martedì 2 luglio 2013

THE TRIP - "ATLANTIDE" remaster + Live in Tokyo 2011



Torniamo a parlare di Atlantide e del suo mito dopo i due recenti articoli su "Cuore di Ghiaccio" di Alan Moore e "At The Mountains of Madness" di H.P. Lovecraft, in occasione della ristampa di "Atlantide" terzo album del gruppo europeo The Trip.
D'altronde è dal 360 A.C. tempo in cui risalgono i due dialoghi di Platone, Timeo e Crizia, che l'impero scomparso non smette di ispirare libri, romanzi, saggi, fumetti, quadri, copertine, sculture, pubblicità e appunto, musica.



"Atlantide" del 1972 dicevamo è il terzo album dei The Trip, primo con la formazione in power trio del gruppo dopo la dipartita del chitarrista William Gray e il batterista Pino Sinnone. Il nuovo batterista Furio Chirico si dimostrò all'altezza dei due membri storici rimasti, il tastierista Joe Vescovi e il bassista Arvid Anderson. Soprattutto Chirico, colse subito il riferimento musicale del nuovo progetto. Quei Emerson, Lake and Palmer che negli stessi anni accumulavano milioni su milioni con un rock "progressivo" complesso nella forma ma facile nel contenuto.

"Atlantide" è un lavoro formalmente e tecnicamente perfetto. Agevolata dai suoi soli 30' e 42'', dimostra come la capacità di sintesi sia andata perdendosi nelle composizioni man mano che il nuovo formato, il CD imponeva tempi allungati e brani aggiuntivi ad album che non ne avevano assolutamente bisogno.

La perfezione formale fa guadagnare incisività e "analitica brutalità" all'impatto del concept, incentrato sul sorgere e il cadere dei regimi totalitari. Il sorgere è splendente e glorioso. Il cadere è violento e spietato.

Le qualità "impressionistiche" della musica, cifra stilistica del gruppo, già egregiamente espresse  nei lavori precedenti, "The Trip" del 1970, "Caronte" del 1971 e anche quel piccolo e pioneristico capolavoro di comicità surreale che è il film "Terzo Canale - Avventura a Montecarlo", in "Atlantide" sono al servizio di un messaggio chiaro, diretto e senza possibilità di equivoci ma aperto alla sensibilità del fruitore. Se con i King Crimson della "Corte" si è usata la definizione ossimoro  "attiva disperazione". Con i Trip di "Atlantide" abbiamo "violenta passività". Le trascendenze simboliche, che quando ben realizzate fanno trasbordare la musica oltre ai limiti fisici e temporali del supporto da cui è ascoltata, in questo caso non sono imposte al fruitore, come succede in molti lavori del "settore" ma suggerite.

La musica e il suo messaggio sono confinati tutti lì. In quei 30' e 42''. Il lavoro per essere apprezzato in pieno va preso nel suo insieme, "bevuto" tutto di un fiato. Non avrebbe senso prenderlo a piccole dosi. In questo modo si può accettare anche l'apparente passo falso del lungo assolo di batteria (in studio raramente ben riusciti) in un album così breve, contenuto nella traccia 7, "Distruzione".
La distruzione di Atlantide, e quindi di un mito, e quindi di un significato universale, proprio perché tale può essere solo descritto nella forma più neutra e distaccata possibile. Con applicazioni di Karma Yoga alla Krishna, oseremo dire. "Agire senza pensare al frutto dell'atto".

L'album da giugno è disponibile di nuovo con una versione Legacy Edition, in CD e  in vinile. Oltre all'album "Atlantide" rimasterizzato, il secondo disco/CD contiene la registrazione di un concerto tenutosi il 4 novembre 2011 al CLUBCITTA'  di Kavasaki, in Giappone nel quadro più generale dell' Italian Progressive Rock Festival (che da quelle parti tira più che da noi). E' l'ultima occasione per ascoltare la voce e il basso di Arvi Andersen, prima della sua scomparsa avvenuta il 31 marzo del 2012.
Arvi ha raggiunto la sua Atlantide.

Donald McHeyre




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