mercoledì 17 dicembre 2014

McHeyre podcast BBC CAPTAIN BEEFHEART

Captain Beefheart, al secolo Don Van Vliet (nato Don Glen Vliet).

Glendale, 15 gennaio 1941 - Arcata, 17 dicembre 2010

Che l'amiate oppure odiate, di sicuro la sua musica non può essere ignorata.

Con Jacopo Muneratti abbiamo preparato questo piccolo podcast in suo onore e ricordo (e in quello dello Zio Frank)


Lo trovate sul canale podcast di questo blog insieme ai podcast precedenti.

La musica è il meglio.



CAPTAIN BEEFHEART BBC session
di Jacopo Muneratti

Don Van Vliet, Alex St. Claire, Jeff Cotton, Jerry Handley, John French

Studio 4 - Maida Vale, 24 January 1968
First broadcast: “Top Gear”, 4 February 1968

Sure ‘Nuff ‘n Yes I Do
Yellow Brick Road
Abba Zaba
Electricity

Don Van Vliet, alias Captain Beefheart, è stato, probabilmente, l’artista preferito da John Peel di tutti i tempi, e uno dei pochi con cui mantenne una profonda amicizia fino al giorno della sua morte. Peel fu uno dei primi a suonare il suo primo LP “Safe as Milk” per radio, ancora prima di collaborare con la BBC e, nel 1968, fu così incoraggiante nei confronti di Captain Beefheart & His Magic Band, da offrirsi addirittura come guidatore di bus per il loro tour Inglese. Visto questo amore così grande per la musica di Captain Beefheart, normalmente, una sua inclusione nelle session sarebbe stata scontata. C’era però un piccolo problema: il ministero del lavoro Inglese aveva stipulato un regolamento sulle BBC session riguardo ai gruppi stranieri che permetteva di usufruire di tale servizio solo a coloro che provenivano da una nazione che poteva garantire delle session in radio agli artisti Inglesi. Purtroppo, gli Stati Uniti d’America non erano parte di queste nazioni. 
Tuttavia, sia Peel, che il produttore di “Top Gear” Bernie Andrews volevano fortemente una session del Capitano quindi, per aggirare la questione, si inventarono uno stratagemma: Captain Beefheart and His Magic Band, secondo i documenti, non erano un gruppo musicale, bensì un gruppo di prestigiatori. La regola del ministero del lavoro era legata squisitamente ai musicisti e e a quelli stranieri che non potevano registrare session in sé ma potevano farlo se usavano una backing band inglese (grazie a questo espediente gente del calibro di Joni Mitchell e Tim Buckley, tra gli altri, poterono fare session legalmente) quindi, in questo modo, riuscirono ad aggirare la burocrazia Inglese e, nessuno dei funzionari parve rendersi dell’inghippo (oppure, semplicemente, chiusero un occhio). Questa prima session è abbastanza interessante, perché dà una buona idea di come suonassero dal vivo all’epoca Captain Beefheart and His Magic Band. I quattro brani sono tutti tratti da “Safe as Milk” e sono tutti e quattro in versioni più lente ed estese. “Yellow Brick Road” in futuro non sarà ripresa dal vivo, ma anche gli altri tre pezzi sono molto interessanti, compreso il classico “Abba Zaba”, in un arrangiamento live diverso da quello che diventerà definitivo. Una curiosità riguardo a questo brano: si tratta dell’unica versione conosciuta dove l’assolo di basso è suonato dal bassista Jerry Handley; nella versione in studio, infatti, su quel brano, il basso era suonato da nientemeno che Ry Cooder, brevemente un membro della Magic Band e qui in uno dei suoi primi lavori professionali. Il Master Tape della session, con grande dispiacere di Peel, è stato cancellato (e riutilizzato) qualche mese dopo la sua messa in onda. John cercò a lungo registrazioni di questa session, ma nonostante la tenacia, per molto tempo non ebbe successo; nemmeno quando nel 1999 aiutò a compilare il cofanetto di retrospettiva della carriera del Capitano “Grow Fins” riuscì a reperire dei nastri. Ebbe successo solo alle porte del XXI° secolo, quando un ascoltatore gli spedì entrambe le session, registrate da lui stesso alla radio, permettendogli così di ascoltarle e di ritrasmetterle 33 dopo la loro prima messa in onda: il 6 Marzo 2001. Una curiosità: i tecnici studio della BBC si ricordarono di questa session a lungo, a causa di alcuni comportamenti stravaganti di Beefheart durante le registrazioni, tra cui cantare disteso sul pavimento e giocare con gli interruttori della luce! Questa session finì nella lista “The Best 125”, una selezione delle migliori session selezionata dalla famiglia di Peel, i suoi amici, ingeneri del suono, produttori, musicisti e altri suoi amici che lo conoscevano bene.

Studio 201, Piccadilly - London, 6 May 1968
First broadcast: “Top Gear”, 12 May 1968

Safe as Milk
Beatle, Bones ‘n Smokin’ Stones
Kandy Korn
Trust Us

Durante questa fase, Captain Beefheart e la sua Magic Band stavano lavorando a quello che avrebbe dovuto essere il suo secondo album, intitolato “It Comes To You In A Plain Brown Wrapper”. In realtà, problemi tecnici durante la registrazione, costrinsero il gruppo a ricominciare le session da capo in un secondo studio, e l’album venne pubblicato solo in Ottobre, con il titolo “Strictly Personal”. Le versioni originali di quei brani (pubblicate negli anni ’90) erano molto meno prodotte e più “crude” rispetto a quelle definitive, piene di “effetti psichedelici”, e, i quattro brani presentati in questa session, suonano molto vicini alle prime versioni, più dal vivo ed energiche. In ogni caso, a parte la differenza di produzione e la mancanza di effetti sonori e di nastri al contrario, questi quattro pezzi, non si differenziano troppo nemmeno dalle loro versioni ufficiali su “Strictly Personal”, con solo qualche leggero cambiamento di struttura in “Kandy Korn” e “Trust Us”. La session rimane comunque un documento imperdibile per i fan di Captain Beefheart, perché il materiale dal vivo di questa formazione è estremamente raro, e la bellissima “Trust Us” è un pezzo che non è mai stato più eseguito in futuro. Il Master Tape di questa session subì la stessa sorte di quello della precedente, e Peel entrò in possesso di una copia solo quando riuscì a procurarsi anche la prima, grazie allo stesso fan Inglese che le aveva registrate dalla radio a suo tempo. Anche questa session venne quindi ritrasmessa nel 2001 da Peel, il 7 Marzo, il giorno dopo la prima, rendendo così un grandissimo favore ai fan di Captain Beefheart che da lungo tempo cercavano registrazioni di questi due eventi storici. Con la pubblicazione di “Trout Mask Replica” l’anno successivo, il nome del Capitano si era fatto conoscere meglio in tutto il mondo, e, quindi, il trucchetto burocratico di prima non avrebbe più potuto funzionare, decretando così la fine delle possibili BBC session di Captain Beefheart and His Magic Band. In ogni caso, durante la puntata di “Top Gear” del 24 Aprile 1973, Peel invitò Vliet in studio per la parte finale del programma e, insieme, condussero un’esilarante e surreale puntata, piena di battute e di aforismi scherzosi. 





lunedì 15 dicembre 2014

Archivi dall'Oblio: ANDROMEDA 1969


ANDROMEDA
London, UK

Album: Andromeda 1969, RCA Victor

Brani:
1-Too Old
2-Day Of The Change
3-And Now The Sun Shines
4-Turn To Dust
5-Return To Sanity
6-The Reason
7-I Can Stop The Sun
8-When To Stop

John Cann (guitar, vocals)
Mick Hawksworth (bass, vocals)
Jack McCulloch (drums)
Ian McLane (drums)


Un "power trio" dimenticato del rock britannico. Gli Andromeda in realtà sono stati pur nella loro brevissima carriera (appena tre anni, dal 1967 al 1969), un crocevia importante di collegamento a molti altri gruppi dell'epoca e il loro unico album del 1969 è oggi considerato un pregiato pezzo dai collezionisti.

Il talentuoso chitarrista John Du Cann (1950-2011) aveva fatto gavetta con i SONICS, una garage band/proto punk nel 1962 e poi aveva sfiorato il successo con il gruppo MOD THE ATTACK, pubblicando 4 singoli e un album con FIVE DAY WEEK STRAWPEOPLE.
Questi ultimi comprendevano, oltre a Du Cann, anche il bassista Mick Hawksworth e il batterista Jack "Collins" McCulloch, fratello maggiore del più noto Jimmy (THUNDERCLAP NEWMAN e WINGS).
Du Cann e Hawksworth hanno partecipato anche ai MAILTOWN BLUES BAND, gruppo già dal nome, chiaramente in linea con le tendenze blues underground dell'epoca. I fratelli McCulloch e Hawksworth avevano realizzato un singolo nel 1967 come ONE IN A MILLION.

Gli ANDROMEDA, ancor prima di incidere trovano il favore di John Peel che li fa suonare a TOP GEAR a ottobre del 1968 e gli propone di pubblicare un album per la sua appena nata etichetta, la DANDELION.
Dopo questa promettente partenza ecco i primi problemi. Attriti degli altri due con McCulloch fanno sostituire quest'ultimo con Ian McLane, batterista proveniente dai NEAT CHANGE i quali avevano pubblicato un singolo quello stesso anno con lo YES man, Peter Banks.
Peel perde interesse per il gruppo e nonostante diversi concerti anche come spalla dei neonati BLACK SABBATH e l'interesse (momentaneo) di Pete Townshend, alla fine pubblicano il loro unico album (con un certo Eddie Offord al banco mixer) e un singolo per la RCA Victor, la quale li supporta molto poco a livello promozionale nonostante diverse recensioni positive della stampa specializzata.
L'entusiasmo si spegne e il gruppo si scioglie dopo un ultimo concerto del 1969 in coppia con gli ancora più oscuri HORSE.
Du Cann fonderà, insieme a Vincente Crane e Carl Palmer (entrambi proveniente dal Pazzo Mondo di Arthur Brown) gli ATOMIC ROOSTER ma sopportando poco il "crazy" tastierista, continuerà nel corso degli anni ad entrare ed uscire dal gruppo come in un Grand Hotel. In una di queste "uscite" partecipa al progetto HARD STUFF, altro power trio con John Gustafson (Merseybeats, Episode Six, Quatermass, Roxy Music)  partecipa ad un tour tedesco dei THIN LIZZY.


Mick Hawksworth partecipa ai fortunati ma effimeri FUZZY DUCK.
Ian McLane, fonda i MOON insieme al primo cantante dei JUICY LUCY, Ray Owen.
E con questi tre gruppi, altre connessioni sono praticamente infinite.

Degli ANDROMEDA sono disponibili sul mercato CD, diverse interessanti compilation con molti inediti interessanti, comprese le BBC session con John Peel.





giovedì 11 dicembre 2014

MOD Vita pulita in circostanze difficili


Veste elegante. Più di quanto le finanze di questo giovane londinese (quasi un ragazzino ancora) possano permettergli. Questa sua ricercatezza nel vestire viene coperta da un incongruente parka, molto utile invece nel clima di una giornata tipica della piccola isoletta albionica.  Va in giro con un mezzo di locomozione a due ruote di fabbricazione italiana con il quale duella contro i più potenti motori usati dai Rocker vestiti di pelle nera, amanti invece dell'estetica americana degli anni '50.
Si fa di anfetamina per darsi coraggio, tra gli amici, per rimorchiare una ragazza, per scappare da un bobby, per scappare dal malessere sociale fatto di povertà e ingiustizie sociali, storicamente sempre presenti nel cuore dell'ex impero o semplicemente dal malessere creato dall'ancor più storico contrasto generazionale tra genitori e figli.

lunedì 8 dicembre 2014

Archivi dall'Oblio: FUCHSIA 1971

Flashes from the Archives of Oblivion (titolo del doppio album dal vivo del 1974 di Roy Harper) avrebbe potuto essere un nome più adatto per questa rubrica ma Archivi dall'Oblio è più breve e rende lo stesso bene l'idea. La rubrica rivela, con brevi "sprazzi di luce", realtà musicali e discografiche di quello che ormai è il secolo passato, sperando di toglierli dall'oblio.











FUCHSIA

 Exeter, Devon, UK

Album: Fuchsia, 1971, Pegasus 

Brani:
1-Gone With The Mouse
2-The Nothing Song
3-Another Nail
4-Shoes And Ships
5-Me And My Kite
6-A Tiny Book
7-Just Anyone

Tony Durant (acoustic guitar, electric guitar, lead vocals), Michael Day (bass), Michael Gregory (drums, percussion), Janet Rogers (violin, backing vocals), Madeleine Bland (cello, piano, harmonium, backing vocals), Vanessa Hall-Smith (violin, backing vocals)


Unico album di questa oscura formazione britannica pubblicato con poca fortuna all'epoca dalla Pegasus (una sub della B&G Records) che con questa "label" ha in catalogo anche , Atomic Rooster, Three Many Army (di Ginger Baker), Nazareth, Steeleye Span e Spirogyra. E proprio a questi due ultimi che l'unico lavoro del gruppo è forse più accostabile per delicatezze folk/pop acustiche fuse a "violenze" para progressive,  seguendo comunque un filone non così raro nei primi anni '70.
Anche se il chitarrista e cantante Tony Durant era il motore principale del gruppo come compositore della maggior parte del materiale, segno distintivo della band è stata la sua sezione d'archi femminile,  con la violoncellista Madeleine Bland (che suona anche il pianoforte e l'armonium) e le violiniste Janet Rogers e Vanessa Hall-Smith; tutte e tre contribuiscono anche ai cori. Un trio d'archi che affianca un power trio folk rock.
A cavallo tra la bellezza gotica e orrore l'album, pur con qualche ingenuità nelle voci e nei testi,  rimane una miscela surreale di gioia e di follia, un composto ammaliante di gotico, acid-folk, fantasie Canterbury e melodia pop di non vago sapore barrettiano, arricchiti con cori femminili di gusto preraffaellita e arrangiamenti altamente decorativi. 

Consigliato a chi già apprezza, Spirogyra, Forest e Comus.

Al prossimo sprazzo di luce.