venerdì 2 agosto 2013

La Fontana di Lamneth, di viaggi e di cialtroni.


Contrariamente a quanto avevo detto nel post precedente decido di parlare ora della "prima" suite dei RUSH, "The Fountain  of Lamneth". Per il 25 agosto ci sarà tempo di articolare un discorso più approfondito sulle altre suite del gruppo.

Un post "leggero" comunque (anche se la suite, leggera non è) che in questa calura d'agosto chi ha voglia di stare troppo tempo seduti a leggere lunghi articoli su argomenti marginali ?



Caress of Steel è il terzo album dei Rush, pubblicato il 24 settembre 1975. Il secondo con il Professore alla penna e alle pelli. Album di transizione tra l'ingenua energia giovanile di tre(+1) fan canadesi del rock britannico che troviamo in "Rush" e  "Fly by Night" e le prime avvisaglie di maturità del successivo "2012" nel quale il trio si prende i propri rischi (per una band praticamente ancora agli esordi) ma vincendo la scommessa, dove invece qui, la perdono. 
"Caress of Steel" è un album molto criticabile (e criticato) anche dagli stessi autori.

Il primo lato vede tre brani di rock "normale". Due dei quali potevano anche stare in "Fly by Night" se ce ne fosse stato lo spazio. Nessuno di questi tre brani si avvicina a quello che saranno i Rush futuri che ben conosciamo (vabbeh .. "Bastille Day", si) ma ci si trova qualche indizio.
L'ultimo brano del primo lato è la già commentata "The Necromancer".



Il lato B è occupato interamente dalla "suite" The Fountain of Salma .... ehmm ... Lamneth".

Dura circa 20 minuti (il mio CD segna 19' e 58'') ed è divisa in 6 parti (o movimenti):
  • I. In the Valley – 4:17
  • II. Didacts and Narpets - 1:00
  • III. No One at the Bridge - 4:15
  • IV. Panacea (Lee / Peart) - 3:12
  • V. Bacchus Plateau (Lee / Peart) - 3:12
  • VI. The Fountain - 3:48"

Quindi è una suite "classica" secondo la definizione classificatoria che abbiamo dato dopo numerose analisi fatte per radio a "Punto d'Incontro".
Le 6 parti sono distinte tra loro come brani separati. Non è un patchwork di lavori diversi attaccati, ne un unico pezzo lungo lungo, incubo di ogni regista radiofonico. C'è il tema di partenza che ritorna alla fine a dare coesione ma anche per marcare il "concept" della suite, come capiremo tra poco.

E' la prima suite dei RUSH da "intero lato". Seguiranno le più fortunate, "2112" e "Cygnus X1: parte II". Alterna momenti di tipico rock "d'assalto" dei primi Rush a momenti melodici acustici non disprezzabili nonostante la voce di Geddy Lee.
Esistono altre 4 "mini suite" nella loro discografia. Anch'esse suddivise in piccoli movimenti. Le precedenti "By-Tor and Snow Dog" e "The Necromancer" e le successive "La Villa Strangiato" e "Cygnus X1: parte I" (anche se personalmente quest'ultima, insieme alla parte II le considero un' unica suite) ma in merito un discorso più approfondito la faremo un'altra volta).















THE FOUNTAIN OF LAMNETH. testo

Il testo è lungo anche se non particolarmente logorroico. Ne potrete trovare sul web diverse trascrizioni e traduzioni, per esempio qui: http://www.limborush.it/

Siamo sempre in ambiti fantastici ma meno derivativi (ma anche meno divertenti) rispetto a  "The Necromancer" e nelle altre suite. Troviamo però cenno dei miti greci come succederà in modo decisamente più dominante e arguto in "Cygnus X1: parte II". Nella parte 3°, "No One At The Bridge" il riferimento è decisamente omerico.

La "fonte" del testo e del titolo è la Fontana della Giovinezza. Leggendaria sorgente d'acqua fresca che darebbe l'immortalità o semplicemente ringiovanire (1 anno a bottiglia ?) e resa popolare dai racconti di esploratori cialtroni come Juan Ponce de Leon o da Sir John Mendeville con la figura di "Prete Gianni".

Un altro simpatico cialtrone, Il Colonnello William Byrd II (28 marzo 1674 - 26 agosto 1744) originario della Virgina dove fondò Richmond e che faceva la simpatica professione di proprietario di schiavi, parlò della Fontana di Lamneth, nei suoi inattendibili diari di viaggio.

Lamneth, dovrebbe trovarsi in Inghilterra, nello Shropshire, ad ovest di Birmingham e viene descritta nei diari come un villaggio pieno di gente idiota ma con un sotto gruppo di anziani saggi e illuminati. Il Colonnello attribuisce l'idiozia degli abitanti alla scarsità d'acqua nella regione mentre i saggi formano una comunità appartata e chiusa la cui origine si perde nella notte dei tempi. 
Questa "Fontana di Lamneth" come la definisce il Colonnello sarebbe anche ben disposta ad elargire conoscenza e illuminazione ai viandanti. Ma la permanenza tra questi pochi saggi è resa ardua dalla completa idiozia degli altri abitanti. Rendendo impossibile soggiornare per il villaggio per più di poco tempo.
Sfortunatamente, si premura di informarci il Colonnello, il villaggio non esiste più come dice in conclusione un passo del diario:

"Questo è tutto ciò che posso dire in riferimento a  "La Fontana di Lamneth". Purtroppo, molti viaggiatori, anche quando allettati con le ricompense che i saggi di Lamneth hanno da offrire, si rifiutano di spendere più di una settimana in questo buco infernale. Insomma, questa fontana è profondamente inutilizzabile. Sono particolarmente rattristato quando vi dico che Lamneth fu distrutta da una tragica pioggia di meteore causata da un colpo di vento dal culo di re Giacomo II, dopo aver avuto un gran culo così dalla tassazione del Nord Gran Bretagna per compensare il suo piccolo pene."


Gran simpaticone il Colonnello.

Questo ci può dare la misura di cosa rappresenti per Neil Peart l'oggetto della ricerca del protagonista.
In tutta la suite il Professore lavora per simboli, com'è tipico nei suoi lavori giovanili. Il tema è il viaggio della vita. Dalla nascita alla morte. Nulla di nuovo, certamente ma la sintesi in cui è presentato il testo merita una rilettura più attenta. 
Sono versi brevi, decisi, lapidari. Sicuramente dovuti anche (o soprattutto) ad esigenze di composizione musicale ma essere consapevoli di questo non le rende meno interessanti da leggere, anzi, suscita rispetto per il risultato del lavoro svolto, decisamente ben riuscito. Per un paroliere ancora relativamente inesperto il testo dimostra una capacità di sintesi sorprendente.

Come dicevamo, il  viaggio come metafora della vita e delle prove in esso contenute a loro volta metafora dei punti di crescita e maturazione dell'individuo non sono certo argomenti nuovi, già trattati da centinaia e centinaia di opere di narrativa, scritta, disegnata, filmata, musicata.
La differenza qui è che mentre nella maggior parte della narrativa di formazione la storia si conclude con il protagonista radicalmente cambiato, qui la disillusione per l'utilità delle fatiche svolte è totale. 
Alla fine della storia (rimarcato dal ritorno del tema musicale iniziale) il protagonista è consapevole che pur avendo raggiunto la sua meta, "La Fontana", di lui non è cambiato nulla. E' solo più vecchio e stanco.

"Now, at last I fall before
The Fountain of Lamneth
I thought I would be singing
But I'm tired... out of breath
Many journeys end here
But, the secret's told the same
Life is just a candle
And a dream must give it flame"

Il protagonista dopo avere bevuto alla fontana si rialza più giovane ma senza avere le sue risposte. Quelle che doveva dargli "la Fontana". Se è più saggio lo è solo nel capire che la vera meta del viaggio è il viaggio stesso. Non c'è dato avere risposte ma solo di vivere e rivivere la stessa vita, in un ciclo interminabile.
"The key, the end, the answer
Stripped of their disguise
Still it's all confusion
And tears spring to my eyes
Though I've reached a signpost
It's really not the end
Like Old Sol behind the mountain
I'll be coming up again..."



ehmm .. alla fine non è venuto ne breve, ne leggero ....

Donald McHeyre














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