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giovedì 5 giugno 2014

McHeyre podcast 2 THE ROAD to 1981




Lo speciale LED ZEPPELIN BBC sta andando benino, e questo ci conforta e sprona ad andare avanti con il progetto dei podcast come proseguimento di un quasi decennale progetto radiofonico, che discutibili scelte altrui hanno condannato al silenzio. 

Le BBC dei Led Zeppelin saranno disponibili ancora per pochi giorni, quindi affrettatevi.


Sia da solo che con Jacopo Muneratti stiamo mettendo in cantiere altre nuove puntate che ci auguriamo soddisfino i vostri fini palati musicali. L'utilizzo dei podcast può essere anche l'occasione per rispolverare vecchi lavori come THE ROAD to 1981.

Pubblicato originariamente a puntate su MAAT2020, nella sua versione "solo testo", questa è la versione completa, musica e parole e la trovare qui.

3 ore e mezza circa di programma tracciando il percorso musicale e spirituale di Robert Fripp tra due album dei King Crimson passando per ROXY MUSIC, PETER GABRIEL, DAVID BOWIE, TALKING HEADS.

Buon viaggio.



martedì 22 aprile 2014

HOMO ERRATICUS, UNUM DESCRIPTA

E' uscito finalmente nei migliori e nei peggiori negozi HOMO ERRATICUS, l'ultima fatica di Ian Anderson e la Sua Orchestra.

Per l'evento uno solo di noi non bastava e pertanto ci siamo messi in tre a prepararvi una lunga recensione che spero solletichi la Vs. curiosità Jethrica e stimoli le Vs. menti Tulliche.

Gli altri due Compagni di Battaglie con i quali mi onoro di partecipare in questa collaborazione sono, Chiara Bucolo e Jacopo Muneratti.

L'articolo lo potrete leggere sul Blog di Jacopo, Good Times, Bad Times.

Buona lettura.


lunedì 14 aprile 2014

UN MATTONE DIETRO L'ALTRO

Oggi esce ufficialmente "HOMO ERRATICUS" nuovo album di Ian Anderson (e la SUA band).

Non avendone una "copia per la stampa" avuta in omaggio per recensire l'album prima che esca dovrò come tutti i comuni mortali aspettare di comprarlo, di ascoltarlo, metabolizzarlo e decidere se mi piace o no.

Nel frattempo faccio il punto della situazione riascoltandomi i primi due capitoli di quella che ormai è diventata la Tetralogia di "Little Milton" (speriamo non una saga) e ripropongo la mia recensione fatta all'epoca sul TAAB 2. Le mie impressioni a due anni di distanza sono sostanzialmente le stesse. Magari mi dedicherò una serata (o nottata) ad ascoltare tutti e tre gli album di fila appena avrò messo le mani sul nuovo erratico album.

Thick As a Brick 2

Pubblicato il 2 aprile 2012
April 2, 2012
Prodotto tra marzo e novembre 2011
Label. EMI.


Extra: Oltre alla solita pletora di possibilità audio (a prescindere che abbiate o meno le tecnologie necessarie nelle vostre case) gentilmente offerte da Steve Wilson, abbiamo:
-Video: Tutti i testi del concept recitati da Ian Andreson, ogni volta in una locazione differente. Interviste e making off ... interessanti ma solo in inglese.
-File PDF con il (modernizzato) StCleve, contenente nuovi articoli al limite del delirio. Lo trovate anche in rete: www.stcleve.com.
-File PDF con la traduzione integrale dei testi in 9 lingue diverse compreso l’italiano.
-Lussuoso libretto patinato con alcune foto che faranno la gioia dei più grandicelli ma anche dei più piccini.


Alle prime notizie si poteva pensare ad un scherzo  .., “ si vabeh con i JT in questo stato .. raschiamo il fondo del barile” ... poi l’annuncio ufficiale: Il 2 di Aprile ?  E’ uno scherzo, visto ?!  
E invece il 2 aprile 2012 esce Thick As a Brick 2, sottotitolo: Whatever Happened To Gerald Bostock ?  Domanda lecita. Anche perché nel frattempo i JT non esistono più davvero, se ne è accorto anche Ian Anderson quando se ne è andato Martin Barre.
 L’album esce a nome “Jethro Tull’s Ian Anderson TAAB2 in due versioni, quella “normale” e quella “lusso” in cartoncino con  libretto, CD e DVD e molti extra carini.
 Gli euro di differenza sono davvero pochini, pertanto la scelta diventa praticamente obbligata sulla versione di lusso.
A suonare troviamo tre (ormai) ns. vecchie conoscenze delle esperienze on stage degli ultimi anni di Ian Anderson, sia come JT, sia come Ian Anderson e basta (ora. Non starò qui ad offendere la vs, intelligenza aprendo la vecchia diatriba se i JT siano IA oppure no).
Di John O’Hara che suona il piano, le tastiere e anche Hammond (l’Organo non Jeffrey), David Goodier che suona il bass guitar ed il glockenspiel e di Florian Ophale che suona la chitarra elettrica imitando Martino, si è detto tutto il male possibile (e mi ci metto nel coro).
“Sono musicisti professionali ma piatti”. “Ci sono turnisti nel mondo molto più bravi”. “Aridatece Giddings e Noyce” e così via, denigrando. 
Per la prima volta li ascoltiamo in un progetto da studio che permette maggiore concentrazione, prove e analisi “scientifica” da parte del fruitore e l’analisi è che risultano ..... “professionali ma piatti”. E si che la qualità musicale è eccellente e nei ripetuti ascolti ci si dispiace pensando a cosa sarebbe stato questa pur ottima musica con musicisti più personali e di polso.
Al cast (perché di un storia stiamo parlando, come anche questo vedremo tra poco) si aggiungono due nuovi elementi. 
Il primo è il nuovo batterista, Scott Hammond (anche qui no Jeffrey). Per me, che lo conoscevo poco (diciamo per niente), non è dispiaciuto affatto. Niente di ché, intesi ma sarà che ormai mi ero stufato delle figure ritmiche del pur bravo Doane Parry (James Duncan, chi?) ma a me è piaciuto è spero che resti per i futuri anni come elemento stabile nel nuovo sperato rinascimento andersoniano. 
L'altro, e più interessante è l'attore teatrale Ryan O'Donnel, inserito come seconda voce (là dove Anderson non arriva più), animatore e maggiordomo di palco. O'Donnel, oltre ad avermi fatto un'ottima impressione durante il divertente tour di TAAB 2, consente ad Anderson, finalmente dopo 40 anni, di suonare il flauto sul palco anche nei punti dove, nella versione in studio, questo strumento è accoppiato al cantato.

Dietro il vetro, seduto al mixer, a dare grande qualità alla produzione troviamo il primo che vi viene in mente ... si proprio lui   .. Steve Wilson, che dopo l’eccellente lavoro sul 40° di Aqualung ce lo aspettiamo ormai ragno oscuro al centro di una tela che vede imbrigliati, Jethro Tull, King Crimson     .... YES, EL&P, Gentle Giant, VDGG   ...... ok .. smetto di sognare.








1972-2012
In 40 anni TAAB (da oggi dobbiamo aggiungerci un 1) è stato, lo è tuttora e rimarrà, una delle pietre miliari della storia del rock. Le sue innovazioni, musicali, contenutistiche e concettuali, come il suo impatto on stage, restano un punto fermo del rock mondiale.
Nel frattempo molte cose sono successe e, come il concept stesso di TAAB2 si propone è un ottima occasione per una analisi sociale delle differenze tra le due epoche.

TAAB2 SCALETTA
DIVERGENCE: Interventions, parallel possibilities
Pebbles Thrown
From A Pebble Thrown
Pebbles Instrumental
Might-have-beens
Gerald the Banker
Upper Sixth Loan Shark
Banker Bets, Banker Wins
Gerald Goes Homeless
Swing It Far
Adrift And Dumfounded
Gerald The Military Man
Old School Song
Wootton Bassett Town
Gerald The Chorister
Power And Spirit.
Give Till It Hurts
Gerald, A Most Ordinary Man
Cosy Corner
Shunt and Shuffle

CONVERGENCE: Destiny, fate, karma, kismet
A Change Of Horses
22 Mulberry Walk
Confessional
Kismet In Suburbia
What-ifs, Maybes, Might-have-beens



Un concept album (e opera rock) che si rispetti deve avere una struttura narrativa programmata, temi (musicali e narrativi) che si ripetono modificati dal momento, un inizio, una fine. Qui abbiamo anche strutture “progressive”, organo Hammond d’annata, temi ritornanti, strutture melodiche frastagliate. Insomma tutto quello che serve per un bel concept album di stampo britannico, “come una volta”.

La storia ci descrive (e si diverte) nel mostrare cosa sarebbe potuto succedere a Gerald Bostock, dopo il successo della sua composizione.
Come succede spesso agli enfant prodige, un exploit iniziale non corrisponde ad un vita brillante diventati grandi. Ma la storia è fatta anche e soprattutto di what if (cosa sarebbe successo se ..)  e quindi vediamo (ascoltiamo) Gerald diventare un banchiere di successo avendo dimostrato capacità usuraie fin dalla scuola. Un senzatetto, scacciato dalla famiglia e dagli amici perché considerato gay, essendo stato da bambino oggetto di attenzioni di un prete pedofilo (esplicito e pure delicato, come sempre, nelle sue descrizioni, Anderson). 

Un soldato. Niente guerra mondiale, niente falkland ma l’attualissima (ancora) guerra in Iraq, con le sue ambiguità religiosepetrolifiche, la gloria, la patria, la disgrazia del lutto.

Un prete. Predicatore all’americana e molto truffaldino.

Un uomo qualunque. Lavoro pratico, una casa modesta ma tranquilla, hobby banali, anonimato.


La convergenza porta Ian Anderson a descrivere se stesso come un allevatore di cavalli, ormai anziano che guarda la sua vita passata, con dolce rimpianto (all’inglese) e saggezza.

Il confessionale è uno dei momenti narrativi più intensi dell’album. Dove ognuno dei Gerald alternativi si denuda. 
Riporto qui il testo nella splendida traduzione di Aldo Tagliaferro.

Gerald il Banchiere
Ho fatto i miliardi, ho messo da parte una fortuna nei paradisi bancari svizzeri, ho perso tutto
quando il Fisco si è svegliato. Insomma, ho fatto il mio tempo, il mio tempo per cosa?
Gerald il Senzatetto
Sulle strade, un bel pasticcio. Ho incontrato un uomo che mi ha risollevato.
Mi aveva portato a casa per fare sesso, ma poi si è impegnato in un'unione civile
Gerald nel coro della chiesa
Ne ho abbastanza di eccessi distorti, fiamme dell'inferno, dannazione, urla laceranti.
Sono stato scoperto, sconsacrato e sono precipitato dalla grazia, beccato con le mani nel sacco.
Gerald il Soldato
Congedato per invalidità, fuori dalla scena. Reintegrato nella società civile.
Ora passo il tempo ad aiutare i camerati a riconoscere la paura, persa esportando la democrazia.
Gerald; Un uomo qualunque
Ho venduto il negozio, ho spento l'interruttore. La Mallard deve restare ferma sul binaro morto.
Le carrozze e il tender di carbone lucidato messi via negli scatoloni, venduti su E-bay.
Venduti su E-bay.


IL DESTINO NEI QUARTIERI RESIDENZIALI
Gerald il Banchiere
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, un caffè tranquillo. Euforia da Starbucks.
Mi accontento di quello che ho, ecco il mio cruciverba. E più tardi pipa e pantofole nello studio,
davanti alla tv.
Cerco comprensione, e vi chiedo scusa al numero 9 di Mulberry Gardens*.
Gerald nel coro della chiesa
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante da quell'aria che risuonava
dall'inferno.
Ora ho deciso di vivere in remissività, mi va di aiutare chiunque voglia ascoltarmi.
Ormai sordo agli oscuri angeli del male al 25 di Mulberry Close
Gerald il Soldato
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante dal calor bianco dell'Arabia.
Le foto dei commilitoni sulla cappa del camino, illuminate da una candela che profuma di fiori,
spettrali e tremolanti.
L'ultimo sopravvissuto, piegato ma vivo al 33 di Mulberry Drive.
Gerald; Un uomo qualunque
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, non così diversa dai sonnacchiosi quartieri
residenziali
Tutto è sempre la solita routine, la collezione di francobolli, le prime edizioni, e un giro a vedere
i treni a vapore.
Intorbiditi i sensi, intorbidito il cervello, al 54 di Mulberry Lane.
Gerald il Senzatetto
Ricomincio da capo, è un altro giorno, il mio compagno che ho tanto coccolato si è spento, addio
dolce utopia.
Mi ha lasciato però il fornello in ceramica e la termocoperta, ecco: un bel quadretto.
Momenti indimenticabili, ieri e oggi, al 17 di Mulberry Crescent.


Con una prosa alta, raffinata e profonda da vero scrittore (anche Neil Peart lo ammira) ci mostra, ora con la verve ironica e la dissacrante satira sociale di cui Anderson ci ha abituato nei tempi d’oro e di cui era vessillo TAAB1, ora con struggente e delicata dolcezza (A Change of Horses), in altri punti con toccante ed epica tragicità (Wootton Bassett town), le vite di una persona, le vite di tutte le persone passate in questi ultimi 40 anni di importanti mutamenti sociali, storici e politici. Uno specchio della storia in cui guardare, confrontarci e tirare bilanci.

Un album serio e profondo, sia nella musica che nei contenuti, che avrebbe avuto bisogno di un vero gruppo all’altezza della musica, che guadagna smalto ad ogni ascolto. Per ascoltatori attenti e non per quelli distratti!

“E allora, cavalcate sicuri sui campi
e concludete i vostri affari bestiali
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
a essere Duri Come Un Mattone... 2 (di nuovo)”


Cosa ci riserva il futuro ?


Vado  a fare seppuku!



venerdì 28 febbraio 2014

Ma da che parte è l'ovest ? Rocchettari inglesi alla conquista del west !


Il western. 
Il genere dei generi. 
Il genere di superficie che può rivestire, come un abito comodo, tutti gli altri generi. Fantascienza, horror, commedia, detective story ecc ecc.

Questo abito comodo, questa superficie è un luogo geografico, reale e immaginario, talmente popolare per cui i suoi personaggi iconici (cowboy, sceriffi, "indiani", banditi), i suoi miti (sfide, duelli, inseguimenti, rapine, partite  a poker) e i  suoi scenari e strumenti (staccionate, polvere, pistole a tamburo, cavalli, stelle di metallo, carte francesi, cappelli, stivali) non hanno bisogno di essere "mediati" per far riconoscere subito l'ambientazione e l'epoca storica.
Lo dimostra il milione di cose "western"  esistenti. Il milione di film, telefilm, fumetti, parodie, circhi e musiche che usano l'immaginario western come sfondo.
Il "western" è talmente iconico da rendere immaginario anche il "west" reale. 
Simbolo di se stesso. Meta di sogni, speranze, viaggi.

Potevano i rokkettari più immaginativi di tutti, quelli britannici degli anni 60 e 70 ignorare il western ? Il rock britannico non ha in fondo per gran parte della sua storia guardato ad ovest ? E per molti  dei suoi aspetti fondamentali non si è forgiato prendendo da quanto succedeva ad ovest ? 
Pensate alla loro versione del jazz, del blues di Chicago, della contro cultura californiana, del minimalismo. Pensate alla British Invasion.

Sabato 1° marzo alle ore 17 su TRS Radio insieme a Glauco Cartocci (che ritorna dopo una troppa lunga assenza) a PUNTO D'INCONTRO, vi parleremo di alcuni musicisti britannici tra coloro che hanno usato la loro arte per raccontarci il loro western, immaginario, reale, simbolico che sia. Usando la musica per raccontare una delle più grandi tragiche e gloriose epopee della storia dell'umanità.



mercoledì 19 febbraio 2014

PUNTO D'INCONTRO sabato 22 febbraio "ma Canterbury è in Francia?"


Terzo appuntamento dedicato al Canterbury sound insieme a Mauro Belgi, sabato 22 febbraio a PUNTO D'INCONTRO.
I precedenti "incontri" li abbiamo tenuti l'anno scorso, il 26 ottobre dove abbiamo trattato, Wilde Flowers, Caravan, Soft Machine e un poco di Hatfield e il 16 novembre: EGG (Uriel, Arzachel), Hatfield (estesamente) e National Health e ne ho scritto sul blog, QUI e QUI.

Dove eravamo rimasti ? O meglio da dove ricominciamo ?

Partiamo dal 1963 dove un magro australiano Christopher David Allen appassionato di William Burroughs, sbarca a Londra e si unisce a 2 (+1) giovani studenti d'arte di cognome, Hopper, Wyatt e Ratledge, divenendone il leader. 
Il Daevid Allen Trio (+1) dura poco, avendo tempo però di registrare un concerto nientemeno che al Marquee e si evolve presto nei Wilde Flowers, formazione pop psichedelica molto allargata che per motivi pratici si sdoppia in Caravan e Soft Machine (indovinate in quale delle due restano Allen e Wyatt ?).

I primi sarebbero più adatti al Marquee. I secondi sono perfetti per il neonato UFO Club, tempio del mainstream psichedelic made in England, esibendosi sullo stesso palco con un gruppo di quasi architetti e un altro gruppo guidato da un piromane.
Due grandi specialisti del "firma qui e MI faccio diventare ricco", Gomelsky e Chandler si accorgono di loro. Sembra spuntarla il primo e si produce anche qualcosa (dovremo aspettare anni e anni per sapere cosa) ma è un fumo di erba. La spunta Chas "jimme l'ho scoperto io" Chandler.

Siamo ormai alla fine del 1968 e finalmente esce "The Soft Machine", prodotto da l'ormai ex "animale" e dall'americano Tom Wilson che 3 anni prima aveva prodotto il primo disco (o dovremmo dire i primi 2) di un gruppo californiano guidato da un italo americano, credendo fosse un gruppo r'n'b e invece decisamente no.
L'album del terzetto, Wyatt, Ratledg, Ayers è la prima pagina di una lunga e importante storia nella Storia (con la S maiuscola) della musica moderna.
Nel frattempo la Macchina Morbida si era persa l'australiano alla frontiera (si, nel '67 esistevano le frontiere in Europa), dopo un fruttuoso tour francese. Di ritorno in Albione, Allen scopre che gli è scaduto il visto di soggiorno (burocrazia e teiere volanti non vanno d'accordo per degli gnomi) e senza quello, il governo di Sua Maestà, nega l'accesso al suo cittadino delle colonie imperiali.

Ad Allen non resta che tornare a Parigi, dove ancora si sentono per strada le eco di giubilo dei loro fan francesi gridare, "machine molle, machine molle de nouveau à nous". Allen  per farsi sentire deve rispondere con una eco più forte, usando un .....









Da qui riprenderemo il discorso  sabato 22 febbraio alle ore 17.00, partendo dagli studi di Roma di TRS Radio 102.3 e percorrendo l'antica via Francigena,  vi parleremo del più importante gruppo interrrrrraziale europeo degli anni '70 (franco/inglese e gemellato con gli Analogy italo/tedeschi)) , giungendo finalmente in Albione con Wyatt, Matching ..ehmm .. Mole, e  concludendo a Cambridge con Henry Cow (anglo gemellati con i tedeschi Slapp Happy). 
Ma Canterbury dov'è ?







Una scaletta, leggera, leggera, messa insieme dal sottoscritto e da Mauro Belgi, per veri appassionati .. perché Voi valete!








martedì 20 agosto 2013

RITORNO DALLA CONTEA

Sono rientrato dalle vacanze l'altro ieri e ci vorrà qualche giorno prima di riprendere i ritmi di vita soliti.
Il ritmo del lavoro a scopo alimentare.
Quello del lavoro per TRS Radio
Quello per riabituarsi ai ritmi frenetici della vita italiana moderna.
Quello per riattivare questo blog che è rimasto fermo due settimane.

A est. Nella catena dei Carpazi occidentali, superando una delle zone più travagliate e affollate di contrasti etnici e religiosi nella storia europea, nella zona carpatica denominata dei monti Tatra, al confine tra la Slovacchia e la Polonia, superando numerosi castelli e tradizioni vampiriche, sorge una terra ricca e verde chiamata Podhale.

Ci vado ogni anno. Sono innamorato di questa regione e in particolare di una goralka (gli abitanti del posto), mia moglie Marisha.
Quest'anno abbiamo deciso di condividere l'esperienza e il piacere di questa terra con un piccolo ma gagliardo gruppo di amici, Adriana, Giampiero e Sergio. Attraverso loro abbiamo rivisto con occhi nuovi luoghi che ormai come mia moglie posso chiamare "casa". 
Ma soprattutto, con Giampiero e Sergio mi sono portato appresso due macchine fotografiche automatiche ambulanti. In questi giorni entrambi stanno postando su facebook una selezione di foto che immortalano i magnifici posti visitati.
Montagne, laghi, castelli. Castelli in riva ai laghi. Laghi sopra le montagne. Montagne sopra i laghi e i castelli.

Giravamo tra Polonia del sud e Slovacchia con un vecchio furgone preso a noleggio battente targa di Cracovia. Gli Slovacchi che abbiamo sorpassato "alla Romana" avranno indirizzato i loro colorati epiteti a qualche ignaro e innocente cittadino di quella bella e storica città. A tutti i cracoviani(?) chiediamo scusa.

Termino questo post estremamente personale ( scritto tipo temino scolastico) e che probabilmente non interesserà ai più con una sola considerazione: Bastano due settimane all'estero per dimenticare e un solo secondo dopo il rientro per ricordarsi, quanto noi italiani siamo stressati.

Ma la vita è altro ....

Il compleanno del mio nipotino, Bartek.



Donald McHeyre