martedì 24 dicembre 2013

Il post di natale

POSITIVITA'

Così ci insegnano i Manuali del perfetto intrattenitore/
comunicatore.

Per noi che facciamo, radio, tv, libri, cinema, o "semplicemente" blog
è questo il messaggio pubblico che dobbiamo passare agli altri.

E questo mentre al momento sto solo pensando a come animare questo blog, il canale su Youtube, i gruppi su facebook, il mio programma radiofonico del sabato. 

Come dice il saggio "se non sai cosa fare, non fare nulla". 
Qualche giorno di "stacco" potrà fare solo bene.

Appuntamento al 2014 e passate buone feste. 
Leggete, ascoltate, vedete, visitate.



mercoledì 18 dicembre 2013

McHeyre Video Blog 4: Keith Richards


Oggi Keith Richards compie (solo) 70 anni (solo, perché a guardarlo sembrano 140).
Un bel traguardo considerando che di questi 70 anni almeno 50 gli ha passati a diventare ed essere la personificazione del Rock and roll ... sesso, droga e ... 

Un rocker che non deve chiedere mai (forse tranne al suo pusher).

Gli facciamo tanti auguri (anche di non salire più sugli alberi o piante che siano) e lo vogliamo ancora per altri 70 anni così come lo conosciamo. La chitarra e il sorriso sardonico in mezzo ad una faccia che è il soggetto di studio preferito di ogni artista del make up che lavori in un film di zombie.

Mi sembrava giusto per festeggiarlo rispolverare una vecchia puntata di PUNTO D'INCONTRO andata in onda il 14 aprile del 2012, quella con ospite Salvatore Sansone de IlVoltaPagine per parlare del libro "Life!" dove Keith racconta se stesso tra una fumata e un riff di chitarra (oppure il contrario ma è lo stesso).

Lo speciale lo potrete trovare nella versione Video podcast sul mio canale di Youtube ... che aspettate a cliccare QUI ?

Donald McHeyre

mercoledì 4 dicembre 2013

McHeyre Video Blog 3: Frank Zappa e la Xenocronia


4 dicembre 1993 -4 dicembre 2013

20 anni di storia moderna. 20 anni di bushismo, berlusconismo, terrorismo parareligioso estremo, crisi economica mondiale, di europa che implode, di catastrofi (in)naturali che dilagano, di paesi che vanno in default, di Stati Uniti che conoscono una nuova crisi economica pure loro e con un presidente, nero e musulmano (fantascienza fino a 20 anni fa) democratico che sostituisce quell'altro democratico wasp con segretaria polacca annessa (attaccata) e una non trascurabile parentesi di repubblicanesimo all'ennesima potenza, la grandissima diffusione della rete informatica mondiale, la tecnologia portatile di lavoro e comunicazione così avanzata e altro, e altro e altro ....

Tutto questo, si è perso lo Zio, il Maestro Frank Vincet Zappa, con la sua irreparabile scomparsa quel dì del 4 dicembre 1993.
E tutti a chiedersi da 20 anni:
Che cosa ne avrebbe fatto lo  Zio Frank di tutto questo ? Quali capolavori di musica e cronaca moderna avrebbe lasciato per la posterità ignorante e smemorata ?

Forse in questi 20 anni si sarebbe dato alla politica (sul serio) abbandonando la musica e oggi si starebbe godendo la pensione extra lusso di un senatore o di un ex governatore.

O forse sarebbe rimasto ZAPPA e dopo il prolungato battagliare  contro un America  sempre più becera sarebbe stato troppo stanco e troppo vecchio per sopportare cambiamenti così drastici ed epocali e arrivati così velocemente. Forse si sarebbe chiuso nel suo laboratorio sotterraneo con viveri sufficianti per .. 20 anni a sfornare dischi, su dischi , su dischi, o forse no ... 

Zappa scriveva i testi dei suoi brani per gli americani e la musica per tutto il resto del mondo, specie gli europei. A noi europei lo zappa/giornalista ha sempre interessato poco. Ammirato, incuriosito, forse si ma diciamocelo .. l'America da lui raccontata è sempre stata così realisticamente macchiettistica per essere compresa e creduta da noi fino in fondo. (Eppure Berlusconi, mio unico rimpianto di QUESTO Zappa .. sarebbe stato un perfetto soggetto per i suoi album ... forse per una volta sarebbero stati gli americani a non credere ai testi dello Zio).


Cosa ci lascia in ereditò Frank Zappa ?
Nelle cose intangibili, il concetto, rivoluzionario quanto ovvio, che la musica è una sola, che quello che si definisce rock può essere arte (qualunque cosa significhi), che se si è capaci di fare il proprio lavoro e non si sballa, puoi arrivare dove vuoi con le tue forze (concetto mooolto  americano invero e sciorinato da migliaia di film, telefilm ecc. ma nel caso di un grande comunicatore come fu il ns. anch'esso ben sbeffeggiato).

A livello tangibile, una immensa discografia di eccellente musica Unica e di rock allo stato dell'arte. 
Un archivio sepolto e da scoprire di immense ricchezze che una vedova ravveduta ha finalmente deciso di affidare a mani più capaci.

20 anni di saggistica, chiacchiere sparse, libri verità, analisi critiche, e tutto il resto della paccottiglia apologetica e postuma (compreso questo articolo) che ogni genio, emigrato in più celesti lidi è costretto a sopportare su se stesso.
In questa massa di ciarpame è difficile trovare qualcosa di estremamente valido (ma se cercate c'è) come per esempio 
Frank Zappa Domani edito da Castelvecchi 

Una raccolta di saggi, analisi, memoriali e molto altro di gente competente e sinceramente appassionata.

Ottimo modo per introdursi in un artista impossibile, fermo restando che solo la musica (i suoi dischi) possano spiegare se stessi.

Nel ns. piccolo proviamo a dare qualche contributo con i nostri fantastici, piccoli mezzi, come l'amico Jacopo Muneratti che qualche tempo fa realizzò un bel servizio dedicato ad uno degli aspetti meno noti, per quanto affascinanti di Zappa, ossia la Xenocronia.

Io quell'articolo l'ho tradotto in podcast, prima per il mio programma radiofonico PUNTO D'INCONTRO, adesso con l'aggiunta di immagini per il McHeyre Video PODCAST, e lo troverete nel mio canale Youtube.




Se non sapete cos'è la Xenocronia, questa potrebbe essere l'occasione per conoscere, come dicevo sopra, uno degli aspetti più affascinanti ed esoterici di Frank Zappa.
Se sapete giù cosa sia la xenocronia, godervi (spero) il videopodcast potrebbe essere un buon modo per ricordare Frank Zappa a 20 anni dalla sua scomparsa.

Per non dimenticare ...







.. e dopo tutti a riascoltarci TUTTA la discografia di Frank Zappa.


Donald McHeyre












giovedì 28 novembre 2013

McHeyre Video Blog 2: Mr. Bruford

Appuntamento con il secondo Video Podcast di Castle McHeyre. 

La scelta questa volta, convinto di farvi cosa gradita, è caduta sull'intervista fatta a Bill Bruford il 14 ottobre 2010. 

Meno di due anni prima il Sig. Bruford aveva annunciato il suo pensionamento al termine di una carriera costellata di stelle, stalle, rock, jazz, progressive, avanguardia, Sovrani dispotici, bradipi e altra varia umanità e aveva pubblicato un libro (auto)biografico oltretutto molto ben riuscito.


Io, con Glauco Cartocci e Giampiero Frattali, da lungo tempo grandi suoi estimatori, stavamo ancora compiangendoci e disperandoci quando improvvisamente mi arrivò la chiamata di una nostra comune e famigerata conoscenza, la quale ci proponeva, grazie ai buoni uffici di Corrado Canonici, agente italiano del Ns. di intervistare il grande batterista e musicista che attraversando la carriera di nostri altri "idoli" come King Crimson, YES, Genesis e molti altri, avevamo seguito da decenni.

Coincidentemente, proprio in quei mesi avevo già pubblicato per radio due speciali dedicati a Bruford ed ero in cerca di qualcosa di davvero speciale per la terza e ultima parte, quella dedicata agli ultimi anni della sua carriera. Con l'intervista era fatta.

Le due settimane successive furono segnate da un intenso e frenetico lavoro tra me e Glauco per decidere cosa chiedergli (si bene .. abbiamo Bruford .. wow ... gli facciamo l'intervista .. wow  .... si .. ma di che ci parliamo ?) non volendo (con nostra presunzione) porgergli le solite domande trite e ritrite che si fanno a tutte le "star". 
Giampiero Frattali, ci diede l'aiuto fondamentale di condurre l'intervista per noi. 

Stabilita la data con l'intervistato e il modo migliore per registrala, avemmo modo di constatare una cosa  di cui avevamo già il sospetto. Ossia che Bruford non è una star ma "solo" una grande musicista e una squisita persona.

Ora, se le domande che ascolterete siano intelligenti o no lo giudicherete voi. Di sicuro le risposte di Mr. Bruford sono sempre interessanti tra fette di storia del rock e aneddoti, raccontati sempre con l'approccio dell'osservatore distaccato. Di uno che è vissuto come pari tra gli dei ma che è sempre rimasto uomo.

Nel montaggio dell'intervista, Glauco Cartocci doppia Bill Bruford ma senza sovrapporlo. 
Qualcuno potrebbe storcere il naso per la lunghezza e ripetizione delle risposte ma la sua voce è così squisitamente radiofonica che ci sembrava un peccato coprirla.

Altri potrebbero obiettare che l'intervista ha ormai tre anni e che quindi è ormai superata ma essendo il documento rivolto al passato e le risposte, di valore umano e temporale, così universali noi non lo pensiamo che sia superata. Le cose raccontate da Bruford hanno nel bene e nel male valore ancora oggi. 
In fondo nello star system e ne mondo reale non è cambiato molto.

Buon ascolto e visione.

Intervista a Bill Bruford del 14 ottobre 2010


Donald McHeyre




giovedì 14 novembre 2013

Racconti di Canterbury. A Canterbury Nostro Malgrado

Geoffrey Caucher,  un "grande" della "scuola di Canterbury"
Parafrasando un noto detto taoista: "Fripp ed Emerson non sapevano di fare rock progressivo".

L'appartenenza postuma ad un genere, un movimento, una scuola o come vorrete chiamarla  è sempre un affare delicato. 

Essere definito parte di qualcosa postumamente, "solo" perché quella cosa si è contribuito ad inventarla ma senza intenti classificatori da parte del loro inventore può fuorviare le interpretazione dei critici e dei semplici estimatori.

Poi se qualcuno ci si è buttato furbescamente nella definizione trasformandola in vessillo per il proprio successo, tipo i Black Sabbath per il Metal, altri se ne sono tenuti alla larga sopportando queste etichette e guardando "la scuola" nata dal loro "provare e provare" con un misto di ironia e distacco, quando non hanno tentato vie totalmente diverse (Peter Gabriel).

Nello specifico del movimento definito "Suono di Canterbury", il problema è ancora più vero. Provate a chiedere a un Wyatt, oppure a un Sinclair (uno dei due, fa lo stesso) se si sentono "canterbury" o peggio "progressive". Le reazioni andranno dal sorriso paziente all'esortazione scatologica, dipende dal soggetto.

Esiste un intero filone di musicisti (e i loro gruppi musicali di appartenenza) la cui carriera copre un decennio, tra il 1968 ed il 1978, che sono stati definiti "Canterbury" senza che la maggior parte di loro abbia mai messo piede nella ridente e storica località del sud Inghilterra.

Questo filone è accomunato bensì da, più o meno, gli stessi musicisti. Uno in particolare, David Lloyd Stewart (nato a Waterloo, London) che negli anni '60, insieme ad altri compagni di scuola (of London) formano un band estimatrice (oggi diremo gruppo tributo) di Cream, Hendrix, Traffic, Nice ecc. Gli Uriel, che poi diventeranno Arzachel e Poi EGG.

Tutti questi ragazzi, Stewart, Brooks e Hillage sono nati nei dintorni di Londra. Uno (Mont Campbell) è nato in Kenya !
Tutti loro sono accomunati dalla passione per la musica "colta" e del nascente "rock". Tutti loro, conosceranno una relativa fama e la meritata menzione nei manuali di Storia del Rock, sotto la voce, "Canterbury", loro malgrado.

Seguendo la carriera di Dave Stewart (no Eurythmics), tastierista dotato e virtuoso all'ombra dei giganti del moog, possiamo citare d altri gruppi e musicisti, anche di alcuni nati a Canterbury ma che non si sentono "canterbury".

Come gli Hatfield And The North, primo passo di Dave Stewart fuori dal suo gruppo di amici d'infanzia e motivo principale per cui, poi tutto quello che farà il tastierista verrà etichettato "canterbury".

Passando per altre collaborazioni "minori" come  
Khan e Gilgamesh la carriera "progressiva" di Stewart si corona con le sue partecipazioni ai coraggiosi (siamo in piena epoca Punk) National Health e ai Bruford, facendo diventare anche il ricciuto batterista, agli occhi 

dei critici maniaci classificatori e di alcuni appassionati più maniaci dei primi, un "importante" esponente del "canterbury". E non lo aiuta il fatto di essere nato a Sevenoaks che per sua sfortuna è nel Kent.


Insomma Dave Stewart, afflitto dal morbo del re Mida jettatore, suo malgrado ha trasformato in "canterbury" tutto quello che ha toccato per tutti gli anni '70. Il morbo alla fine è stato debellato con massicce dosi di synth pop agli inizi degli anni '80 con l'hit "It's My Party" insieme alla ormai moglie Barbara Gaskin
Singolo che da solo ha fruttato ai due più soldi di quanti mai ne hanno guadagnato o guadagneranno con tutto il resto.Davanti a questo anche gli più irriducibili classificatori talebani  si sono dovuti arrendere.




Difficile definirlo "canterbury"!

Appuntamento a sabato 16 novembre ore 17.00 a PUNTO D'INCONTRO, parleremo di questo filone insieme a Mauro Belgi.

Donald McHeyre

lunedì 11 novembre 2013

Ti faccio un podcast così parte 3: McHeyre Video Blog

"La strada più breve tra due punti è un arabesco"

Ho passato gli ultimi tempi a provare diversi siti di podcast sharing. Alcuni molto graziosi e professionali, altri meno ma tutti, per un motivo o un altro poco pratici per l'utilizzo che serve a me. Tempi di caricamento lunghi, limite di spazio, aumentabile ma a pagamento.
Con il tipo di materiale che produco, parliamo di programmi radiofonici di 2 ore anche se alcuni speciali e interviste durano meno serviva un "contenitore" capiente, gratuito, di facile accesso e con possibilità di arricchire il podcast con immagini (perché stare a sentire due ore di chiacchiere può essere noioso) e in più estremamente popolare e usato da tutti: YouTube.

Certo, i tempi di caricamento restano biblici e il lavoro che c'è dietro richiede più tempo di pubblicazione tra un podcast e l'altro ma alla fine il risultato paga ... e il primo risultato lo potrete trovare qui con l'intervista a Joe Vescovi e Pino Tuccimei registrata il 22 luglio 2013 e andata in onda nella versione solo audio su TRS Radio nella puntata del 5 ottobre a PUNTO D'INCONTRO.

So che quell'intervista è stata particolarmente gradita dagli ascoltatori e il mio ringraziamento va sotto forma di prima scelta nella lunga lista di podcast che comincerò a pubblicare sul mio canale "del tubo".

Per il momento credo di poterne pubblicare due al mese. Bisogna scegliere le immagini e montarle sul file audio una ad una, minuto per minuto, possibilmente con una logica e con coerenza a quanto si ascolta ma credo che prendendo il ritmo, o meglio pratica, presto potremo goderci un podcast a settimana. 

Rimanete sintonizzati il sabato sul mio programma e qui sul blog per gli aggiornamenti.
Per il momento godetevi l'intervista a Joe Vescovi dei TRIP.

Donald McHeyre

giovedì 24 ottobre 2013

PUNTO D'INCONTRO a CANTERBURY


L’ultima volta che trattai il Canterbury Sound fu in una puntata molto sofferta tutta dedicata di PUNTO D’INCONTRO nell’ormai lontano settembre 2009. 
Molto sofferta perché nei confronti del cosiddetto “canterbury” ho sempre avuto un rapporto duplice. In nuce mi piace (e anche in polpa). Di quel movimento definito “rock colto” ne è forse la branca più raffinata e intelligente. Forse perché non ha mai goduto di vasta copertura mediatica e conseguente orda di fan talebani, adoratori, oltranzisti.
Ma non so spiegare perché non ho mai trovato la spinta che me ne facesse innamorare e quindi me lo facesse approfondire. Ripeto non so perché e qui non ne voglio adesso parlare.
Dopo quello speciale. Poco altro. Qualche brano “minore” quando l’occasione o la connessione lo imponevano. Ho trasmesso nel corso degli anni tutta la suite “Nine Feet Underground” dei Caravan e la suite "Mumps" da "The Rotter’s Club" degli Hatfield. Quando di recente è morto il povero Kevin Ayers. Poi basta.

lunedì 14 ottobre 2013

Le BBC sessions dei KING CRIMSON

Per la seconda volta Castle Mcheyre ospita un'altra "penna". Si tratta dell'amico Jacopo Muneratti del blog Good Times Bad Times , "compagno di battaglie", zappofilo e assiduo collaboratore del mio programma radiofonico PUNTO D'INCONTRO.

Proprio a PUNTO D'INCNTRO, Jacopo per il nostro tradizionale specialino crimsonico di ottobre, ha rispolverato (in senso non solo figurato) le uniche due (2) session esistenti dei King Crimson fatte per la BBC. Sue sono le ricerche e quanto ne è venuto fuori è un programma radiofonico di un ora andato in onda sabato 12 ottobre su TRS Radio. Per chi se lo fosse perso riproponiamo qui il testo integrale.

Buona lettura:

KING CRIMSON - BBC SESSIONS
di Jacopo Muneratti


[Prima session completa: The Court of the Crimson King / 21st Century Schizoid
Man / I Talk to the Wind. 18:12]



Le due BBC session dei King Crimson sono una curiosità interessante perché, in entrambi i casi, risalgono a prima della pubblicazione ufficiale del primo album. La formazione è, chiaramente, la stessa di “In The Court of the Crimson King”: Robert Fripp, Greg Lake, Ian McDonald,  Michael Giles e Peter Sinfield.  Nel caso della prima session (6 Maggio 1969), parliamo addirittura del primo reperto registrato in assoluto: l’attività dal vivo era infatti cominciata solo il 9 Aprile, meno di un mese prima quindi, e nessuno degli spettacoli precedenti fu registrato dal gruppo (e tantomeno dal pubblico, ignaro di cosa si stesse trovando davanti). Al momento della registrazione della prima session, i King Crimson non erano ancora entrati nei Wessex Sound Studios (la prima session per “In The Court of the Crimson King” risale al 21 Luglio dello stesso anno). 

Non era una cosa inconsueta, all’epoca, che un gruppo registrasse una BBC session senza aver fatto ancora un album. Anzi, a volte i gruppi non avevano nemmeno un contratto discografico al momento della session, e a volte, il loro passaggio in qualche programma della BBC serviva a procurare loro un contratto con qualche casa discografica. Nel 1997, con la pubblicazione del cofanetto “Epitaph”, dedicato all’attività concertistica del 1969, Robert Fripp rilasciò un’intervista alla rivista Perfect Sounds Forever, nella quale, ricordava le registrazioni alla BBC con queste parole: “Nel 1969, alla BBC non piacevano per niente i giovani musicisti che suonavano rock’n’roll. I tecnici del suono si comportarono in maniera ostile con noi e, siccome la nostra musica era comunque “inutile”, non appena era stata mandata in onda, cancellarono i nastri e ci registrarono sopra altra musica. Per questo, la BBC non ha molto di quello che abbiamo registrato nel 1969”. Su questo ultimo punto, ci torneremo più tardi.
Come già detto, questa prima session precede la registrazione del disco di due mesi, e i brani hanno diverse differenze: nel testo, nell’arrangiamento e anche nell’esecuzione che risulta, comprensibilmente, più timida di quelle sull’album.

Registrata ai Maida Vale Studios 4 il 6 Maggio 1969, la session include “The Court of the Crimson King”, “21st Century Schizoid Man” e “I Talk to the Wind”. La sua messa in onda fu cinque giorni dopo (l’11 Maggio quindi), all’interno del programma “Top Gear” condotto da John Peel. Oggi possediamo tutta la session, ma metterla insieme è stato un grande puzzle. La BBC, che come già affermato da Fripp, riutilizzava i nastri per le session, salvò solo “The Court of the Crimson King”. Un altro brano, “21st Century Man” apparve sui bootleg con qualità audio bassa e solo nel 2008 venne trovato un transcription disc contenente quel brano, permettendo così di essere recuperato in qualità audio alta. Per chi non lo sapesse, un transcription disc è un vinile speciale prodotto dalla BBC e spedito all’estero per poter esportare alcuni tipi di programmazione. La presenza dei transcription disc si è rivelata molto utile in tempi recenti, perché ha consentito di recuperare molte session i cui master tape erano andati distrutti. Per questo motivo, in molte pubblicazioni ufficiali, si sente la voce del DJ Bernie Andrews introdurre i brani: Andrews era lo speaker ufficiale in molti di quei dischi. Il terzo brano, “I Talk To The Wind”, rimase nell’oscurità fino al 2007, quando venne recuperata una registrazione intera della puntata di Top Gear dell’11 Maggio 1969 contenente, quindi, anche questa rarissima traccia mancante. La qualità audio di tale registrazione, risulta anche piuttosto buona: non ai livelli degli altri due brani, ma perfettamente nitida e superiore alla qualità audio che aveva “21st Century Man” prima di essere recuperata dal transcription disc. 

In quel periodo, sia Robert Fripp che Ian McDonald tenevano un diario personale aggiornandolo giorno per giorno riguardo alla loro attività. McDonald, sul giorno 6 Maggio del 1969, scrisse: "siamo andati ai Maida Vale Studios alla BBC e abbiamo registrato The Court of the Crimson King, I Talk to the Wind e 21st Century SChizoid man per Top Gear. Direi che è andata piuttosto bene, a parte la voce su I Talk to the Wind".

[Seconda session, quello che si è salvato: Epitaph / Get Thy Bearings. 13:09]

La seconda session del gruppo, venne registrata il 19 Agosto dello stesso anno agli 
stessi studios (Maida Vale 4). Al momento della session, l’album non era ancora 
uscito, ma il grosso era già stato registrato (mancava solo qualche ritocco e la 
produzione) e il nome del gruppo era già moderatamente noto, così come la sua 
attività dal vivo (il merito fu, senza dubbio, della session precedente, oltre che al 
concerto a Hyde Park in apertura ai Rolling Stones, due eventi che gli diedero 
un’esposizione nazionale). La formazione era la stessa e i brani registrati furono 
“The Court of the Crimson King” (ancora una volta), “Epitaph” e “Get Thy 
Bearings”, una cover di Donovan riarrangiata a modo loro che veniva eseguita dal 
vivo in quel periodo e venne trasmessa per la prima volta il 7 Settembre 1969, sempre 
all’interno di “Top Gear” condotto da John Peel, e replicata l’8 Novembre dello 
stesso anno, senza “Get Thy Bearings”. Per questa session, la BBC decise di tenere il 
master tape per “Epitaph”, spedendo dell’oblio il resto. “Get Thy Bearings” 
sopravvive grazie alla registrazione di un fan diligente con un microfono vicino alla 
radio, ed è un prezioso documento, perché il brano non è mai stato pubblicato su 
nessun disco ufficiale (escludendo, ovviamente, le pubblicazioni d’archivio). Di 
questa versione di “The Court of the Crimson King”, invece, ancora nessuna traccia, 
purtroppo. 



Nel Giugno del 2009, durante gli ultimi stadi della preparazione per la 
versione deluxe di “In The Court of the Crimson King”, Sid Smith, il webmaster del 
sito ufficiale dei King Crimson, inserì nel sito un annuncio dicendo che il team stava 
cercando questa particolare versione del brano per poterla includere nel cofanetto. Al 
momento della pubblicazione, vennero incluse “I Talk to the 
Wind” (precedentemente non disponibile ufficialmente) e la versione di “21st 
Century Schizoid Man” presa dal transcription disc (la precedente registrata dalla 
radio apparve sul cofanetto “Epitaph”, assieme agli altri brani della BBC), ma non 
questo brano, facendo pensare, quindi, che la loro ricerca non abbia avuto successo.


Tuttavia, la pagina di diario di Ian MacDonald per il 19 Agosto 1969 recita 
semplicemente: "siamo andati ai BBC studios e abbiamo registrato Epitah e Get Thy 
Bearings", senza menzionare “The Court of the Crimson King” casualmente, il brano 
mancante da questa session. Ci è pervenuta la scaletta per la puntata di Top Gear 
dell’8 Novembre 1969, contenente la replica di questa session e, effettivamente, “The 
Court of the Crimson King” risulta essere stata messa in onda. Ora, sebbene i 
documenti della BBC inseriscano il brano tra quelli registrati, potremmo ipotizzare, 
quindi, che non ci sia mai stata una seconda versione di “The Court of the Crimson 
King”, e che, visto che il master tape era ancora disponibile, i King Crimson abbiano 
riutilizzato la prima versione, per risparmiare tempo. Dopotutto, in molti bootleg 
pubblicati prima di “Epitaph”, appare quella versione del brano con la data del 19 
Agosto. Tuttavia, in Agosto, la prima versione del brano sarebbe risultata obsoleta: 
aveva, infatti, alcune cose nell’arrangiamento e nel testo che, a questo punto, erano 
state definitivamente cambiate. Inoltre, l’errore della data, potrebbe essere stato 
semplicemente della BBC che, vedendo che uno dei due brani che aveva salvato era 
stato registrato anche nella scaletta dell’altro, abbia concluso che provenissero dalla 
stessa session. Purtroppo, oltre alla scaletta della puntata, non ci è giunta la 
registrazione audio della messa in onda e, ora come ora, possiamo solo fare 
congetture, sperando che questo brano, se esiste ancora, prima o poi salti fuori, 
chiarendo ogni dubbio.

John Peel

“In The Court of the Crimson King” uscì finalmente il 10 Ottobre 1969, ma, nonostante tutto sembrasse in discesa, in realtà era in salita. L’ultima data del tour (14 Dicembre 1969 al Fillmore West, pubblicato anche questo su “Epitaph”) fu l’ultima di questa formazione dei King Crimson: infatti, tutti i membri del gruppo (ad eccezione di Fripp e Sinfield) per un motivo o per l’altro erano ben decisi a lasciare il gruppo. Come sappiamo tutti, Fripp convinse almeno Greg Lake e Michael Giles a rimanere per partecipare alle session del secondo album “In The Wake of Poseidon”. Per quanto riguarda la BBC, i King Crimson non si avvalsero più delle session come mezzo pubblicitario (sbagliando, a mio avviso: nel periodo “Lizard” o “Islands” avrebbero potuto beneficiarne non poco), ma Fripp ne registrò una assieme a Brian Eno nel 1973 (che, famosamente, venne erroneamente trasmessa al contrario da John Peel). Per quanto riguarda Peel in persona, mantenne sempre un certo rispetto per i King Crimson, nonostante il suo fastidio verso il progressive rock dopo i primi anni 70, e per Fripp in particolare, che considerava un ottimo sperimentatore e frequentemente faceva ascoltare i suoi dischi alla radio. Purtroppo, non era della stessa opinione per quanto riguarda il gruppo di Greg Lake (i mitici, celeberrimi Emerson, Lake and Palmer): durante il suo programma, lì definì infatti, tra le altre cose, “una perdita completa di tempo, talento ed elettricità” e “un gruppo che io considero, probabilmente, il peggiore di tutti i tempi, il cui materiale è perfino trascendentale nella sua bruttezza” e l’unica volta che trasmise qualcosa di loro, fu quando, per accontentare la richiesta di un ascoltatore che chiedeva un loro brano, trasmise “Lucky Man”… suonando il 33 giri a 78! Ma questa è un’altra storia.









lunedì 7 ottobre 2013

MAT DUEMILABLOG


A un anno dal suo debutto, dopo 9 numeri e qualche speciale termina la pubblicazione online e gratuita della rivista MAT2020 al quale ho collaborato con entusiasmo. La vita della testata prosegue però come blog. E vedremo i pro e i contro di questa decisione.

COSA NON HA FUNZIONATO.

Il problema non è tanto cosa non abbia funzionato ma come fare per farlo funzionare.
Pubblicare una rivista a scadenza regolare (da prima mensile poi bimestrale .. e questo già da un'idea del problema) di 140 pagine a numero (forse troppe), richiede uno sforzo organizzativo da parte della redazione (impaginatori in primis) e un impegno da parte dei collaboratori come il sottoscritto difficile da sostenere per chi si butta nell'impresa senza compensi ma solo con la proprio voglia di appassionato  nel condividere interessi comuni.
Mancava una coerenza redazionale. Riunioni programmatiche atte a coordinare tutti i collaboratori su temi comuni o perlomeno non sovrapposti. Tutte cose che sarebbero potute arrivare col tempo, con l'esperienza e la persistenza motivata da sponsor che non si sono mai affacciati nonostante il numero di utenti/lettori sia stato incoraggiante fin da subito.
Non voglio dare l'impressione che il problema sia soltanto di natura economica. Per quelli come noi che decidono di fare "il passo" e da appassionati "comuni" decidono di saltare la barricata e diventare "autori" e titolari di blog, siti o riviste online, programmi radiofonici ecc. è abitudine lavorare senza compensi. In una italietta dove "lavorare" significa fare cose che non ci piacciono ne gratificano e solo a scopo alimentare. Spinti solo dalla voglia di "condividere" e forse con una vaga speranza che in futuro il nostro lavoro venga perlomeno riconosciuto, tramite il seguito degli utenti e il riconoscimento (vanitas vanitatum et omnia vanitas) effimero di considerarci punti di riferimento per chi ci segue.

Il mondo virtuale è pieno di blog. Da eccellenti a mediocri. Su tutti gli argomenti e temi. Sembra essere la via più economica e diretta per raggiungere il pubblico (piccolo o grande che sia).

Un blog rispetto ad una rivista permette una scadenza meno rigida di pubblicazioni degli articoli e allo stesso tempo non limita l'estensore nella gabbia delle 2 cartelle (cosa in realtà che si dimostra ottima palestra di sintesi per noi aspiranti professionisti). Gli utenti sono più liberi di scartare quel che non gli interessa e concentrarsi soltanto su quello che gli attira, più immediatamente e senza filtri di download e caricamenti.

Pur vero, e da neofita del blog (tra poco compirò 1 anno) mi accorgo quanto sia importante anche in un blog essere regolari nel pubblicare nuovo materiale. Sia almeno una o due volte a settimana, o una volta al mese. Invidio e ammiro chi riesce ad aggiornare tutti i giorni. Personalmente non avendone il tempo ma anche la voglia e la costanza di assumere questi ritmi cerco (cerco) di puntare più sulla qualità che sulla quantità. Poi ammetto che spesso su molte cose non sento il bisogno irrefrenabile di dire la mia. Dipenderà dall'entusiasmo spesso galoppante, dovuto a ragioni di vita in generale e da riscontri spesso scarsini da parte del pubblico sui miei lavori, chissà.

Sia come sia. Andate a trovare il nuovo Blog che è diventato MAT2020. Ho aggiunto il link tra i "Compagni di Battaglie" mantenendo quello vecchio per l'accesso alla versione magazine per chi se li fosse persi.
Sul blog per il momento il materiale è poco ma auspico un sostanziale aumento non appena sarà passato il naturale spaesamento e la dovuta perplessità da parte dei collaboratori. Spero di riuscire a inviare anch'io materiale al più presto.

Per il momento mi concentro sulla radio con il mio programma PUNTO D'INCONTRO.  Anche li le perplessità mie non sono poche ma se continuare o meno la scelta dipende tutta da voi.

Donald Mcheyre