mercoledì 26 marzo 2014

Cosmo Oro 2: Aarn Munro il Gioviano (ciclo) di John W. Campbell Jr.


COSMO - CLASSICI DELLA FANTASCIENZA - Volume n.02 1971
Direttore responsabile: Gianfranco Viviani.
Titoli originali:
THE MIGHTIEST MACHINE (1934)
Traduzione di Stanis La Bruna
THE INCREDIBLE PLANET (1949)
THE INFINITE ATOM (1949)
Traduzione di Olwen Sugden 
In copertina: "Il Satellite" di Antonio Cazzamali.

Dall'introduzione di Riccardo Valla:
Con la morte di John Wood Campbell jr., avvenuta nel luglio 1971 per attacco cardiaco, scompare dalla fantascienza americana una delle sue figure più importanti: una personalità che è stata per quarant’anni in una posizione di primo piano, dapprima come scrittore, successivamente come direttore della più diffusa rivista specializzata: “Astounding Science Fiction”.

Queste poche righe usate da Valla per l’introduzione al libro potrebbero già essere sufficienti per rimarcare l’importanza di Campbell  nella storia della Science Fiction. 


Nel resto dell’introduzione, Valla, si dilunga sui primi racconti pubblicati da Campbell negli anni ‘30 su Amazing Stories di Hugo Gernsback, si sofferma poi sull’importanza di questa pubblicazione e del suo ideatore per lo sviluppo della futura editoria di genere , di che tipo di rivista fosse e perché era così diversa dalle altre, dell’influenza che ha avuto Campbell sui più importanti autori dell’età dell’oro della fantascienza attraverso Austounding e conclude, sul declino di quest’ultima rivista e dell’avvento della FS sociologica.



Oggi un’introduzione del genere potrà apparire didascalica ma bisogna considerare che nel 1971 molte cose non le si poteva dare per scontate. Se pur la FS era ormai presente nel mercato italiano da ormai 20 anni, si cominciava solo in quel periodo (o poco prima) a dargli un supporto critico/storico utile ai lettori per inquadrare gli autori, i movimenti, i  temi, i periodi e i vari tipi di sotto generi della fantascienza inglese e americana .
Di questo le introduzioni alle edizioni della Nord e quelle a cura di Fusco e De Turris per la Fanucci, sono stati fondamentali (oltre alle fanzine) per formare in Italia generazioni di appassionati.

In breve:
Nell’aprile 1926, esce il primo numero di Amazing Stories di Hugo Gernsback. Una data  di importanza storica e sparti traffico tra la proto fantascienza (tutta quella scritta e pubblicata prima di questa data) e la Fantascienza propriamente detta (tutta quella scritta e pubblicata dopo). Tra la proto FS e la restante FS non c’è nessuna differenza, tranne questa distinzione cronologica, oltre alla naturale evoluzione stilistica, contenutistica e tematica avuta nel corso dei decenni.
Amazing Stories è stata la prima rivista specializzata in un tipo di romanzi e racconti a sfondo “scientifico”, fino a quel momento “miscelati” agli altri tipi di storie (weird, fantasy, western, poliziesco ecc) sui pulp magazine.

Tutti i principali autori di proto FS e dei primi anni di Amazing Stories, E.E. Smith, E.R. Burroughs, A. Merritt ecc. hanno influenzato Campbell nella sua narrativa degli anni ’30, quasi del tutto terminata con la sua ascesa ad ottobre del 1937, alla direzione di Astounding Fiction, trasformandola, da una delle più importanti riviste di FS, ai tempi in cui era gestita da Tremaine, alla Rivista di Fantascienza più importante, ricordata, amata (ma anche criticata) come la più influente testata del genere mai esistita. La famosa Età dell’Oro della Fantascienza.

Hugo Gernsback


Insomma, ad un profano, quando gli si nomina la parola fantascienza (tolto il cinema moderno) quello che pur in modo vago e incerto (e magari senza saperlo) gli viene in mente subito è la fantascienza di Campbell e di Astounding Stories.

Che poi è la fantascienza di Asimov, Heinlein, Sturgeon,Van Vogt, del Rey, de Camp, Hubbard (prima di ScieNpiaggini, che segnò il declino della rivista. Ne parleremo tra poco), Simak, Williamson (presente però dagli anni ’30 fino ai giorni nostri) e molti altri.
Quasi tutti autori “scoperti”, cullati e guidati da Campbell e diventati quello che sono attraverso le pagine della rivista in 30 anni di prosperoso regno editoriale.




Poi la fine degli anni ’50 e gli anni ’60. L’avvento della FS sociologica e intellettuale di Phol e Konbluth, di Dick e Ballard, di Sheckley e Vonnegut, di Le Guin ed Aldiss e di riviste come Galaxy e New World


Oltre al cambiato gusto della società e all’evoluzione letteraria del genere, il declino stesso della rivista di Campbell (nel frattempo diventata Analog Science Fiction and Fact) dovuta a motivi interni. Per storie sempre meno trascendentali e sempre più mimetiche, volte a consolidare quanto detto fino a quel momento invece di tentare strade nuove e la teoria para-qualunque cosa sia della Dianetics, inventata e presentata da Ron Hubbard proprio sulle pagine di Astounding e completamente abbracciata dal suo direttore editoriale, tanto da alienarsi troppi lettori e troppi suoi autori pupilli.

Poi Star Wars e Star Trek (quello anni ’90, perché quello degli anni ’60 era ancora molto radicato nel modo Gernsback/Campbell di intendere la FS) .. poi i videogiochi.

Aarn Munro il Gioviano della Nord ci presenta un’antologia di 3 romanzi. E già dalla seconda uscita appare una delle caratteristiche della collana Cosmo Oro. Quella di raccogliere in un unico tomo (o poco più) diversi romanzi o cicli, in origine o in diverse edizioni, pubblicate separatamente. 
Cosa positiva se il volume è rilegato in cartoncino come erano i libri Nord a quel tempo, un poco meno positiva se l’edizione è in brossura come succedeva alla Nord in tempi successivi.

Nonostante tutto quello detto nell’introduzione su Campbell e l’età dell’oro, questo trittico di romanzi ci immerge pienamente nella FS avventurosa degli anni ’30. La Space Opera.

Il ciclo, che nell’originale non è mai intitolato al protagonista, ci trasporta in avventure spaziali che molto devono a E.E. Smith, piene di super scienza, astronavi immense con equipaggi numerosi, battaglie spaziali, pianeti misteriosi.
Campbell era un fisico, e la sua fiducia nell’uso di questo campo della conoscenza, insieme alla chimica, come principali risolutori di tutti i problemi (anche quelli sociali), è quasi commovente.
I personaggi sono abbozzati attraverso i dialoghi spesso (e troppo) pieni di tekno bubble pre trekkiano ma in alcuni momenti, sorprendentemente anche, spigliati e sagaci. Se si superano indenni i primi capitoli del primo romanzo, dove tutti straparlano in tekno bubble, il resto è divertimento assicurato. Non che smettano di parlare ma almeno ogni tanto sono interrotti (per nostra fortuna) da qualche alieno sempre più cattivo e sempre più potente che si presenta con corazzate, incrociatori e super armi.

Poi, inaspettatamente, ci imbattiamo nel primo lungo capitolo del terzo libro. Un piccolo capolavoro che anticipa brillantemente e in modo anche toccante la fantascienza che arriverà nei decenni successivi. Punto di vista ribaltato, analisi sociologica e storica. Personaggi protagonisti (non umani) più profondi e umani di quelli titolari della serie.
Si sente molto la differenza nello stile utilizzato per la descrizione delle cose e per i dialoghi tra il primo romanzo e i successivi due. E il traduttore del primo romanzo, rispetto a chi ha tradotto gli altri due (tutti mondadoriani) non aiuta.


Tutti i romanzi sono “montaggi”  di racconti scritti nella prima metà degli anni ‘30 ma solo “ THE MIGHTIEST MACHINE” fu pubblicato all’epoca su Astounding, in 5 puntate a partire da dicembre 1934.
Ironicamente, al futuro direttore della rivista, gli altri racconti (capitoli) dei successivi due romanzi, vennero rifiutati dal direttore dell’epoca, F. Orlin Tremaine e quindi pubblicati la prima volta, direttamente in volume, nel 1949, quando ormai la FS si era evoluta nella direzione che proprio Campbell aveva contribuito così massicciamente a prendere.

                   


John W. Campbell Jr.
                          



venerdì 21 marzo 2014

ROXY MUSIC, BBC session .... un gruppo avanti ... ma nel decennio sbagliato!


Agli inizi del 1970 un ragazzone di nome Bryan, ex insegnate di ceramica da poco licenziato, si ritrova in una cantina del Fulham Palace Road per una audizione musicale. I suoi severi esaminatori sono due tipi minuti. Uno sbarbato e con un naso buffo, l'altro con la barba, gli occhiali e interamente buffo.
Siccome ai due le doti musicali latenti di Bryan piacciono, viene scartato e raccomandato al "giamaicano" Chris Blackwall.
Ma prima Bryan, coinvolto anche il suo amico bassista Graham Simspon (che se n'è andato il 16 aprile 2012), deve mettere insieme un gruppo di persone capaci di rendere concrete le sue idee e per farlo compie il gesto da cui sono originati molti matrimoni della storia del rock.  Mette un annuncio sul Melody Maker.
Rispondono un ex secchione d'arte e letteratura, il polifiatista Andy Mckay che si porta dietro anche il suo compare, Brian Peter St. John le Baptiste de la Salle Eno (accorciato in Brian Eno perché altrimenti non c'era spazio per gli altri sulla copertina).
Aggiunti il batterista Paul Thompson e il più sfigato chitarrista inglese degli anni '60, David O'List, il gruppo è pronto.
Manca soltanto un management e una produzione  seria e professionale.
Al primo pensa il "giamaicano" che (per loro fortuna) strappa il gruppo a John Peel, affidandoli alle salde e "oneste" mani dei Signori E. & G. Records con omertosa preoccupazione dei due buffi individui del Fulham Palace Road.
Alla seconda, pensa quello sbarbato dei due buffi individui di cui sopra.

Tra i più importanti innovatori nell'uso dell'elettronica in contesti lontani dai movimenti d'avanguardia.
Unico gruppo glam che può definirsi tale non solo per quello che indossano.
Parcheggio per talentuosi "progressivi" in attesa.
Anticipatori della new wave romantica futuristica pop british e per questo
unico gruppo anni '70 a suo agio negli anni '80.

Questi sono i
ROXY MUSIC

Ma prima, Dave O'List, fa quello che gli è sempre riuscito meglio: Farsi cacciare dai gruppi. 
Poi al suo posto viene messo un chitarrista mezzo inglese, mezzo colombiano e in ultimo, viene reclutata qualche bella ragazza, perché non ci stanno mai male ...



Jacopo Muneratti, attraverso le BBC session ve ne racconta le gesta dei primi anni.



ROXY MUSIC

Bryan Ferry, Davy O’List, Brian Eno, Andy McKay, Graham Simpson, Paul Thompson

Maida Vale Studio T1 - Kensington House, 4 January 1972
First broadcast: “Top Gear”, 21 January 1972, 18 February 1972 (*)

Re-Make/Remodel
If There Is Something
The BOB (Medley)
Would You Believe?
Sea Breezes (*)

Prima session dei Roxy Music e primo documento del gruppo ad essere disponibile cronologicamente, addirittura antecedente alla registrazione dell’album. Questa session è stata di vitale importanza per il gruppo perché, grazie alla sua messa in onda, il gruppo è riuscito ad avere un contratto con la Island (inizialmente, il gruppo era stato proposto alla Dandelion di John Peel ma, anche se il DJ Britannico era un fan della band, la cosa non andò a buon fine). Colpisce all’occhio, comunque, la presenza di Davy O’List, l’ex chitarrista dei Nice che aveva militato brevemente nei Roxy Music. Buffo notare come, sebbene fosse l’unico musicista professionale e con esperienza del gruppo, suoni chiaramente come l’anello debole. Per questo motivo, non molto dopo la registrazione della session venne sostituito dal ben più celebre (nel contesto Roxy Music) Phil Manzanera. O’List, comunque, farà qualche session con Bryan Ferry nel 1974. Questa session, comunque, è uno di quei documenti la cui importanza storica eccede quella musicale. Il gruppo non ha, infatti, ancora deciso bene che arrangiamenti fare, e c’è una certa dose di ingenuità in tutte le esecuzioni. In particolare, i pattern ritmici del batterista Paul Thompson, che su disco saranno molto più variegati e personali, sono uguali per tutti i pezzi, dando una dose di staticità e di ripetitività non troppo apprezzabile. L’unico momento dove il gruppo convince a pieno è la conclusiva “Sea Breezes” nella quale O’List si redime con un assolo sorprendentemente emozionale e dove le armonie vocali di Ferry, Eno e McKay suscitano un certo interesse. In definitiva, la session mostra delle buone fondamenta per un gruppo che ha potenzialità per diventare interessante, ma che non ha ancora sviluppato a pieno il suo talento e trovato una strada coerente da percorrere. Questo è l’unico documento non ufficiale a contenere il bassista originale (e fondatore del gruppo assieme a Ferry) Graham Simpson, che lascerà il gruppo poco dopo la registrazione del primo omonimo album.

Bryan Ferry, Phil Manzanera, Brian Eno, Andy McKay, Peter Paul, Paul Thompson

Maida Vale Studio T1 - Kensington House, 23 May 1972
First broadcast: “Top Gear”, 23 June 1972

Bitters End
2 HB
Chance Meeting
Ladytron

Il primo disco del gruppo, registrato a Marzo del 1972, mostrava un grande passo avanti rispetto alla session di due mesi prima e, all’epoca, colpì per la sua freschezza e la sua vena futuristica che si amalgamava perfettamente ad un sound di base che sembrava strizzare un po’ l’occhio al Rock’n’Roll anni ‘50. Come già accennato prima, il bassista Graham Simpson lascia il gruppo ancora prima della pubblicazione del disco, più interessato al Sufismo che ad una carriera musicale. Per questa session viene rimpiazzato da Peter Paul, una meteora che non arriverà nemmeno alle registrazioni del singolo successivo. Per la seconda session, curiosamente, il gruppo ha deciso di incidere tutti gli altri brani del disco che non erano stati inclusi nella prima. L’album uscì il 16 Giugno 1972, quindi pochi giorni prima della messa in onda della session ed è importante notare come, a questo punto, il gruppo abbia ben studiato la differenza studio/live e si sia preparato bene per la registrazione di questa session. Nessuna di queste versioni è una copia, nell’arrangiamento, della sua controparte in studio e il gruppo, questa volta, suona deciso e compatto. Ottima, soprattutto, la versione di “Ladytron”, con il mellotron in primo piano molto più presente rispetto alla sua versione in studio e con un finale improvvisato dove Manzanera e Eno si sbizzarriscono con vari effetti. Interessante anche notare la presenza di “Bitters End”, il piccolo brano finale doo-wop del disco, solitamente ignorato dal vivo.

Bryan Ferry, Phil Manzanera, Brian Eno, Andy McKay, Rik Kenton, Paul Thompson

Maida Vale Studio T1 - Kensington House, 18 July 1972
First broadcast: “Top Gear”, 1 August 1972

Virginia Plain
If There is Something

Nell’Agosto 1972 esce il 45 giri “Virginia Plain”, non incluso su album e registrato specificamente come singolo. Questo pezzo diventerà la prima hit del gruppo e sarà destinato a diventare un grande classico dal vivo. Il suo successo sarà tale che verrà incluso in tutte le ristampe del primo disco nonostante al basso compaia Rik Kenton invece di Graham Simpson. Kenton suona anche in questa session e, inizialmente, doveva essere il bassista definitivo del gruppo. Purtroppo, non sarà così e, anzi, proprio in seguito alla sua uscita (che avverrà qualche mese più tardi), i Roxy Music decideranno di proseguire senza un bassista ufficiale (l’unico a cui proposero tale ruolo fu John Gustafson che però rifiuto, anche se suonò in tutti gli album da “Stranded” a “Siren”). Questa versione di “Virginia Plain” è molto interessante, perché è diversa da tutte quelle dal vivo, in quando l’assolo di chitarra di Phil Manzanera è esteso e sembra essere improvvisato, senza una durata definitiva. In seguito, dal vivo, l’assolo sarà tale e quale a quello in studio. Come altro brano della session viene scelta “If There is Something”, pezzo che dal vivo, a questo punto, era diventato uno dei due punti forti della performance (l’altro era “The BOB (Medley)”). In questa versione, parallelamente a quelle dal vivo, il brano viene esteso a 12 minuti, con assolo di Manzanera e McKay, che si concedono anche un piccolo duetto.

Maida Vale Studio T1 - Kensington House, 6 November 1972
First broadcast: “Top Gear”, 9 November 1972

The BOB (Medley)
For Your Pleasure
Grey Lagoons

Per questa session, Ferry & co. decidono di proporre l’altro caposaldo delle loro esibizioni dal vivo (“The Bob (Medley)”, il brano più progressive del gruppo, qua in una versione fantastica, probabilmente una delle cose migliori della loro carriera) e due brani nuovi, anteprima del futuro album. La futura title-track dell’album “For Your Pleasure” risulta, per ora, meno psichedelica di come apparirà in futuro e, inoltre, Ferry canta in falsetto e Manzanera esegue l’assolo due ottave più in alto, mentre “Grey Lagoons” è semplicemente in versione più aggressiva. Interessante notare come questo ultimo pezzo, all’epoca, si chiamava “The Bogus Man part 2”. “Grey Lagoons” su disco, seguirà davvero “The Bogus Man”, ma, a parte questo, i due brani non hanno niente in comune: né liricamente, né musicalmente. Questa session, probabilmente musicalmente la più interessante, è l’unica di cui la BBC non ha conservato nessun brano in master tape o in un Transcription Disc (un tipo di vinile speciale prodotto dalla BBC e spedito all’estero per poter esportare alcuni tipi di programmazione) e, per molto tempo, era considerata completamente perduta: nemmeno i collezionisti più arditi ne avevano una copia. Nel 2006, improvvisamente, è saltata fuori una parziale registrazione off-air, ma con qualità audio eccellente e un paio di anni più tardi, ha fatto la comparsa una seconda registrazione della session completa, sempre off-air e di qualità audio meno buona anche se pur sempre soddisfacente. In questo momento abbiamo, quindi, tutti i brani registrati dai Roxy Music alla BBC in qualità audio più che accettabile.

Bryan Ferry, Phil Manzanera, Brian Eno, Andy McKay, Sal Maida, Paul Thompson

Maida Vale Studio T1 - Kensington House, 5 March 1973
First broadcast: “Top Gear”, 8 March 1973

Pyjamarama
Do The Strand
Editions of You
In Every Dream Home a Heartache

Ultima session per il gruppo, ormai a popolarità abbastanza alta da non aver più bisogno di servirsi di tale mezzo per promuovere la propria attività. A questo punto, il secondo album del gruppo, “For Your Pleasure” era già terminato e la sua uscita sarebbe stata imminente (24 Marzo), mentre il singolo “Pyjamarama”, in seguito non incluso su album, era fresco di uscita. Su disco (e anche su questa session) il basso è suonato da Sal Maida. In questa session, non sorprendentemente, i brani non si discostano molto dalle loro versioni in studio e risultano solo dei take più calorosi (in quanto senza sovraincisioni), ma senza la grinta e i cambiamenti che verranno fatti in futuro (cosa che si nota soprattutto su “Editions of You” e “Do The Strand”). Interessante, comunque, il break di “Pyjamarama” dove il sassofono di McKay viene reso distorto e stridente da Eno. Questa versione di “In Every Dream Home a Heartache” non è conservata dalla BBC, ma, per fortuna, sopravvive in una registrazione off-air. A causa di questo motivo, comunque, è il brano con qualità audio minore in assoluto di tutte le session (anche se perfettamente ascoltabile).




p.s.
Un ringraziamento particolare a Giampiero Frattali per aver scritto correttamente,
Brian Peter St. John le Baptiste de la Salle Eno.



venerdì 14 marzo 2014

BBC SESSION: CAMEL

"The Brew" sono un tipico power trio inglese, formatosi nel 1971 a Guildford, nel Surrey ed è composto da Andrew Latimer (chitarra), Andy Ward  (batteria), Doug Ferguson (Basso). 

Il loro debutto discografico è come "album band" di accompagnamento a Phillip Goodhand-Tait nel suo secondo album "I Think I'll Weite a Song".

Subito dopo vengono reclutati sempre come "album band", da Peter Bardens (ex Them e Shotgun Express) e diventano i CAMEL.


Dal 1973 fino al 2002 (anno della morte di Bardens), tra alti e bassi, producono molti album  tra i quali forse i migliori, restano i primi tre: Camel (1973), Mirage (1974) e The Snow Goose (1975).


                                                                                                   
                                










Ma forse il più bello, sorprendentemente è "The Single Factor", uscito l'anno di disgrazia 1982. Con tanti, inaspettati e graditi ospiti : Anthony Phillips, Francis Monkman, Dave Mattacks, Simon Phillips e .... Peter Bardens.



Non sono Canterbury.
Ma da molti verranno considerati  loro malgrado molto vicini a quel sound.
A fine anni '70 molti ex Caravan entreranno nel gruppo per dischi molto lontani da "quel sound" ma a volte "bastano i nomi".
Anche Mel Collins collaborerà con loro ma nessuno ha mai pensato di definirli "crimson sound" ma è pur vero che .. con chi non ha collaborato Mel Collins ?

Sicuramente hanno fatto molto bel rock "progressive". Sospeso tra melodie gentili e rock intelligente con spesso (forse troppo) strizzate al "commerciale".

Sono certamente un gruppo di "cult" (uguale) per chi arriva da altri gruppi analoghi ma possono piacere anche a chi non mastica quello "strano rock li".

Hanno fatto anche le loro BBC Session. 
Pochine e di reperibilità frammentata.

Lascio la bardatura del cammello a Jacopo Muneratti:


CAMEL

Andrew Latimer, Peter Bardens, Doug Ferguson, Andy Latimer

  • Langham 1, Maida Vale - London, 19 February 1973
First broadcast: “Top Gear”, 15 March 1973

    • Never Let Go
    • Arubaluba
    • Curiosity
    • Six Ate

Questa session rappresenta il documento più vecchio dei Camel, ufficiali e non. La session è stata registrata nel Febbraio del 1973, nello stesso mese di pubblicazione dell’album. Non sorprendentemente, quindi, i brani non suonano così diversi dalle loro versioni in studio, anche se, generalmente, l’esecuzione è più rilassata. Il master di questa BBC session è andato perduto. Per molto tempo, solo “Arubaluba” e “Curiosity” sopravvivevano su un nastro registrato da un fan dalla radio. La qualità audio è molto buona, solo un po’ distorta sui bassi, probabilmente per usura del nastro, e in stereo. Sicuramente, il segnale radio è stato registrato direttamente su nastro, invece di un microfono attaccato ad una cassa. L’altro 50% della session era considerato perduto. In realtà, nel 2012, è stato recuperato un nastro incompleto della puntata di “Top Gear” del 12 Aprile 1973 (data di replica della session), contenente uno dei brani mancanti: “Six Ate”. La qualità audio di questo nastro è inferiore: sicuramente è stato registrato con un microfono attaccato alla cassa. Comunque sia, è un ritrovamento inaspettato e provvidenziale. Purtroppo, il brano rimanente della session, “Never Let Go”, è tutt’ora perduto. Speriamo in un secondo miracolo? 

  • Langham 1, Maida Vale - London, 22 August 1973
First broadcast: “Sounds of the Seventies”, 3 September 1973

    • The White Rider
    • Earthrise
    • Lady Fantasy

Questa session è ancora mancante, purtroppo, e sarebbe particolarmente interessante se venisse ritrovata, perché i tre brani incisi (tutti e tre in seguito inclusi sul secondo album “Mirage”) sono in versioni che precedono l’uscita del disco di otto mesi (1 Marzo 1974). Interessante notare come il gruppo abbia deciso di incidere i tre brani più lunghi e meno immediati del disco. Per questi motivi, è bello immaginarsi che, come un brano mancante è stato ritrovato decenni dopo, anche questa session possa nascondersi su un nastro non digitalizzato da qualche parte di questo pianeta. Cerchiamo solo di non romperci le dita a forza di incrociarle!  














giovedì 13 marzo 2014

PUNTO D'INCONTRO sabato 15 marzo 2014: Bello il disco ma dal vivo è meglio ...


Esistono correnti di pensiero per le quali un musicista esiste in misura di quanto suoni dal vivo. 
Non vogliamo essere così estremisti (gente come Alan Parsons o Kate Bush, non esisterebbe proprio) ma questo pensiero ha senso nella misura che la performance vista dal vivo crea un'interazione più pura e diretta tra performer e fruitore. 
Una comunicazione mediata soltanto dal sistema di amplificazione e qualche volta capita neanche da questo, con strumenti acustici non amplificati.
Rispetto alla musica da studio la risposta (e critica) del pubblico è immediata al momento stesso della "creazione" del brano sul palco e la sua reazione è direttamente coinvolta nell'esito positivo o negativo della performance specifica e dell'intero concerto.

Inoltre la performance dal vivo scongela la musica dalla sua forma fissata dallo strumento più importante usato nella musica rock, che non è la chitarra o il basso o la batteria ma la sala d'incisione stessa. 
Poi ovviamente dipende dal livello di produzione usata per confezionare l'album e l'esperienza dei musicisti coinvolti nell' usare le tecniche di registrazione.


La musica fatta in studio è una "composizione" chiusa è potenzialmente perfetta , che può permettersi ripensamenti e inganni (che importanza ha se il gruppo che dovrebbe suonare in realtà non esiste se il brano è riuscito e piace ?).
L'esecuzione del brano "in diretta" da un palco invece viene come viene. Nessun inganno, nessun ripensamento possibile. Ho lo suoni o non lo suoni.

L'album "live" è una via di mezzo tra queste due realtà. Un compromesso che come tale, spesso e in varia misura, è rimaneggiato in studio a beneficio del raggiungimento della versione  "simulante" una performance dal vivo del brano che dovrà essere allo stesso tempo subito riconoscibile come "il brano che ben conoscete" ma avere anche quel qualcosa di diverso (non necessariamente in più) per calore ed emozioni date.

Personalmente metto "nell'olimpo" dei dischi live, Zappa in NY, Playing the Fool dei Gentle Giant , Bursting Out dei Jethro Tull, Exit Stage ... Left dei Rush.
Queste sono le mie preferenze, poi ognuno ha le sue.
Di questi 4 doppi album, non mi importa poi tanto quanto e se (anche senza se) siano rimaneggiati in studio. La qualità della musica e la "simulazione" della performance live è tale da potersi permettere di trascurare "questi dettagli tecnici".



Ma può capitare addirittura che una versione dal vivo (simulata o genuina) di un brano adombri quella in studio. 


ll filo conduttore questa volta è semplice ma interessante e aperto ad ad altre escursioni dello stesso tipo in futuro: Quali brani musicali preferite nella versione dal vivo rispetto a quella in studio ?

Alcune delle mie preferenze (e quelle di Jacopo Muneratti e di Glauco Cartocci) le ascolteremo sabato 15 marzo ore 17 a 

E voi, quali brani preferite nella versione dal vivo rispetto a quella in studio ?

Nel corso della puntata ascolteremo anche "GENESIS In Concert, 2 marzo 1972 e l'unica BBC session dei CAMEL per il momento conosciuta.
Venerdì pubblicherò un piccolo articolo di Jacopo Muneratti sulle BBC session dei CAMEL.