lunedì 8 luglio 2013

LA FANTASCIENZA AL POTERE/MAT2020 DI LUGLIO (Hawkwind & Moorcock) 2° parte


Questa che state per leggere è la seconda parte di una più ampia trattazione riguardante i rapporti tra lo scrittore Michael Moorcock e il mondo della musica rock. Qui in particolare approfondiremo le collaborazioni tra il barbuto scrittore e il gruppo storico inglese chiamato Hawkwind.
La prima parte, “La Fantascienza al Potere” più introduttiva e incentrata su Moorcock stesso come musicista rockettaro, la potete leggere sul numero di luglio 2013 di 
MAT2020 oppure QUI sul blog.

Un altro articolo invece si occupa della disamina delle collaborazioni tra Moorcock e il gruppo rock americano Blue Oyster Cult  e anche questo si trova qui sul blog.




Michael Moorcock e Hawkwind 

Cominciamo a parlarne partendo da Robert Calvert, già brevemente discusso nell’articolo su MAT2020 e qui ne ripetiamo il “passaggio”.

Robert Newton Calvert (9 March 1945 – 14 August 1988) originario del Sud Africa a due anni dalla nascita con la famiglia si trasferì in Inghilterra. Appassionato di volo frequentò la Air Training Corps che dovette lasciare con il grado di caporale per problemi al timpano. Spostatosi a Londra alla fine degli anni ’60 fu inglobato dalla scena psichedelica underground distinguendosi per le sue capacità artistiche innate che gli permettevano di destreggiarsi tra poesia, teatro e musica in modo fluido e spontaneo. 

Perfetto per Portobello Roads. Collaborò con la rivista New Worlds e quindi divenne amico di Michael Moorcock.” 

Fu Calvert ad introdurre Moorcock negli Hawkwind. Le conseguenze del gesto però furono successivamente motivo di attrito per i due. Di sicuro per il fallito aviere Moorcock era oggetto di invidia, rappresentando quello cui aspirava essere. Moorcock lo definirà “crazy” ma grattando la superficie del problema esce fuori che gli atteggiamenti di Calvert come anche le sue qualità creative erano in realtà provocate da “Disturbo Bipolare” accertato. 
Calvert collaborerà con gli Hawkwind in modo più continuo e presente rispetto a Moorcock. Soggetto di continui scherzi da parte di Brock e gli altri tuttavia è nei dischi con Calvert che troviamo una migliore organizzazione e produzione rispetto a quelli con lui assente, più anarchici e naif. Calvert firmerà anche il singolo di maggior successo degli Hawkwind, "Silver Machine" nel 1972.

Il quasi debutto discografico per i due fu con l’uscita nel 1973 del monumentale album quadruplo dal vivo The Space Ritual nel quale Calvert canta e “recita” poesie e testi, comprese le due prime composizioni di Moorcock per il gruppo.

Se "Black Corridor", nel primo lato è soltanto la lettura di alcuni frammenti del suo romanzo omonimo del 1969, con "Sonic Attack", nel quarto lato, abbiamo la prima vera composizione originale fatta da Moorcock per il gruppo.

"Sonic Attack" tratta del controllo e della manipolazione del potere politico ed economico sulle masse attraverso i nuovi (per l’epoca) canali di comunicazione televisivi e informatici. Un tema che ritroviamo dominante nella vecchia serie di culto The Prisoners del 1967.


L’argomento sta molto a cuore a Moorcock tanto da essere espanso in un intero album molti anni dopo, intitolato appunto Sonic Attack del 1981. Nell’album, oltre alla open track omonima che non é altro la versione del 1973 espansa e riarrangiata con l’elettronica dell’epoca, troviamo due altre brevi composizioni di Moorcock sempre a tema “sonico”, “Psychosonia” e “Codec Languages” dove esplora le possibilità del linguaggio ad uso di tortura. 





"Codec Languages" viene “recitata” dallo stesso Moorcock in modo estraniante e senza pietà per la “vittima”. Una terza composizione nell’album è la conclusiva “Lost Chances". Questa volta un rock tipico alla Hawkwind con la tipica voce “desolata” ed epica di Brock che declama la sconsolata opinione di Moorcock per il futuro.

Moorcock negli Hawkind (con una sola eccezione) non canterà mai a differenza dei Deep Fix. Reciterà le proprie poesie, originali o meno, e parteciperà nella stessa veste a numerosi tour.

I due album degli Hawkwind dove la presenza dello scrittore è più importante sono “Warrior On The Edge Of Time” e “The Chronicle Of The Black Sword".
In entrambi Moorcock non è soltanto ospite ma motivo centrale del concept.

Warrior On The Edge Of Time è il 5° album in studio del gruppo.

Prodotto a marzo del 1975 e pubblicato il 9 maggio 1975.
E’ uscito in numerose versioni CD. L’ultima, criticata per la wilsonizzazione (da Steven Wilson) del suono comprende però diversi inediti interessanti.


E’ uno degli album migliori di tutta la discografia degli Hawkwind, sia dal punto di vista artistico che produttivo e l’ultimo con il Sig. Ian Kilmister in arte Lemmy
Il concept dell’album tratta del “Campione Eterno” il multipersonaggio ispirato agli studi dell’antropologo Joseph Campbell e protagonista delle opere di Moorcock più famose. 
Elric di Melnibonè, Dorian Hawkmoon, Erekose, Corum Jhaelen Irsei, Jerry Cornelius e molti altri. Sono tutti protagonisti di loro rispettivi cicli narrativi. Sono tutte manifestazioni dello stesso personaggio, il cui titolare è l’uomo della nostra era, John Daker, l’unico condannato a ricordarsi le altre incarnazioni, più che altro nei suoi incubi. 

Il Campione Eterno si manifesta ogni volta con una diversa identità in tutto il multiverso . Più spesso come campione riluttante  della Legge ma a volte del Caos.
Un aspetto interessante per il lettore è che spesso i vari cicli sono sono intersecati tra di loro e capita di rivive la stessa scena ma dal punto di vista del protagonista di turno.


Il Campione Eterno è una pedina di queste forze cosmiche. A volte giuste, più spesso capricciose. Il Campione Eterno vorrebbe vivere una vita “normale”, quella di Daker ma non gli è permesso costretto a combattere per riportare l’equilibrio del “milione di sfere” (il Multiverso) in situazioni molto critiche se non tragiche. E’ bene chiarire come fa Moorcock più volte che Legge non è necessariamente Bene e Caos non è necessariamente Male. 

I concetti morali di bene/male sono soggettivi e limitati alla cultura e società che li adotta. I concetti etici di ordine ed entropia sono universali e non badano alle meschinità umane.

Da qui la tragedia di un Campione, di un Eroe che è solo un uomo. Costretto a combattere contro forze che non capisce e illudendosi di dare ai popoli, agli amici e ai suoi amori la possibilità di una vita migliore. Ma tutto è fugace e mutevole.




Così in sintesi le tematiche principali delle opere di Moorcock che ritroviamo in gran parte nell’album "Warrior On The Edge Of Time" degli Hawkwind.
Degli 11 brani del disco 4 vedono direttamente il contributo di Moorcock sia come autore che come performance. Altri brani si ricollegano direttamente al tema ma senza la sua presenza in fase creativa se non quella di musa di tutta l’opera concettuale.

“The Wizard Blew His Horn”, “Standing At The Edge” e “Warriors” sono tre “poesie” di Moorcock che lui stesso legge come faceva sul palco ma questa volta beneficiate di una produzione in studio vengono accompagnate con “effetti scenici” di natura sonora ad opera di Alan Powell, Simon King e Simon House (e arrangiate da quest’ultimo). 
In “Warriors” la voce di Moorcock viene anche molto “effettata” risultando molto simile a quella di Davros (che tutti i fan del Dottore sanno bene chi è). 

"Standing At The Edge" che nell’album è letta da Nick Turner (a creare continuità narrativa e tematica) la ritroviamo nel romanzo del ciclo di Elric del 1991 “The Revenge Of The Rose” in una delle scene più stralunate e da incubo che coinvolgono l’albino. Leggere sul romanzo questi versi avendo in mente la versione “musicata” dell’album, dona alle lettura un impatto molto forte ed efficace. Lo stesso succede a riascoltare la traccia dell’album avendo in mente la scena descritta nel romanzo.

"Speed of King", il brano di chiusura dell’album ha come protagonista l’icona psichedelica Jerry Cornelius. Il brano doveva essere, in una versione primitiva, parte dell’album dei Deep Fix di Moorcock. La versione Hawkwind è un tirato r’n’r ad opera di Moorcock e Brock usato anche come singolo promozionale insieme al più famoso brano del lato B che è quella “Motorhead” di Lemmy, anche qui versione originale suonata dagli Hawkwind.

Altri brani restano in tema ma non coinvolgono Moorcock direttamente nel processo creativo, oltre a “Magnu” (basata su “Inno ad Apollo” di Shelley) e “The Demented Man” (nota anche come “The Demented King”), il brano più rappresentativo e cavallo di battaglia dal vivo è la famosa “Assault And Battery” accoppiata a “The Golden Void”. 

Il brano cita “Psam Of Life” del poeta americano Henry Wadsworth Longfellow ed un inno, epico e battagliero alla grandezza dell’uomo comune. Ad ascoltarlo sembra però di vedere un “orda di barbari armati di strumenti tecnologici” pronti all’assalto.

Forse il miglior brano dell’album è lo strumentale “Spiral Galaxy 28948” del grande Simon House.


L’album "Warrior On The Edge Of Time" esce in un periodo in cui Robert Calvert era assente dagli Hawkwind. Rientrerà nel gruppo nel 1976 rimanendoci stabilmente fino al 1979 con gli album “Astounding Sounds, Amazing Music”, “”Quark, Strangeness and Charm”, “Hawklords” e “PXR5”. 



In questi 4 lavori Moorcock si defila. La convivenza tra i due era sempre più improbabile ed ora in avanti i due autori si alterneranno nei vari periodi storici della band.
La prima moglie di Moorcock, l’illustratrice Jill Raches in seguito sposerà Robert Calvert.
Curiosamente però troviamo Moorcock come ospite al banjo e alla 12 corde in due album solisti di Calvert. Il divertente “Lucky Leif and the Longship” del 1975 e in “Hype” del 1979.

In “Hawklords” gli Hawkind cambiano momentaneamente nome per problemi legali.
Il gruppo diventa protagonista di due romanzi ad opera di Moorcock e di Michael Buttworth, “The Time of The Hawklords” del 1976 e il seguito “Queen of Deliria” del 1977.


All’inizio degli anni ’80 Robert Calvert si distacca ormai quasi del tutto. Collaborerà ancora saltuariamente fino alla sua morte avvenuta il 14 agosto 1988, a soli 43 anni per attacco cardiaco.

Moorcock rientra subito nel 1980 con alcuni concerti e poi collabora all’album “Sonic Attack” del 1981 del quale abbiamo trattato più sopra.

In “Choose Your Masques”, l’album del 1982 a sorpresa troviamo sia Moorcock che Calvert entrambi solo in veste di autori dei testi.
Moorcock con la title track e il brano “Arrival in Utopia” (Tanelorn?). Calvert con il cusrioso inserimento del classico “Silver Machine” e con “Fahrenheit 451” di bradburiana memoria.

Ancora Moorcock nell’album “Zones” (quello con Ginger Baker) del 1983 contenente demo  e estratti dal vivo dei tre anni precedenti. “Sonic Attack” la conosciamo ormai bene, l’altro brano, la lunga “Running Through the Black Brain” è più interessante, oltre che per l’accompagnamento di Baker, perché è l’unico brano di tutta la discografia degli Hawkind dove Moorcock canta davvero. Niente di che. Cantava meglio nei suoi Deep Fix ma era doveroso segnalarlo.

Arriviamo finalmente al 1985 con l’altro album morcockiano per eccellenza. 
The Chronicles of the Black Sword, uscito l’11 novembre 1985.




La formazione ormai è radicalmente cambiata, in un gruppo che è stato sempre “aperto”.
L’unico punto fermo è ovviamente Brock e lo “storico” chitarrista Huw Lloyd-Langton, ritornato da qualche anno e qui in splendida forma.
Il bassista prestato alle tastiere Harvey Bainbridge, vero nuovo cervello occulto del gruppo, il bassista Alan Davey e Danny Thompson Jr (si, è suo figlio), alla batteria completano la formazione dell’album.

Come già il titolo fa capire siamo davanti a un concept dedicato al personaggio più famoso 

di Michael Moorcock (e da lui più odiato), Elric di Melnibonè, Elric il principe albino, Elric l’imperatore stregone, Elric l’uccisore di donne.
Curiosamente, o forse proprio perché l’autore non l’ha mai veramente amato (succede, come a Conan Doyle per Holmes) la presenza di Moorcock nel disco è limitata alla sola composizione con Brock di un brano “Sleep of a Thousend Tears”. 
Il concept cerca di sintetizzare in 45 minuti una saga che annovera diversi racconti e romanzi brevi scritti fino alla metà degli anni ’70 (Moorcock ritornerà sul personaggio con nuove avventure solo dal 1989), descrivendone il personaggio e le sue gesta nei punti più salienti. Ovviamente risulta impossibile essere esaustivi e un brano “Needle Gun” ha come protagonista Jerry Cornelius.

Musicalmente è un lavoro un poco stanco ma non privo di fascino specie se si sono lette le storie originali. Segnaliamo la giù citata “Sleep ..”, il brano di apertura “Song of the Sword” e  il brano “manifesto” “Elric the Enchanter”
Moorcok è più presente con le sue solite letture nel tour promozionale dell’album impreziosito da coreografie heroic fantasy e un attore che ne interpreta il personaggio principale con tanto di spadone roteante, mentre Moorcok declama e Brock con soci, rockeggiano.

L’esperienza di quel tour viene “fotografata” dal monumentale disco dal vivo, “Live Chronicles” uscito nel 1986 che registra il concerto tenutosi il 4 dicembre 1986 all’Hammersmith Odeon di Londra.

Rieditato più volte con aggiunte di brani eliminati dalle prime versioni, come “Assault and Battery” e contenente anche brani inediti a tema come “Moonglum”, Wizard of Pan Tang” e molti altri ad oggi è la più completa “raccolta” di materiale “moorcockiano” musicato dagli Hawkind che si possa trovare in commercio.

Dopo questo le partecipazioni di Moorcock, ormai ridotte solo alle performance dal vivo, vanno man mano diradandosi fino a terminare del tutto.


Brock e Moorcock  restano ancora buoni amici.


Il primo eterno freak, nerd psichedelico e unico comune denominatore degli Hawkwind, continua a produrre sotto questo nome album di ritmica psichedelica simili a cento altri fatti a scopo danzereccio di cui i cataloghi di tutto il mondo sono pieni. Ma lui lo fa da molto prima e mai per scopi discotecari.





Il secondo, anziano più classico, dal 1990 si gode la vecchiaia e le royalties dei suoi libri dal soleggiato Texas. Continua ad essere scrittore molto prolifico.




Donald McHeyre

















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