lunedì 14 aprile 2014

UN MATTONE DIETRO L'ALTRO

Oggi esce ufficialmente "HOMO ERRATICUS" nuovo album di Ian Anderson (e la SUA band).

Non avendone una "copia per la stampa" avuta in omaggio per recensire l'album prima che esca dovrò come tutti i comuni mortali aspettare di comprarlo, di ascoltarlo, metabolizzarlo e decidere se mi piace o no.

Nel frattempo faccio il punto della situazione riascoltandomi i primi due capitoli di quella che ormai è diventata la Tetralogia di "Little Milton" (speriamo non una saga) e ripropongo la mia recensione fatta all'epoca sul TAAB 2. Le mie impressioni a due anni di distanza sono sostanzialmente le stesse. Magari mi dedicherò una serata (o nottata) ad ascoltare tutti e tre gli album di fila appena avrò messo le mani sul nuovo erratico album.

Thick As a Brick 2

Pubblicato il 2 aprile 2012
April 2, 2012
Prodotto tra marzo e novembre 2011
Label. EMI.


Extra: Oltre alla solita pletora di possibilità audio (a prescindere che abbiate o meno le tecnologie necessarie nelle vostre case) gentilmente offerte da Steve Wilson, abbiamo:
-Video: Tutti i testi del concept recitati da Ian Andreson, ogni volta in una locazione differente. Interviste e making off ... interessanti ma solo in inglese.
-File PDF con il (modernizzato) StCleve, contenente nuovi articoli al limite del delirio. Lo trovate anche in rete: www.stcleve.com.
-File PDF con la traduzione integrale dei testi in 9 lingue diverse compreso l’italiano.
-Lussuoso libretto patinato con alcune foto che faranno la gioia dei più grandicelli ma anche dei più piccini.


Alle prime notizie si poteva pensare ad un scherzo  .., “ si vabeh con i JT in questo stato .. raschiamo il fondo del barile” ... poi l’annuncio ufficiale: Il 2 di Aprile ?  E’ uno scherzo, visto ?!  
E invece il 2 aprile 2012 esce Thick As a Brick 2, sottotitolo: Whatever Happened To Gerald Bostock ?  Domanda lecita. Anche perché nel frattempo i JT non esistono più davvero, se ne è accorto anche Ian Anderson quando se ne è andato Martin Barre.
 L’album esce a nome “Jethro Tull’s Ian Anderson TAAB2 in due versioni, quella “normale” e quella “lusso” in cartoncino con  libretto, CD e DVD e molti extra carini.
 Gli euro di differenza sono davvero pochini, pertanto la scelta diventa praticamente obbligata sulla versione di lusso.
A suonare troviamo tre (ormai) ns. vecchie conoscenze delle esperienze on stage degli ultimi anni di Ian Anderson, sia come JT, sia come Ian Anderson e basta (ora. Non starò qui ad offendere la vs, intelligenza aprendo la vecchia diatriba se i JT siano IA oppure no).
Di John O’Hara che suona il piano, le tastiere e anche Hammond (l’Organo non Jeffrey), David Goodier che suona il bass guitar ed il glockenspiel e di Florian Ophale che suona la chitarra elettrica imitando Martino, si è detto tutto il male possibile (e mi ci metto nel coro).
“Sono musicisti professionali ma piatti”. “Ci sono turnisti nel mondo molto più bravi”. “Aridatece Giddings e Noyce” e così via, denigrando. 
Per la prima volta li ascoltiamo in un progetto da studio che permette maggiore concentrazione, prove e analisi “scientifica” da parte del fruitore e l’analisi è che risultano ..... “professionali ma piatti”. E si che la qualità musicale è eccellente e nei ripetuti ascolti ci si dispiace pensando a cosa sarebbe stato questa pur ottima musica con musicisti più personali e di polso.
Al cast (perché di un storia stiamo parlando, come anche questo vedremo tra poco) si aggiungono due nuovi elementi. 
Il primo è il nuovo batterista, Scott Hammond (anche qui no Jeffrey). Per me, che lo conoscevo poco (diciamo per niente), non è dispiaciuto affatto. Niente di ché, intesi ma sarà che ormai mi ero stufato delle figure ritmiche del pur bravo Doane Parry (James Duncan, chi?) ma a me è piaciuto è spero che resti per i futuri anni come elemento stabile nel nuovo sperato rinascimento andersoniano. 
L'altro, e più interessante è l'attore teatrale Ryan O'Donnel, inserito come seconda voce (là dove Anderson non arriva più), animatore e maggiordomo di palco. O'Donnel, oltre ad avermi fatto un'ottima impressione durante il divertente tour di TAAB 2, consente ad Anderson, finalmente dopo 40 anni, di suonare il flauto sul palco anche nei punti dove, nella versione in studio, questo strumento è accoppiato al cantato.

Dietro il vetro, seduto al mixer, a dare grande qualità alla produzione troviamo il primo che vi viene in mente ... si proprio lui   .. Steve Wilson, che dopo l’eccellente lavoro sul 40° di Aqualung ce lo aspettiamo ormai ragno oscuro al centro di una tela che vede imbrigliati, Jethro Tull, King Crimson     .... YES, EL&P, Gentle Giant, VDGG   ...... ok .. smetto di sognare.








1972-2012
In 40 anni TAAB (da oggi dobbiamo aggiungerci un 1) è stato, lo è tuttora e rimarrà, una delle pietre miliari della storia del rock. Le sue innovazioni, musicali, contenutistiche e concettuali, come il suo impatto on stage, restano un punto fermo del rock mondiale.
Nel frattempo molte cose sono successe e, come il concept stesso di TAAB2 si propone è un ottima occasione per una analisi sociale delle differenze tra le due epoche.

TAAB2 SCALETTA
DIVERGENCE: Interventions, parallel possibilities
Pebbles Thrown
From A Pebble Thrown
Pebbles Instrumental
Might-have-beens
Gerald the Banker
Upper Sixth Loan Shark
Banker Bets, Banker Wins
Gerald Goes Homeless
Swing It Far
Adrift And Dumfounded
Gerald The Military Man
Old School Song
Wootton Bassett Town
Gerald The Chorister
Power And Spirit.
Give Till It Hurts
Gerald, A Most Ordinary Man
Cosy Corner
Shunt and Shuffle

CONVERGENCE: Destiny, fate, karma, kismet
A Change Of Horses
22 Mulberry Walk
Confessional
Kismet In Suburbia
What-ifs, Maybes, Might-have-beens



Un concept album (e opera rock) che si rispetti deve avere una struttura narrativa programmata, temi (musicali e narrativi) che si ripetono modificati dal momento, un inizio, una fine. Qui abbiamo anche strutture “progressive”, organo Hammond d’annata, temi ritornanti, strutture melodiche frastagliate. Insomma tutto quello che serve per un bel concept album di stampo britannico, “come una volta”.

La storia ci descrive (e si diverte) nel mostrare cosa sarebbe potuto succedere a Gerald Bostock, dopo il successo della sua composizione.
Come succede spesso agli enfant prodige, un exploit iniziale non corrisponde ad un vita brillante diventati grandi. Ma la storia è fatta anche e soprattutto di what if (cosa sarebbe successo se ..)  e quindi vediamo (ascoltiamo) Gerald diventare un banchiere di successo avendo dimostrato capacità usuraie fin dalla scuola. Un senzatetto, scacciato dalla famiglia e dagli amici perché considerato gay, essendo stato da bambino oggetto di attenzioni di un prete pedofilo (esplicito e pure delicato, come sempre, nelle sue descrizioni, Anderson). 

Un soldato. Niente guerra mondiale, niente falkland ma l’attualissima (ancora) guerra in Iraq, con le sue ambiguità religiosepetrolifiche, la gloria, la patria, la disgrazia del lutto.

Un prete. Predicatore all’americana e molto truffaldino.

Un uomo qualunque. Lavoro pratico, una casa modesta ma tranquilla, hobby banali, anonimato.


La convergenza porta Ian Anderson a descrivere se stesso come un allevatore di cavalli, ormai anziano che guarda la sua vita passata, con dolce rimpianto (all’inglese) e saggezza.

Il confessionale è uno dei momenti narrativi più intensi dell’album. Dove ognuno dei Gerald alternativi si denuda. 
Riporto qui il testo nella splendida traduzione di Aldo Tagliaferro.

Gerald il Banchiere
Ho fatto i miliardi, ho messo da parte una fortuna nei paradisi bancari svizzeri, ho perso tutto
quando il Fisco si è svegliato. Insomma, ho fatto il mio tempo, il mio tempo per cosa?
Gerald il Senzatetto
Sulle strade, un bel pasticcio. Ho incontrato un uomo che mi ha risollevato.
Mi aveva portato a casa per fare sesso, ma poi si è impegnato in un'unione civile
Gerald nel coro della chiesa
Ne ho abbastanza di eccessi distorti, fiamme dell'inferno, dannazione, urla laceranti.
Sono stato scoperto, sconsacrato e sono precipitato dalla grazia, beccato con le mani nel sacco.
Gerald il Soldato
Congedato per invalidità, fuori dalla scena. Reintegrato nella società civile.
Ora passo il tempo ad aiutare i camerati a riconoscere la paura, persa esportando la democrazia.
Gerald; Un uomo qualunque
Ho venduto il negozio, ho spento l'interruttore. La Mallard deve restare ferma sul binaro morto.
Le carrozze e il tender di carbone lucidato messi via negli scatoloni, venduti su E-bay.
Venduti su E-bay.


IL DESTINO NEI QUARTIERI RESIDENZIALI
Gerald il Banchiere
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, un caffè tranquillo. Euforia da Starbucks.
Mi accontento di quello che ho, ecco il mio cruciverba. E più tardi pipa e pantofole nello studio,
davanti alla tv.
Cerco comprensione, e vi chiedo scusa al numero 9 di Mulberry Gardens*.
Gerald nel coro della chiesa
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante da quell'aria che risuonava
dall'inferno.
Ora ho deciso di vivere in remissività, mi va di aiutare chiunque voglia ascoltarmi.
Ormai sordo agli oscuri angeli del male al 25 di Mulberry Close
Gerald il Soldato
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante dal calor bianco dell'Arabia.
Le foto dei commilitoni sulla cappa del camino, illuminate da una candela che profuma di fiori,
spettrali e tremolanti.
L'ultimo sopravvissuto, piegato ma vivo al 33 di Mulberry Drive.
Gerald; Un uomo qualunque
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, non così diversa dai sonnacchiosi quartieri
residenziali
Tutto è sempre la solita routine, la collezione di francobolli, le prime edizioni, e un giro a vedere
i treni a vapore.
Intorbiditi i sensi, intorbidito il cervello, al 54 di Mulberry Lane.
Gerald il Senzatetto
Ricomincio da capo, è un altro giorno, il mio compagno che ho tanto coccolato si è spento, addio
dolce utopia.
Mi ha lasciato però il fornello in ceramica e la termocoperta, ecco: un bel quadretto.
Momenti indimenticabili, ieri e oggi, al 17 di Mulberry Crescent.


Con una prosa alta, raffinata e profonda da vero scrittore (anche Neil Peart lo ammira) ci mostra, ora con la verve ironica e la dissacrante satira sociale di cui Anderson ci ha abituato nei tempi d’oro e di cui era vessillo TAAB1, ora con struggente e delicata dolcezza (A Change of Horses), in altri punti con toccante ed epica tragicità (Wootton Bassett town), le vite di una persona, le vite di tutte le persone passate in questi ultimi 40 anni di importanti mutamenti sociali, storici e politici. Uno specchio della storia in cui guardare, confrontarci e tirare bilanci.

Un album serio e profondo, sia nella musica che nei contenuti, che avrebbe avuto bisogno di un vero gruppo all’altezza della musica, che guadagna smalto ad ogni ascolto. Per ascoltatori attenti e non per quelli distratti!

“E allora, cavalcate sicuri sui campi
e concludete i vostri affari bestiali
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
a essere Duri Come Un Mattone... 2 (di nuovo)”


Cosa ci riserva il futuro ?


Vado  a fare seppuku!



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