Alfred Bester nacque nel 1913.
La pubblicazione originale di "The Demolished Man" risale al 1953.
La Mondadori lo pubblicò in italiano nel 1963.
Io lo lessi la prima volta nel 1993.
L'incipit del romanzo recita: Nel gennaio del 2013 sulla coppia solare ....
La mia copia del libro mi è risaltata all'occhio in circostanze fortuite e inaspettate il 20 di marzo 2013 (20.03.2013).
Questa straordinaria simmetria di date con salti di 10 e di 30 anni mi induce a pensare che le coincidenze possano essere in realtà delle strade tortuose che ci portano ad un significato nascosto ma non sempre il significato è ovvio.
Può capitare. Ed è interessante. Di trovarsi davanti ad opere di fantascienza ambientante in un futuro che l'autore ritiene abbastanza lontano dal suo tempo da giustificare ogni evoluzione sociale e tecnologica in essa immaginata ma ormai per noi lettori ambientate in un'epoca passata . L'aspetto interessante è vedere quanto e in cosa l'autore si sia dimostrato un buon futurologo e in cosa abbia sbagliato clamorosamente.
Il romanzo inizia citando il 2013 come anno di scoperta del motore antigravitazionale accaduta in circostanze raccontante nel tipico modo cinico e secco di Alfred Bester (uno dei massimi stilisti della storia della fantascienza) ma poi va subito molto avanti nel futuro descrivendo ad uso di introduzione e retroscena della trama vera e propria come l'uomo abbia colonizzato gli altri pianeti del sistema solare, come si sia evoluta la società, come il potere commerciale si sia concentrato principalmente su due Gruppi/Famiglie e soprattutto come si siano sviluppate le facoltà ESP (extra sensorial perception).
Gli Esper, nel mondo del romanzo sono una realtà ancora in minoranza ma in costante crescita. Gli Esper sono uniti da una organizzazione para governativa che li accoglie e li aiuta a vivere in mezzo ai "normali". Le capacità ESP sono suddivise in gradi di abilità che possono essere aumentate con il giusto addestramento e sono visti dai "normali" con sentimenti misti di sospetto e ammirazione perché utili nei quotidiani svolgimenti di affari commerciali e legali (chi conosce la serie televisiva Babylon 5 a questo punto ha già fatto tutti i collegamenti necessari).
Finita questa introduzione il romanzo diventa sostanzialmente un "police procedural", un bon vecchio poliziesco ma di tipo invertito, ossia conosciamo già chi è l'assassino ma il divertimento è scoprire il movente del colpevole e come la polizia riesca ad scoprirlo.
Una tecnica che può far storcere il naso a molti puristi del whodunit e viene usata spesso soprattutto in molti telefilm polizieschi come "Il Tenente Colombo". In realtà si tratta di una tecnica perfetta per creare la suspance che nelle mani giuste (Hitchcock) prolunga l'attenzione molto di più del tradizionale effetto a sorpresa mirante a creare uno "shock" di breve durata e spesso presunto più che reale.
Alfred Bester, che guarda caso è stato principalmente uno sceneggiatore televisivo, usa la suspance e tutte le migliori tecniche di intrattenimento televisivo per tutta la durata del romanzo senza far calare mai l'attenzione da parte del lettore.
Rich è giovane, arrogante, ubriaco di potere e dispone effettivamente di tutto il potere che può offrirgli la sua compagnia. Soldi, tecnologia, corruzione, intimidazione, collusioni con la criminalità organizzata ecc. Tutti mezzi che usa per le sue manovre finalizzate a sconfiggere e annettere la D'Courtney Cartel del suo rivale Craye D'Courtney.
A contrastarlo c'è il prefetto di polizia Lincoln Powell. Un esper di primo grado (un P10). Energico, efficiente e ben motivato a ostacolare i piani del pericoloso magnate.
Lasciando stare la solita e comune assenza del concetto di "Personal Computer", nella società del futuro descritta da Bester mancano le più elementari tecnologie portatili di comunicazione, registrazione e immagazzinamento dati. Ovviamente nessuno pretende che si parli di telefonini, smart phone ecc ma non è credibile che non si sia mai sviluppato in 4 secoli di avanzamento tecnologico, un concetto analogo. Molto spesso vediamo nella storia i personaggi costretti a cercare una "cabina telefonica pubblica". Per noi, ormai, un oggetto di antiquariato. Powell ha bisogno di uno staff numeroso per raccogliere e catalogare tutti gli indizi e le prove utili alla riuscita dell'indagine a parte qualche non ben precisato marchingegno utile per raccogliere impronte e piccoli indizi. CSI è "fantascienza" ma qui siamo quasi al cospetto di metodi degni della Scotland Yard di doyliana memoria.
Interessante è l'utilizzo di "cristalli dati" (come in B5) ed è il concetto più vicino che si possa trovare al nostro uso odierno delle pen drive ma nessun riferimento anche per analogie a null'altro di quanto oggi ogni utente medio di computer usa regolarmente.
Alfred Bester, poliziotto psichico |
Dove il romanzo è invecchiato bene è nel taglio delle scene e nello stile cinico e asciutto (come già detto) di Alfred Bester. Le problematiche e il modo di affrontarle dell'inserimento sociale degli esper è convincente (non a caso Stracchino e Harlan Ellison ne hanno attinto a piene mani) e in ultimo è interessante per le enormi aperture filosofiche ed etiche che apre la "disintegrazione".
L'evento che da il titolo al romanzo appare troppo poco nel corso della storia (accennato come condanna per i crimini e che fa da spauracchio alle motivazioni di Reich) e solo alla fine capiamo bene cosa sia questa disintegrazione che non è fisica ma riguarda la personalità. La mente e la personalità del soggetto criminale vengono disintegrate, strato per strato, fino a lasciare un foglio bianco dove se ne può costruire una nuova mondata delle motivazioni scatenanti le azioni criminose. Quelle poche righe di spiegazione ci restano in mente ancora per tutte le poche pagine rimanenti del romanzo oscurando anche le considerazioni finali di Powell su un destino più alto e luminoso per l'umanità e ci lasciano appunto solo con l'impressione di qualcosa di più sotto alla superficie di quello che resta principalmente un romanzo poliziesco. E a rifletterci è proprio così. Alfred Bester gioca con noi anche su questo.
La parola allo psicologo! |
Così, se per tutto il romanzo abbiamo immaginato che gli affanni di Reich siano mirati ad evitare una comprensibile, quanto per lui stesso, spiacevole pena di morte (comprensibile a prescindere che crediate o meno a questa forma di punizione legale. Io per esempio non ci credo), solo alla fine si palesa che la paura di Reich consisteva nella condanna ben più terrorizzante di perdita della propria personalità, del proprio IO.
Trasformati in un altro SE "innocuo per la società" ma a discapito di cosa eravate prima con tutto il bagaglio di esperienze positive e negative, gioie, dolori, amori, passioni, conoscenze, accumulate in una vita e cancellate per sempre.
Preferireste morire per i vostri peccati oppure preferireste essere "disintegrati" e riprogrammati ? E (se ne parla in un episodio della 3° stagione di Babylon 5) come dovrebbero imparare a comportarsi i parenti delle vittime in presenza del vostro nuovo IO ?
Non mi è facile dare una risposta e a voi ?
Donald McHeyre
Nessun commento:
Posta un commento