima Macchina Morbida.






Tanti dischi, poco successo, tanta stima da colleghi e amanti del rock che rock non è. Un unico vanto, effimero. Nella sua band, come bassista militava un giovane Michael Gordon Oldfield, nella sua vita di mezzo tra il divorzio artistico con la sorella e il successo planetario delle Campane Tubolari. Lui i soldi gli ha fatti, mentre Kevin continuava coerente e coraggioso con le sue idee. Tante altre collaborazioni, per lo più con altri "perdenti" e "perduti" e poi il vivacchiare tra ricordi e festival di nostalgici. 




Adesso Kevin Ayers non è più tra noi ma si trova sicuramente in ottima compagnia nel Valhalla dei grandi musicisti. 

Personalmente la sua musica non sono mai riuscito ad apprezzarla come meriterebbe ma da me avrà sempre stima imperitura.












Lo ricordiamo con questo brano del 1972, proprio con Mike Oldfield





DM


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