Come scritto qui accanto il 7 di questo maggio è uscito il nuovo album di ELIO e Le Storie Tese.
Normalmente tengo le distanze dalla musica italiana sia storica che contemporanea. Su quella contemporanea (specie il becero cantautorato) non ci spreco neanche una parola. Su quella "di una volta" posso accettare dibattiti.
Per "di una volta" intendo alla maniera di una volta, ossia con intelligenza, creatività e capacità.
L'orgoglio delle mie scelte riesce ad essere vinto solo se la qualità e tale da travalicare il pregiudizio e sono pochi, qui in Italia che ci riescono.
Elio e Le Storie Tese sono senz'altro tra questi pochi. Come gli Area (e l'accostamento non è azzardato) oso dire che sono talmente bravi (e divertenti) che non mi sembrano neanche italiani.
Resta un mistero come siano riusciti a diventare così famosi nella nostra penisoletta nonostante che siano dei tecnici mostruosi, con tante idee da vendere, divertenti, con capacità creative indiscusse ma soprattutto con testi che fanno pensare.
Sono riuscito, dopo una lunga riflessione, a pormi solo due possibili risposte.
1- In Italia c'è ancora speranza.
2-Siamo talmente rintriciulliti che il pubblico di massa si è lasciato totalmente ingannare dall'apparente facilità dei brani scelti per le promozioni da non accorgersi di cosa c'è davvero sotto (e la reazione del pubblico sanremese ai due brani scelti per il festival, "La Canzone Mononota" e "Dannati Forever", farebbe pensare questo).
La risposta io non ce l'ho e forse non ce l'ha neanche Jacopo Muneratti ma siccome io l'album non l'ho ancora ascoltato e per il momento so solo che è "biango", lascio a lui descrivercene i pregi (molti) e i difetti (pochi) di quest'ultima fatica di Belisari, Faso e co.
La sua recensione la potrete trovare nel suo blog Good Times Bad Times "nostro compagno di battaglie" il cui link è qui a fianco ma che per i soliti pigri metto anche qui.
Buona lettura.
Donald McHeyre