giovedì 9 maggio 2013

PUNTO D'INCONTRO, 11 maggio 2013





Le foto in apertura raffigurano il Palazzo della prefettura dell'Aquila, storicamente noto come Palazzo del Governo
A sinistra uno scatto fotografico precedente al 6 aprile 2009, a destra uno scatto fotografico successiva al 6 aprile 2009.
L'immagine simbolicamente raccoglie tutto il significato della tragedia che ha colpito gli abitanti della città nel buio delle 3 e 32 di quella notte. La scossa che mi svegliò qui a Roma me la ricordo ancora molto bene.
L'edificio fu realizzato dopo il terremoto del 1703 che distrusse l'edificio  precedente fondato nel 1282 da Carlo D'Angiò e utilizzato dall'Ordine di Santo Agostino. Una volta sopravvisse ma due è sfidare la divina provvidenza.
Un fulmine non cade due volte sullo stesso punto. Un terremoto lo può fare e l'ha fatto. 

Oltretutto la città sorge in un luogo storicamente noto per le sue scosse telluriche, in una penisola ben nota per le sue Storiche scosse telluriche. 
Resto ancora profondamente convinto che ad avere due soldi l'Italia, specie quella centrale, per cibo, paesaggi, storia, arte e clima sia il posto migliore in cui vivere al mondo. Ma nulla è perfetto. Ecco questa "piccola" imperfezione si potrebbe risolvere prendendo lezioni dai giapponesi o dagli olandesi su come si fa a vivere accanto ai fenomeni naturali dominanti senza dare materiale ai giornalisti per giornalare e occasioni per i politici di politicare ogni qualche anno.

Non seguo la politica e il problema dei terremoti è più grande delle mie capacità di discettarne ma una cosa la so. Siamo oltre alla vergogna.

Nella prossima puntata del programma radiofonico PUNTO D'INCONTRO, nello spazio culturale IlVoltaPagine a cura di Sebastiano Bisson ne parleremo con persone in grado di farlo come Enrico Sgarella, presidente dell'associazione Movimento Tellurico della quale vi linko il sito.

Appuntamento sabato 11 maggio dalle ore 17.00 per il consuento appuntamento con la musica dalla 4° dimensione e dalle ore 18.00 con IlVoltaPagine.

Vi aspettiamo.

Donald McHeyre


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