Lo sbarco effettuato dall'astronave Apollo 11, il 20 luglio 1969 sulla Luna, il satellite naturale del pianeta chiamato con così poca fantasia dai suoi abitanti, "Terra", cominciò con espressioni di incredulo stupore sui visi della squadra nominata per la prima esplorazione del sasso rotante più conosciuto da poeti, artisti e mitografi.
L'ufficiale al comando Neil Armstrong, era in procinto di porre il suo primo "piedone", taglia 70 della tuta di sopravvivenza, sul suolo selenita e a pronunciare una frasetta scritta malamente con biro sul "polsone" del suo "guantone" la cui composizione aveva occupato tutti i suoi pensieri per tutto il tragitto dalla base di lancio fino allo sbarco, quando improvvisamente dall'intercom cominciò ad uscire un flusso di suoni cacofonici e stordenti che lo fecero inciampare dalla scaletta di sbarco e finire, per forza gravitazionale lunare, lungo disteso 20 metri più avanti.
L'altro ufficiale selezionato per la missione esplorativa, Edwin Eugene Aldrin Jr, che in quel momento si trovava proprio dietro di lui, due gradini più su, nel tentativo fallito di afferralo ottenne come unico effetto di ritrovarsi improvvisamente a testa in giù a guardare il fondoschiena del suo ufficiale superiore allontanarsi dritto e preciso, a 5 metri dal suolo, come uno squalo che nuotasse dritto nell'oceano puntado la sua preda.
"Tutto bene Neil ? Che t'è successo ?"
La voce di Aldrin risuonava allarmata e forte nell'intercom, increspata soltanto da qualche scarica elettrica.
"Un accidenti Buzz", rispose il suo ufficiale superiore ancora sdraiato tra sassi e polvere, "quell'idiota di Collins ha accesso la radio proprio mentre scendevo l'ultimo gradino" la voce si fece più cupa "gli ho già detto 50 volte di non appestarci le orecchie con quel suo sazz, iazz , o come diavolo si chiama".
"Jazz", fu pronto a suggerirgli Aldrin, sempre felice di dimostrare di conoscere il nome delle cose, soprattutto di quelle che conosceva superficialmente.
Michael Collins, l'ufficiale addetto alle comunicazioni era un patito di Louis Armstrong, il trombettista jazz di colore, musica che Neil odiava e il fatto che il tizio si chiamasse come lui lo irritava ancora di più.
"Cerca di capire il povero Collins" proseguì Aldrin che aveva fatto missione d'onore di essere il paciere tra i due, dovendoci condividere giorni e giorni l'equivalente di una scatoletta di sardine come casa, "il povero Collins si annoia tutto solo mentre ...."
L'ufficiale in comando Neil Armstrong mentre tentava con fatica di rimettersi in piedi cercando contemporaneamente di evitare altri 20 metri di volo, si chiese perché Buzz avesse troncato una frase a metà, quando improvvisamente alzando lo sguardo ebbe la risposta alla domanda.
Davanti a lui, in piedi vestito con giacca e cravatta e senza tuta stava un tizio che lo fissava impassibile con due occhi un poco da triglia ma dai quali brillava una sottilmente percettibile luce di follia. Per il resto la faccia sbarbata del tizio era del tutto anonima.
Il tizio continuò a guardarlo con freddo distacco e senza accennare ad aiutarlo per tutto il tempo che l'ufficiale impiegò per rimettersi in piedi senza rischi.
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo. L'astronauta attraverso il vetro a bolla del suo casco e il tizio così incongruo nella distesa lunare.
Improvvisamente quest'ultimo con un tono coerente con la sua espressione e senza che ci fosse intercom cominciò a parlargli in un linguaggio che alle orecchie dell'altro sembrava totalmente alieno. Il tizio disse solo una breve frase e si zittì.
Collins dalla sua postazione di addetto alle Comunicazioni accese subito il Traduttore Universale. Il computer dopo qualche secondo di sibili e fischi identificò la lingua come un misto di slang del Bronx e di polacco. Sul display apparve la frase tradotta "Siete in ritardo per le riprese, abbiamo una tabella di lavoro molto serrata".
Collins sghignazzò.
Un divertimento che mi è venuto "così" mentre passavo questo pomeriggio piovoso di luglio a leggere Heinlein. "La Luna è Una Severa Maestra", "L'Uomo che vendette la Luna" e "Requiem". Ma soprattutto il lungo e catastrofico romanzo "Novilunio" (The Wanderer) il premio Hugo del 1965 del mio amato Fritz Leiber.
Armstrong (Neil, ma anche Louis) e Aldrin sono due reali eroi dell'epoca moderna. Il loro sbarco resterà uno dei punti fermi di ogni libro di storia per secoli e a noi l'onore di essere (quasi) contemporanei di questo evento.
![]() |
Neil Armstrong, Michael Collins, "Buzz" Aldrin |
L'anniversario dei 44 (no 45, no 50) anni dal primo sbarco (documentato) su un altro corpo celeste nella storia dell'umanità lo voglio però dedicare a Michael Collins. Colui che era li, a pochi metri, dentro il LEM e poté solo limitarsi a guardare come tutti noi sulla Terra i suoi due compagni di avventure godersi la passeggiata lunare.
Michael Collins, che nacque a Roma nel 1930, oggi è in pensione e tutto sommato penso che anche lui si sia divertito in quel di luglio del 1969.
Mi piacerebbe sapere se ha mai sentito i Jethro Tull e cosa ne pensi del brano che Ian Anderson gli dedicò appena due anni dopo nel 1970, "For Michael Collins, Jeffrey And Me".
Parole che esprimono perfettamente le emozioni e i pensieri che dovrebbero essere passati a Collins mentre osservava la passeggiata dei suoi due compagni.
Donald McHeyre
Nessun commento:
Posta un commento