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venerdì 14 marzo 2014

BBC SESSION: CAMEL

"The Brew" sono un tipico power trio inglese, formatosi nel 1971 a Guildford, nel Surrey ed è composto da Andrew Latimer (chitarra), Andy Ward  (batteria), Doug Ferguson (Basso). 

Il loro debutto discografico è come "album band" di accompagnamento a Phillip Goodhand-Tait nel suo secondo album "I Think I'll Weite a Song".

Subito dopo vengono reclutati sempre come "album band", da Peter Bardens (ex Them e Shotgun Express) e diventano i CAMEL.


Dal 1973 fino al 2002 (anno della morte di Bardens), tra alti e bassi, producono molti album  tra i quali forse i migliori, restano i primi tre: Camel (1973), Mirage (1974) e The Snow Goose (1975).


                                                                                                   
                                










Ma forse il più bello, sorprendentemente è "The Single Factor", uscito l'anno di disgrazia 1982. Con tanti, inaspettati e graditi ospiti : Anthony Phillips, Francis Monkman, Dave Mattacks, Simon Phillips e .... Peter Bardens.



Non sono Canterbury.
Ma da molti verranno considerati  loro malgrado molto vicini a quel sound.
A fine anni '70 molti ex Caravan entreranno nel gruppo per dischi molto lontani da "quel sound" ma a volte "bastano i nomi".
Anche Mel Collins collaborerà con loro ma nessuno ha mai pensato di definirli "crimson sound" ma è pur vero che .. con chi non ha collaborato Mel Collins ?

Sicuramente hanno fatto molto bel rock "progressive". Sospeso tra melodie gentili e rock intelligente con spesso (forse troppo) strizzate al "commerciale".

Sono certamente un gruppo di "cult" (uguale) per chi arriva da altri gruppi analoghi ma possono piacere anche a chi non mastica quello "strano rock li".

Hanno fatto anche le loro BBC Session. 
Pochine e di reperibilità frammentata.

Lascio la bardatura del cammello a Jacopo Muneratti:


CAMEL

Andrew Latimer, Peter Bardens, Doug Ferguson, Andy Latimer

  • Langham 1, Maida Vale - London, 19 February 1973
First broadcast: “Top Gear”, 15 March 1973

    • Never Let Go
    • Arubaluba
    • Curiosity
    • Six Ate

Questa session rappresenta il documento più vecchio dei Camel, ufficiali e non. La session è stata registrata nel Febbraio del 1973, nello stesso mese di pubblicazione dell’album. Non sorprendentemente, quindi, i brani non suonano così diversi dalle loro versioni in studio, anche se, generalmente, l’esecuzione è più rilassata. Il master di questa BBC session è andato perduto. Per molto tempo, solo “Arubaluba” e “Curiosity” sopravvivevano su un nastro registrato da un fan dalla radio. La qualità audio è molto buona, solo un po’ distorta sui bassi, probabilmente per usura del nastro, e in stereo. Sicuramente, il segnale radio è stato registrato direttamente su nastro, invece di un microfono attaccato ad una cassa. L’altro 50% della session era considerato perduto. In realtà, nel 2012, è stato recuperato un nastro incompleto della puntata di “Top Gear” del 12 Aprile 1973 (data di replica della session), contenente uno dei brani mancanti: “Six Ate”. La qualità audio di questo nastro è inferiore: sicuramente è stato registrato con un microfono attaccato alla cassa. Comunque sia, è un ritrovamento inaspettato e provvidenziale. Purtroppo, il brano rimanente della session, “Never Let Go”, è tutt’ora perduto. Speriamo in un secondo miracolo? 

  • Langham 1, Maida Vale - London, 22 August 1973
First broadcast: “Sounds of the Seventies”, 3 September 1973

    • The White Rider
    • Earthrise
    • Lady Fantasy

Questa session è ancora mancante, purtroppo, e sarebbe particolarmente interessante se venisse ritrovata, perché i tre brani incisi (tutti e tre in seguito inclusi sul secondo album “Mirage”) sono in versioni che precedono l’uscita del disco di otto mesi (1 Marzo 1974). Interessante notare come il gruppo abbia deciso di incidere i tre brani più lunghi e meno immediati del disco. Per questi motivi, è bello immaginarsi che, come un brano mancante è stato ritrovato decenni dopo, anche questa session possa nascondersi su un nastro non digitalizzato da qualche parte di questo pianeta. Cerchiamo solo di non romperci le dita a forza di incrociarle!  














mercoledì 19 febbraio 2014

PUNTO D'INCONTRO sabato 22 febbraio "ma Canterbury è in Francia?"


Terzo appuntamento dedicato al Canterbury sound insieme a Mauro Belgi, sabato 22 febbraio a PUNTO D'INCONTRO.
I precedenti "incontri" li abbiamo tenuti l'anno scorso, il 26 ottobre dove abbiamo trattato, Wilde Flowers, Caravan, Soft Machine e un poco di Hatfield e il 16 novembre: EGG (Uriel, Arzachel), Hatfield (estesamente) e National Health e ne ho scritto sul blog, QUI e QUI.

Dove eravamo rimasti ? O meglio da dove ricominciamo ?

Partiamo dal 1963 dove un magro australiano Christopher David Allen appassionato di William Burroughs, sbarca a Londra e si unisce a 2 (+1) giovani studenti d'arte di cognome, Hopper, Wyatt e Ratledge, divenendone il leader. 
Il Daevid Allen Trio (+1) dura poco, avendo tempo però di registrare un concerto nientemeno che al Marquee e si evolve presto nei Wilde Flowers, formazione pop psichedelica molto allargata che per motivi pratici si sdoppia in Caravan e Soft Machine (indovinate in quale delle due restano Allen e Wyatt ?).

I primi sarebbero più adatti al Marquee. I secondi sono perfetti per il neonato UFO Club, tempio del mainstream psichedelic made in England, esibendosi sullo stesso palco con un gruppo di quasi architetti e un altro gruppo guidato da un piromane.
Due grandi specialisti del "firma qui e MI faccio diventare ricco", Gomelsky e Chandler si accorgono di loro. Sembra spuntarla il primo e si produce anche qualcosa (dovremo aspettare anni e anni per sapere cosa) ma è un fumo di erba. La spunta Chas "jimme l'ho scoperto io" Chandler.

Siamo ormai alla fine del 1968 e finalmente esce "The Soft Machine", prodotto da l'ormai ex "animale" e dall'americano Tom Wilson che 3 anni prima aveva prodotto il primo disco (o dovremmo dire i primi 2) di un gruppo californiano guidato da un italo americano, credendo fosse un gruppo r'n'b e invece decisamente no.
L'album del terzetto, Wyatt, Ratledg, Ayers è la prima pagina di una lunga e importante storia nella Storia (con la S maiuscola) della musica moderna.
Nel frattempo la Macchina Morbida si era persa l'australiano alla frontiera (si, nel '67 esistevano le frontiere in Europa), dopo un fruttuoso tour francese. Di ritorno in Albione, Allen scopre che gli è scaduto il visto di soggiorno (burocrazia e teiere volanti non vanno d'accordo per degli gnomi) e senza quello, il governo di Sua Maestà, nega l'accesso al suo cittadino delle colonie imperiali.

Ad Allen non resta che tornare a Parigi, dove ancora si sentono per strada le eco di giubilo dei loro fan francesi gridare, "machine molle, machine molle de nouveau à nous". Allen  per farsi sentire deve rispondere con una eco più forte, usando un .....









Da qui riprenderemo il discorso  sabato 22 febbraio alle ore 17.00, partendo dagli studi di Roma di TRS Radio 102.3 e percorrendo l'antica via Francigena,  vi parleremo del più importante gruppo interrrrrraziale europeo degli anni '70 (franco/inglese e gemellato con gli Analogy italo/tedeschi)) , giungendo finalmente in Albione con Wyatt, Matching ..ehmm .. Mole, e  concludendo a Cambridge con Henry Cow (anglo gemellati con i tedeschi Slapp Happy). 
Ma Canterbury dov'è ?







Una scaletta, leggera, leggera, messa insieme dal sottoscritto e da Mauro Belgi, per veri appassionati .. perché Voi valete!








giovedì 14 novembre 2013

Racconti di Canterbury. A Canterbury Nostro Malgrado

Geoffrey Caucher,  un "grande" della "scuola di Canterbury"
Parafrasando un noto detto taoista: "Fripp ed Emerson non sapevano di fare rock progressivo".

L'appartenenza postuma ad un genere, un movimento, una scuola o come vorrete chiamarla  è sempre un affare delicato. 

Essere definito parte di qualcosa postumamente, "solo" perché quella cosa si è contribuito ad inventarla ma senza intenti classificatori da parte del loro inventore può fuorviare le interpretazione dei critici e dei semplici estimatori.

Poi se qualcuno ci si è buttato furbescamente nella definizione trasformandola in vessillo per il proprio successo, tipo i Black Sabbath per il Metal, altri se ne sono tenuti alla larga sopportando queste etichette e guardando "la scuola" nata dal loro "provare e provare" con un misto di ironia e distacco, quando non hanno tentato vie totalmente diverse (Peter Gabriel).

Nello specifico del movimento definito "Suono di Canterbury", il problema è ancora più vero. Provate a chiedere a un Wyatt, oppure a un Sinclair (uno dei due, fa lo stesso) se si sentono "canterbury" o peggio "progressive". Le reazioni andranno dal sorriso paziente all'esortazione scatologica, dipende dal soggetto.

Esiste un intero filone di musicisti (e i loro gruppi musicali di appartenenza) la cui carriera copre un decennio, tra il 1968 ed il 1978, che sono stati definiti "Canterbury" senza che la maggior parte di loro abbia mai messo piede nella ridente e storica località del sud Inghilterra.

Questo filone è accomunato bensì da, più o meno, gli stessi musicisti. Uno in particolare, David Lloyd Stewart (nato a Waterloo, London) che negli anni '60, insieme ad altri compagni di scuola (of London) formano un band estimatrice (oggi diremo gruppo tributo) di Cream, Hendrix, Traffic, Nice ecc. Gli Uriel, che poi diventeranno Arzachel e Poi EGG.

Tutti questi ragazzi, Stewart, Brooks e Hillage sono nati nei dintorni di Londra. Uno (Mont Campbell) è nato in Kenya !
Tutti loro sono accomunati dalla passione per la musica "colta" e del nascente "rock". Tutti loro, conosceranno una relativa fama e la meritata menzione nei manuali di Storia del Rock, sotto la voce, "Canterbury", loro malgrado.

Seguendo la carriera di Dave Stewart (no Eurythmics), tastierista dotato e virtuoso all'ombra dei giganti del moog, possiamo citare d altri gruppi e musicisti, anche di alcuni nati a Canterbury ma che non si sentono "canterbury".

Come gli Hatfield And The North, primo passo di Dave Stewart fuori dal suo gruppo di amici d'infanzia e motivo principale per cui, poi tutto quello che farà il tastierista verrà etichettato "canterbury".

Passando per altre collaborazioni "minori" come  
Khan e Gilgamesh la carriera "progressiva" di Stewart si corona con le sue partecipazioni ai coraggiosi (siamo in piena epoca Punk) National Health e ai Bruford, facendo diventare anche il ricciuto batterista, agli occhi 

dei critici maniaci classificatori e di alcuni appassionati più maniaci dei primi, un "importante" esponente del "canterbury". E non lo aiuta il fatto di essere nato a Sevenoaks che per sua sfortuna è nel Kent.


Insomma Dave Stewart, afflitto dal morbo del re Mida jettatore, suo malgrado ha trasformato in "canterbury" tutto quello che ha toccato per tutti gli anni '70. Il morbo alla fine è stato debellato con massicce dosi di synth pop agli inizi degli anni '80 con l'hit "It's My Party" insieme alla ormai moglie Barbara Gaskin
Singolo che da solo ha fruttato ai due più soldi di quanti mai ne hanno guadagnato o guadagneranno con tutto il resto.Davanti a questo anche gli più irriducibili classificatori talebani  si sono dovuti arrendere.




Difficile definirlo "canterbury"!

Appuntamento a sabato 16 novembre ore 17.00 a PUNTO D'INCONTRO, parleremo di questo filone insieme a Mauro Belgi.

Donald McHeyre

giovedì 24 ottobre 2013

PUNTO D'INCONTRO a CANTERBURY


L’ultima volta che trattai il Canterbury Sound fu in una puntata molto sofferta tutta dedicata di PUNTO D’INCONTRO nell’ormai lontano settembre 2009. 
Molto sofferta perché nei confronti del cosiddetto “canterbury” ho sempre avuto un rapporto duplice. In nuce mi piace (e anche in polpa). Di quel movimento definito “rock colto” ne è forse la branca più raffinata e intelligente. Forse perché non ha mai goduto di vasta copertura mediatica e conseguente orda di fan talebani, adoratori, oltranzisti.
Ma non so spiegare perché non ho mai trovato la spinta che me ne facesse innamorare e quindi me lo facesse approfondire. Ripeto non so perché e qui non ne voglio adesso parlare.
Dopo quello speciale. Poco altro. Qualche brano “minore” quando l’occasione o la connessione lo imponevano. Ho trasmesso nel corso degli anni tutta la suite “Nine Feet Underground” dei Caravan e la suite "Mumps" da "The Rotter’s Club" degli Hatfield. Quando di recente è morto il povero Kevin Ayers. Poi basta.