lunedì 28 aprile 2014

Cosmo Oro 3: Stelle come Polvere (Il Tiranno dei Mondi) di Isaac Asimov


COSMO - CLASSICI DELLA FANTASCIENZA - Volume n. 03
Direttore responsabile: Gianfranco Viviani
Titolo originale
THE STARS LIKE DUST (1951)
Revisione della traduzione originale (Pietro Leoni) di Renato Prinzhofer.


1951 Isaac Asimov, Doubleday
1972 by Editrice Nord, Via Andrea Doria 48/c - 20124 Milano.Per gentile concessione della Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

In copertina un dipinto del pittore Antonio Cazzamali.






Siamo appena alla terza uscita per la Serie Cosmo Oro, Heinlein, Campbell e Asimov. 
I tre capisaldi indiscussi e imperituri della fantascienza tutta. Con l’eccezione del volume antologico racchiudente i tre romanzi del ciclo mega spaziale di Campbell, gli altri due, però, non sono opere centrali dei rispettivi autori che faranno successo e fortuna con altro. Sono opere comunque valide, “prestate” alla Nord da altri editori italiani qui in veste editoriale lussuosa in un modo che raramente si era visto per il genere nel nostro paese. La Mondadori che la Nord ringrazia per “Stelle come Polvere”, è il più grande colosso editoriale italiano e il (quasi) primo editore italiano a cimentarsi in questo genere narrativo praticamente tutto straniero e che proprio negli anni di debutto di Urania (1952), si era ormai trasformato nel suo paese di origine da genere PULP, sostanzialmente avventuroso a Narrativa d’Anticipazione sociologica. Da Astounding di Campbell a Galaxy di Gold e Phol.   


Urania elogiò quest’ultima ignorando quasi completamente la prima. Dal punto di vista dei critici e storici stranieri (vedi Michael Ashley) il fatto che in Italia il più grande editore Italiano si cimentava nel genere era un motivo di orgoglio per tutti gli appassionati. Per i solo appassionati italiani, soprattutto col senno di poi, è stato un motivo di freno e ghettizzazione del genere in un paese non facile come il nostro. Lasciamo perdere Giorgio Monicelli (il povero, geniale fratello di Mario) che inventò Urania (erano comunque per noi periodi pioneristici con i limiti e i pregi che ci si può aspettare), onore e stima al povero Giuseppe Lippi che con tenacia e pazienza fa quello che può nel suo ufficio giù nello scantinato tra i bagni e la stanza delle caldaie ma pensate a Fruttero e Lucentini ...... e rabbrividiamo.
Non vorrei far apparire l’editoria italiana di FS divisa solo tra la “poverella” Urania, pubblicazione di un editore di lusso e tra le “lussuose” edizioni della Nord, un editore “poverello”. In mezzo, tanti piccoli editori fecero la loro parte, spesso con orgoglio, come, Fanucci (periodo De Turris/Fusco), La Tribuna di Piacenza  o Ponzoni di Milano ( Monicelli in incognito) con quest’ultima che praticamente è stata la “proto Nord”.

Ma questa è un’altra storia. Resta il problema che per tantissimo tempo a casa nostra la
Fantascienza è stata:
1-solo quel tipo di fantascienza sociologica di Galaxy e compagnia (si, più matura, qualche volta. Si, probabilmente scritta meglio, quasi sempre) ignorando quasi del tutto  gli altri “sotto”: stili, movimenti e periodi.
2-Il genere per troppi anni è stato ghettizzato a “quella cosetta da edicola per ragazzi o per viaggiatori intenti ad ammazzare il tempo fra un treno e l’altro”.

Ironicamente questo succedeva  proprio con quella fantascienza che invece in America era considerata l’evoluzione matura de “l’epoca d’oro campbelliana”, ma soprattutto dell’epoca precedente gernsbechiana la quale in patria era considerata  “quella cosetta da edicola per ragazzi o per viaggiatori intenti ad ammazzare il tempo fra un treno e l’altro”
L’Italia è puntualmente in ritardo.

Ma come dicevo, questa è un’altra storia.




Asimov.
Isaac Asimov.
Nessuna nota biografica avrebbe senso e francamente apparirebbe ridondante metterla qui (anche perché ci pensò lui stesso a fare la cronaca, giorno per giorno, della sua vita).

LO scrittore  di Fantascienza. LO scienziato scrittore di Fantascienza.
L’unico autore di genere ad essere stato accettato dal mainstream rimanendo nel genere (con buona pace di Vonnegut e di Bradbury i quali, il primo, ha dovuto rinunciare al genere, il secondo, per essere accettato dovette farsi addomesticare).


 Si dice che l’unico altro scrittore specializzato che può stargli alla pari per fama e successo sia Clarke ma il paragone è fatto sempre dal punto di vista del mainstream e dovuto a  successi postumi, di altra natura (e aggiungo sopravvalutati). 

Asimov è stato uno degli autori, “scoperti” e cullati da Campbell durante i primi anni della sua gestione di Astounding ma non è stato il principale autore di spicco dei ’40, gli anni dell’età dell’oro a differenza di Heinlein, il quale cominciò a scrivere romanzi pubblicati direttamente in libro qualche anno prima di Asimov. A posteriori resta affascinante raffrontare e analizzare la carriera di entrambi, soprattutto nei primi anni ma qui andremo fuori dal seminato e comunque è stato fatto già molte volte con l’aggiunta anche di Campbell. Diciamo per semplificare (e perdonatemi) che Heinlein è l’autore di SF più importante per gli appassionati, Asimov per tutti gli altri.


The Stars, Like Dust è del 1951. E’ il secondo romanzo di Asimov e il secondo ad essere pubblicato direttamente in volume, contemporaneamente alla pubblicazione a puntata su Galaxy.
E’ un passo importante.
Le riviste di fantascienza cominciarono a declinare proprio per l’evoluzione dell’editoria, dalle riviste passando direttamente al libro. Siamo ancora lontani da Samuel Delany, forse il primo autore di FS ad aver debuttato direttamente su libro ma è ugualmente un passo importante.

La carriera di Asimov cominciò a decollare sul serio proprio con i romanzi pubblicati direttamente su libro e poi con i saggi scientifici. 




Stelle come polvere (o il Tiranno dei Mondi) precede lo strasuccesso della Fondazione, lo precede anche cronologicamente. 
La storia si colloca tra le storie a puzzle dei Robot con le famosissime tre leggi  campbelliane e la Trilogia Galattica con Seldon e il “Mulo”.
E’ una space opera. Di quella più matura e raffinata che altri autori, stavano o staranno per realizzare da li a poco, come Anderson, Dickson, Herbert, ed è intrisa di misteri da indizi tipici della narrativa di Asimov. Ci sono personaggi caratterizzati bene e in modo abbastanza originale (eccetto il protagonista), una “prinicpessa” che non ha bisogno di essere salvata, un cattivo carismatico e “per bene”, colpi di scena, momenti di pura commedia sofisticata che ben miscelati non guastano, il tutto con sfondo un affresco politico militare galattico delineato quanto basta per incuriosire.

Forse il più “leggero” dei tre libri pubblicati fino a quel momento nella collana ma sicuramente il più raffinato.



martedì 22 aprile 2014

HOMO ERRATICUS, UNUM DESCRIPTA

E' uscito finalmente nei migliori e nei peggiori negozi HOMO ERRATICUS, l'ultima fatica di Ian Anderson e la Sua Orchestra.

Per l'evento uno solo di noi non bastava e pertanto ci siamo messi in tre a prepararvi una lunga recensione che spero solletichi la Vs. curiosità Jethrica e stimoli le Vs. menti Tulliche.

Gli altri due Compagni di Battaglie con i quali mi onoro di partecipare in questa collaborazione sono, Chiara Bucolo e Jacopo Muneratti.

L'articolo lo potrete leggere sul Blog di Jacopo, Good Times, Bad Times.

Buona lettura.


mercoledì 16 aprile 2014

McHeyre VideoBlog: Intervista a David Jackson

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Di Nuovo Buon Compleanno
Mr. Jackson !

Con Giampiero Frattali intervistammo David Jackson in un locale romano il 17 dicembre del 2010 in occasione di un concerto degli OAK con lui come ospite ... o dovrei dire il contrario.
Fu una lunga e interessante chiacchierata, dove "l'amico Jackson", disponibile e aperto, ci raccontò di tutto dando risposte lunghe e interessanti sulla musica, gli anni '70, le sue collaborazioni italiane e cremisi più recenti, le sue attività didattiche. Chiacchierando come se fossimo dove effettivamente eravamo, in un pub, davanti ad una birra.

Ci parlò di tutto eccetto sui motivi del suo allontanamento dal redivivo Generatore, il quale, poco tempo prima, ci aveva regalato una performance romana di tutto rispetto, rendendo reale quello che ormai da decenni poteva considerarsi un sogno.
Su questo fu assolutamente abbottonato. Più volte imbarazzato noi non potemmo che glissara facendo finta di essere contenti lo stesso.
Lo eravamo e lo siamo tutt'oggi di aver potuto avere il privilegio di scambiare a tu per tu, commenti e riflessioni, sull'epoca "d'oro" del rock anni '70, con uno dei suoi protagonisti indiscussi.
Però la curiosità resta.

Prima o poi dovremmo provare ad intercettare Peter Hammill e provare a porgli la stessa domanda riguardo al "divorzio" con David.
Probabilmente ci risponderebbe. Probabilmente con qualcosa di oscuro e sibillino che richiederebbe il resto delle nostre vite dedicate ad interpretarlo.
Siamo ancora troppo occupati ad ammirare e provare ad interpretare la loro musica. Potente, coinvolgente, misteriosa e seducente.

L'intervista, una gran parte, è ora disponibile in VideoPodcast sul mio canale di Youtube.
Alcune cose dette sono relative a eventi ormai passati ma confidiamo che siano ancora interessanti.





lunedì 14 aprile 2014

UN MATTONE DIETRO L'ALTRO

Oggi esce ufficialmente "HOMO ERRATICUS" nuovo album di Ian Anderson (e la SUA band).

Non avendone una "copia per la stampa" avuta in omaggio per recensire l'album prima che esca dovrò come tutti i comuni mortali aspettare di comprarlo, di ascoltarlo, metabolizzarlo e decidere se mi piace o no.

Nel frattempo faccio il punto della situazione riascoltandomi i primi due capitoli di quella che ormai è diventata la Tetralogia di "Little Milton" (speriamo non una saga) e ripropongo la mia recensione fatta all'epoca sul TAAB 2. Le mie impressioni a due anni di distanza sono sostanzialmente le stesse. Magari mi dedicherò una serata (o nottata) ad ascoltare tutti e tre gli album di fila appena avrò messo le mani sul nuovo erratico album.

Thick As a Brick 2

Pubblicato il 2 aprile 2012
April 2, 2012
Prodotto tra marzo e novembre 2011
Label. EMI.


Extra: Oltre alla solita pletora di possibilità audio (a prescindere che abbiate o meno le tecnologie necessarie nelle vostre case) gentilmente offerte da Steve Wilson, abbiamo:
-Video: Tutti i testi del concept recitati da Ian Andreson, ogni volta in una locazione differente. Interviste e making off ... interessanti ma solo in inglese.
-File PDF con il (modernizzato) StCleve, contenente nuovi articoli al limite del delirio. Lo trovate anche in rete: www.stcleve.com.
-File PDF con la traduzione integrale dei testi in 9 lingue diverse compreso l’italiano.
-Lussuoso libretto patinato con alcune foto che faranno la gioia dei più grandicelli ma anche dei più piccini.


Alle prime notizie si poteva pensare ad un scherzo  .., “ si vabeh con i JT in questo stato .. raschiamo il fondo del barile” ... poi l’annuncio ufficiale: Il 2 di Aprile ?  E’ uno scherzo, visto ?!  
E invece il 2 aprile 2012 esce Thick As a Brick 2, sottotitolo: Whatever Happened To Gerald Bostock ?  Domanda lecita. Anche perché nel frattempo i JT non esistono più davvero, se ne è accorto anche Ian Anderson quando se ne è andato Martin Barre.
 L’album esce a nome “Jethro Tull’s Ian Anderson TAAB2 in due versioni, quella “normale” e quella “lusso” in cartoncino con  libretto, CD e DVD e molti extra carini.
 Gli euro di differenza sono davvero pochini, pertanto la scelta diventa praticamente obbligata sulla versione di lusso.
A suonare troviamo tre (ormai) ns. vecchie conoscenze delle esperienze on stage degli ultimi anni di Ian Anderson, sia come JT, sia come Ian Anderson e basta (ora. Non starò qui ad offendere la vs, intelligenza aprendo la vecchia diatriba se i JT siano IA oppure no).
Di John O’Hara che suona il piano, le tastiere e anche Hammond (l’Organo non Jeffrey), David Goodier che suona il bass guitar ed il glockenspiel e di Florian Ophale che suona la chitarra elettrica imitando Martino, si è detto tutto il male possibile (e mi ci metto nel coro).
“Sono musicisti professionali ma piatti”. “Ci sono turnisti nel mondo molto più bravi”. “Aridatece Giddings e Noyce” e così via, denigrando. 
Per la prima volta li ascoltiamo in un progetto da studio che permette maggiore concentrazione, prove e analisi “scientifica” da parte del fruitore e l’analisi è che risultano ..... “professionali ma piatti”. E si che la qualità musicale è eccellente e nei ripetuti ascolti ci si dispiace pensando a cosa sarebbe stato questa pur ottima musica con musicisti più personali e di polso.
Al cast (perché di un storia stiamo parlando, come anche questo vedremo tra poco) si aggiungono due nuovi elementi. 
Il primo è il nuovo batterista, Scott Hammond (anche qui no Jeffrey). Per me, che lo conoscevo poco (diciamo per niente), non è dispiaciuto affatto. Niente di ché, intesi ma sarà che ormai mi ero stufato delle figure ritmiche del pur bravo Doane Parry (James Duncan, chi?) ma a me è piaciuto è spero che resti per i futuri anni come elemento stabile nel nuovo sperato rinascimento andersoniano. 
L'altro, e più interessante è l'attore teatrale Ryan O'Donnel, inserito come seconda voce (là dove Anderson non arriva più), animatore e maggiordomo di palco. O'Donnel, oltre ad avermi fatto un'ottima impressione durante il divertente tour di TAAB 2, consente ad Anderson, finalmente dopo 40 anni, di suonare il flauto sul palco anche nei punti dove, nella versione in studio, questo strumento è accoppiato al cantato.

Dietro il vetro, seduto al mixer, a dare grande qualità alla produzione troviamo il primo che vi viene in mente ... si proprio lui   .. Steve Wilson, che dopo l’eccellente lavoro sul 40° di Aqualung ce lo aspettiamo ormai ragno oscuro al centro di una tela che vede imbrigliati, Jethro Tull, King Crimson     .... YES, EL&P, Gentle Giant, VDGG   ...... ok .. smetto di sognare.








1972-2012
In 40 anni TAAB (da oggi dobbiamo aggiungerci un 1) è stato, lo è tuttora e rimarrà, una delle pietre miliari della storia del rock. Le sue innovazioni, musicali, contenutistiche e concettuali, come il suo impatto on stage, restano un punto fermo del rock mondiale.
Nel frattempo molte cose sono successe e, come il concept stesso di TAAB2 si propone è un ottima occasione per una analisi sociale delle differenze tra le due epoche.

TAAB2 SCALETTA
DIVERGENCE: Interventions, parallel possibilities
Pebbles Thrown
From A Pebble Thrown
Pebbles Instrumental
Might-have-beens
Gerald the Banker
Upper Sixth Loan Shark
Banker Bets, Banker Wins
Gerald Goes Homeless
Swing It Far
Adrift And Dumfounded
Gerald The Military Man
Old School Song
Wootton Bassett Town
Gerald The Chorister
Power And Spirit.
Give Till It Hurts
Gerald, A Most Ordinary Man
Cosy Corner
Shunt and Shuffle

CONVERGENCE: Destiny, fate, karma, kismet
A Change Of Horses
22 Mulberry Walk
Confessional
Kismet In Suburbia
What-ifs, Maybes, Might-have-beens



Un concept album (e opera rock) che si rispetti deve avere una struttura narrativa programmata, temi (musicali e narrativi) che si ripetono modificati dal momento, un inizio, una fine. Qui abbiamo anche strutture “progressive”, organo Hammond d’annata, temi ritornanti, strutture melodiche frastagliate. Insomma tutto quello che serve per un bel concept album di stampo britannico, “come una volta”.

La storia ci descrive (e si diverte) nel mostrare cosa sarebbe potuto succedere a Gerald Bostock, dopo il successo della sua composizione.
Come succede spesso agli enfant prodige, un exploit iniziale non corrisponde ad un vita brillante diventati grandi. Ma la storia è fatta anche e soprattutto di what if (cosa sarebbe successo se ..)  e quindi vediamo (ascoltiamo) Gerald diventare un banchiere di successo avendo dimostrato capacità usuraie fin dalla scuola. Un senzatetto, scacciato dalla famiglia e dagli amici perché considerato gay, essendo stato da bambino oggetto di attenzioni di un prete pedofilo (esplicito e pure delicato, come sempre, nelle sue descrizioni, Anderson). 

Un soldato. Niente guerra mondiale, niente falkland ma l’attualissima (ancora) guerra in Iraq, con le sue ambiguità religiosepetrolifiche, la gloria, la patria, la disgrazia del lutto.

Un prete. Predicatore all’americana e molto truffaldino.

Un uomo qualunque. Lavoro pratico, una casa modesta ma tranquilla, hobby banali, anonimato.


La convergenza porta Ian Anderson a descrivere se stesso come un allevatore di cavalli, ormai anziano che guarda la sua vita passata, con dolce rimpianto (all’inglese) e saggezza.

Il confessionale è uno dei momenti narrativi più intensi dell’album. Dove ognuno dei Gerald alternativi si denuda. 
Riporto qui il testo nella splendida traduzione di Aldo Tagliaferro.

Gerald il Banchiere
Ho fatto i miliardi, ho messo da parte una fortuna nei paradisi bancari svizzeri, ho perso tutto
quando il Fisco si è svegliato. Insomma, ho fatto il mio tempo, il mio tempo per cosa?
Gerald il Senzatetto
Sulle strade, un bel pasticcio. Ho incontrato un uomo che mi ha risollevato.
Mi aveva portato a casa per fare sesso, ma poi si è impegnato in un'unione civile
Gerald nel coro della chiesa
Ne ho abbastanza di eccessi distorti, fiamme dell'inferno, dannazione, urla laceranti.
Sono stato scoperto, sconsacrato e sono precipitato dalla grazia, beccato con le mani nel sacco.
Gerald il Soldato
Congedato per invalidità, fuori dalla scena. Reintegrato nella società civile.
Ora passo il tempo ad aiutare i camerati a riconoscere la paura, persa esportando la democrazia.
Gerald; Un uomo qualunque
Ho venduto il negozio, ho spento l'interruttore. La Mallard deve restare ferma sul binaro morto.
Le carrozze e il tender di carbone lucidato messi via negli scatoloni, venduti su E-bay.
Venduti su E-bay.


IL DESTINO NEI QUARTIERI RESIDENZIALI
Gerald il Banchiere
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, un caffè tranquillo. Euforia da Starbucks.
Mi accontento di quello che ho, ecco il mio cruciverba. E più tardi pipa e pantofole nello studio,
davanti alla tv.
Cerco comprensione, e vi chiedo scusa al numero 9 di Mulberry Gardens*.
Gerald nel coro della chiesa
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante da quell'aria che risuonava
dall'inferno.
Ora ho deciso di vivere in remissività, mi va di aiutare chiunque voglia ascoltarmi.
Ormai sordo agli oscuri angeli del male al 25 di Mulberry Close
Gerald il Soldato
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, così distante dal calor bianco dell'Arabia.
Le foto dei commilitoni sulla cappa del camino, illuminate da una candela che profuma di fiori,
spettrali e tremolanti.
L'ultimo sopravvissuto, piegato ma vivo al 33 di Mulberry Drive.
Gerald; Un uomo qualunque
Ricomincio da capo, è un altro giorno, un'altra vita, non così diversa dai sonnacchiosi quartieri
residenziali
Tutto è sempre la solita routine, la collezione di francobolli, le prime edizioni, e un giro a vedere
i treni a vapore.
Intorbiditi i sensi, intorbidito il cervello, al 54 di Mulberry Lane.
Gerald il Senzatetto
Ricomincio da capo, è un altro giorno, il mio compagno che ho tanto coccolato si è spento, addio
dolce utopia.
Mi ha lasciato però il fornello in ceramica e la termocoperta, ecco: un bel quadretto.
Momenti indimenticabili, ieri e oggi, al 17 di Mulberry Crescent.


Con una prosa alta, raffinata e profonda da vero scrittore (anche Neil Peart lo ammira) ci mostra, ora con la verve ironica e la dissacrante satira sociale di cui Anderson ci ha abituato nei tempi d’oro e di cui era vessillo TAAB1, ora con struggente e delicata dolcezza (A Change of Horses), in altri punti con toccante ed epica tragicità (Wootton Bassett town), le vite di una persona, le vite di tutte le persone passate in questi ultimi 40 anni di importanti mutamenti sociali, storici e politici. Uno specchio della storia in cui guardare, confrontarci e tirare bilanci.

Un album serio e profondo, sia nella musica che nei contenuti, che avrebbe avuto bisogno di un vero gruppo all’altezza della musica, che guadagna smalto ad ogni ascolto. Per ascoltatori attenti e non per quelli distratti!

“E allora, cavalcate sicuri sui campi
e concludete i vostri affari bestiali
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
a essere Duri Come Un Mattone... 2 (di nuovo)”


Cosa ci riserva il futuro ?


Vado  a fare seppuku!



mercoledì 9 aprile 2014

CREAM BBC session 1966 -1968 Il Potere dei TRE.




LA CREMA DEL BRITISH BLUES

"In Principio Era Alexis Korner".





L'inizio alla Silmarillion non è inappropriato (e poi sempre di musica parliamo). Come gran parte dei musicisti che faranno successo e fortuna anni dopo, anche John Mayall venne folgorato per la "strada del tabacco" dopo avere condiviso il palco col padre del blues britannico.
Mayall era tornato in patria dopo l'esperienza in Corea e faceva il disegnatore grafico a scopo alimentare. Già da anni un grande amante del blues partecipava al circuito dei club del nord ovest, intorno all'area della sua Manchester.  
Una sera tra le tante del 1962 gli capita di aprire una performance dei Blues Incorporated di Korner e la sua vita cambia radicalmente. 
Lasciati i Blues Syndacate, dove conosce il suo futuro più talentuoso batterista, Hugh Flint, a gennaio del 1963 si trasferisce da Manchester a Londra dove Korner gli presenta tanti musicisti utili per portare avanti i suoi progetti. Tra questi, John McVie (poi Fleetwood Mac) e il bravissimo quanto misconosciuto Roger Dean (non quel Roger Dean) alla chitarra elettrica. Vengono notati dalla DECCA dopo aver fatto da supporter al tour inglese di John Lee Hooker e cominciano a pubblicare diversi singoli (alcuni prodotti da Jimmy Page) e un album, "John Mayall plays JM" uscito nel 1965 che cattura una performance tenuta al Klooks Kleek Club il 7 dicembre dell'anno precedente.

Il successo discografico (6° posizione in classifica) e un posto indelebile nella storia del (futuro) rock arriva però nel 1966, dopo che Roger Dean, insegnate non molto interessato a diventare una "star"  viene sostituito da Eric "slowhand" Clapton. Blues Breakers, John Mayall With Eric Clapton (e John McVie  e Hugh Flint), noto anche come "Beano" dal comic strip che si vede leggere in copertina da Clapton, è consegnato alla storia il 22 luglio 1966. E' uno dei più grandi successi di sempre del Blues Underground britannico e vero apri pista del movimento "sotterraneo" e parallelo allo strapotere commerciale del Beat (Mersey e non) che porterà al Blues Boom alla fine del decennio e che a sua volta porterà al Rock Hard degli anni '70.

Eric Patrick Clapton  non ha mai "incontrato" Korner (ma sfiorato, partecipando agli All Star di Cyril Davies, insieme all'amico Jimmy Page). Dopo la soddisfazione di aver fatto da gruppo spalla al tour inglese di Sonny Boy Williams nel 1963 e il successo del suo gruppo di appartenenza, The Yardbirds, con il loro primo album "Five Live Yardbirds" del 1964,  all'inizio del 1965, Clapton non condivide la loro svolta commerciale e para beat (Geoffrey Arnold Beck ringrazia) e va in cerca di altro.

Eric Clapton parteciperà ai Blues Breakers di Mayall in due periodi. Il primo tra aprile e agosto del 1965 realizzando singoli, il secondo e più interessante, copre il periodo compreso tra novembre 1965 e luglio 1966, dove realizzano l'album "Beano" (a marzo '66).
L'attività concertistica vede la formazione (Mayall, Clapton, Glint, McVie) attiva per tutto il 1965 ed il 1966 nei migliori (ma anche i peggiori) club londinesi, Marquee, Flamingo Club (dove si esibivano Zoot Money e George Fame), Klook's Kleek, Bromel Club e tanti altri.
A McVie capitava di tanto in tanto di alzare troppo il gomito costringendo Mayall a trovare bassisti sostituti in specifiche date. Colui a cui capitava di sostituirlo più spesso era un certo scozzese di nome, John Symon Asher "Jack" Bruce.

Nella gavetta di Jack Bruce è capitato anche (inevitabile) di passare per il palchetto di Korner e Davies nel 1963. Ci resta poco ma in quel contesto fa conoscenza con il lungo Dick Heckstall-Smith, il tondo Bond .... Graham Bond e soprattutto l'altro lungo, Roscio Baker.

Lasciato "il palchetto Korner-Davies" il "power trio" Bond, Bruce , Baker realizza un singolo a maggio del '63. Diventano un quartetto con l'aggiunta del non ancora Vishnu, John McLaughlin che ci resta fino a luglio, con poco materiale prodotto e poi dopo qualche aggiunta e uscita minore, ad aprile del 1964, entra la barbetta di D. Heckstall-Smith. Questa formazione ORGANisation, la più famosa ma forse non la migliore, realizza due album nel 1965, di scarso successo commerciale ma di molta influenza su futuri altri protagonisti del (proto) rock. Poi, anche in considerazione della poca empatia umana tra Baker e Bruce, Bond scioglie questa formazione (chiamando un giovane contabile di nome Jon Hiseman, che poi finirà con Mayall, che poi ..., ma questa è un'altra storia) e quindi arriviamo al tempo in cui Bruce, a spasso, trova il tempo di fare Merenda Blues insieme a Mayall, Clapton e Flint.

Clapton e Bruce si trovano bene insieme. Il primo assiste ad un concerto di Buddy Guy in trio e viene sedotto dall'idea. Bruce si ricorda del suo non-amico roscio (che pure suonerà con i Blues Breakers per una sola data a maggio del 1966), che accetta. Baker, Bruce, Clapton.
I CREAM. Un Basso. Una Batteria. Una Chitarra. Tre Limousine.

Potere al Trio

I Cream sono il power trio più famoso della storia del rock. Non il più duraturo di per sé ma duraturo nell'influenza avuta su molti altri power trio (o trii?) venuti dopo.
Emerson, Lake and Palmer, Rush,  i tre principali gruppi rock irlandesi, Taste, Thin Lizzy e Skid Row, sono power trio di palese e dichiarata ispirazione Cream.
Non è il primo Power Trio.

I Tre Caballeros, noto Power Trio precedente ai Cream
Due esempi li abbiamo già visti poco fa.  Anche i coevi Who (in un certo senso sono un power trio). 
Il primo gruppo di Tony McPhee, nel 1963, prima dei Groundhogs, era un Power Trio. Il primo gruppo "Trinity"  Brian Auger nel 1964, prima degli Steam Packet era un Power Trio (Auger, Weller, Brown, prototipo di EL&P, Quatermass, Refugee ecc).
I Jey Birds con Alvin Lee, prima dei Ten Years After, sono stati dal 1961 al 1966 un power trio.
I Big Three con John Gustafson (bassista dei Merseybeat, del power trio Quatermass e dei Roxy Music), insieme al batterista J. Hutchinson e il chitarrista Adrian Barber, sono stati un Power Trio dal gennaio del 1961 alla metà del 1962.

E di esempi, scavando se ne potrebbero fare tanti altri. Albert Lee, prima di "sposarsi" con Chris Farlower. I Soft Machine nei primi album sono stati un Power Trio.

Professor Alsar, Stampel e Il Cospiratore. Tre noti
Arci Cattivi, uniti per il crimine. Pericolosissimi!
Il Power Trio è una concezione tipicamente britannica (ci sono eccezioni, ovviamente), dove i gruppi, rispetto a quelli americani, sono sempre stati di più piccolo cabotaggio. Sarà per motivi demografici, sarà che la tradizione country e gospel degli Stati Uniti porta i gruppi di questo paese ad essere più numerosi (stile squadra di calcetto ma a volte anche di calcio), sarà che il "template" dei gruppi (Mersey) Beat è quello a 4 The Crickets di Buddy Holly.
Qualunque sia il motivo questa è una realtà testimoniata dai fatti.

Il gruppo di piccolo cabotaggio richiede un approccio all'arrangiamento e al singolo strumento, completamente diverso. Non puoi barare. Non puoi riposarti. Ogni elemento è fondamentale per l'economia del brano. Se si è in 4 devi fare la tua parte. Se si è in 3 devi fare 2 parti. La matematica in questo caso è opinione.

Avete presente il video di Hotel California degli Eagles ? Quello con Don Henley col torcicollo ? Si vedono, in alcune scene "catturate" dal palco, un bassista, un batterista che canta (col torcicollo), 3(tre) chitarristi.
A guardarli si ha l'impressione che se qualcuno sparasse con un M110 a uno o magari due dei chitarristi durante la performance, l'ascoltatore neanche se ne accorgerebbe. Il pezzo andrebbe avanti lo stesso.
Questo col Power Trio sarebbe impossibile. Provate a sparare a Geddy Lee (non fatelo ma se proprio dovete, fatelo magari mentre fa un acuto con la voce) durante un concerto. Se ne andrebbe improvvisamente mezzo brano.

Il Significato Numerologico del Numero "3".
Considerato il "numero perfetto", in quanto espressione della Triade o Trinità, il Numero Tre viene associato a Giove che rappresenta l'autorità, i lsenso del dovere portato alla sua massima espressione. E' il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami (triforcazione) e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta.

Adesso il "trino" Jacopo ci elenca le BBC session dei CREAM
In neretto le session esistenti.



CREAM



Eric Clapton, Jack Bruce, Ginger Baker



Studio 4, Maida Vale - London, 21 October 1966
First broadcast: “Bandbeat”, 21 November 1966

Spoonful
Sleepy Time Time
Rollin’ and Tumblin’

La prima session dei Cream avvenne due mesi prima della pubblicazione del primo album del gruppo “Fresh Cream”, per il programma “Bandbeat”, una trasmissione dell’epoca volta ai gruppi di maggior successo. Purtroppo partiamo subito male: questa session, che storicamente sarebbe interessantissima,  non sopravvive ai giorni nostri. Il materiale (ufficiale e non) dal vivo del 1966 è molto scarso e la presenza di questa session ci avrebbe aiutati meglio a capire come si presentava il gruppo dal vivo all’epoca. In particolare, il grande cavallo di battaglia “Spoonful” sarebbe stato particolarmente interessante da sentire in questo periodo, per capire a che livelli avvenisse l’improvvisazione durante i primi concerti dei Cream.


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 8 November 1966
First broadcast: “Saturday Club”, 12 November 1966

Sweet Wine
Wrapping Paper
Rollin’ and Thumblin’
Sleepy Time Time
I’m So Glad
Steppin’ Out

Tanto per far capire quanto già fossero occupati i Cream all’epoca (che avevano fatto uscire il loro primo 45 giri “Wrapping Paper”/”Cat’s Squirrel”): questa seconda session è stata registrata pochi giorni dopo la precedente e mandata in onda addirittura prima. Per fortuna, questa sopravvive e ci dà qualche dettaglio in più. In particolare, notevole l’esecuzione di “Wrapping Paper”, il primo 45 giri dei Cream, un brano non troppo rappresentativo per il gruppo e subito abbandonato senza dubbio anche per l’astio del batterista Ginger Baker verso questo pezzo. Questa BBC session è stata ufficialmente pubblicata sul CD “BBC Sessions” che, però, include soltanto i brani che sopravvivono sui master della BBC oppure sui Transcription Disc, un tipo di vinile speciale prodotto dalla BBC e spedito all’estero per poter esportare alcuni tipi di programmazione. Nei Transcription Disc, solitamente, l’annunciatore era il veterano della BBC Brian Matthews, e questo spiega perché la sua voce sia così presente nelle pubblicazioni d’archivio, a tal punto da diventare leggendaria. Poiché solo 4 dei 6 brani suonati in questa session sopravvivono sui Transcription Disc, “Sleepy Time Time” e “I’m So Glad” non sono state incluse nel CD ufficiale. Per fortuna, tali brani esistono comunque, su registrazioni di qualità sorprendentemente buona effettuata da un ascoltatore radio. Interessante notare la citazione dell’inno Francese durante l’assolo di chitarra in “I’m So Glad”. Il motivo di tale citazione è che, all’epoca, Clapton aveva una fidanzata Francese. Una curiosità: solitamente, visto il tempo limitato, le BBC session dei gruppi erano dei take live in studio senza sovraincisioni. Tuttavia, poiché i Cream erano musicisti particolarmente validi e svelti, avevano sempre tempo per ritoccare un po' le loro incisioni per la BBC. Questo gli consentirà, in futuro, di fare in session alcuni brani che, per forza di cose, non potevano fare dal vivo. Le sovraincisioni che si possono notare in questa session sono le chitarre ritmiche e i cori su "I'm So Glad" e "Steppin' Out" e, più chiaramente, il basso su "Wrapping Paper", brano in cui il piano era suonato da Jack Bruce.


Studio 2 - Aoelian Hall, 28 November 1966
First broadcast: “Guitar Club”, 30 December 1966

Crossroads
Sittin’ On The Top of the World (perduto)
Steppin’ Out (perduto)

Nel giro di poco più di un mese i Cream avevano già registrato tre BBC session, segno di quanto fossero già popolari all’epoca. Questa session venne incisa per il programma “Guitar Club” e consisteva di vari standard. La maggior parte della session oggi è perduta: solo “Crossroads” sopravvive su un nastro registrato da un fan alla radio ed è l’unico brano ad essere stato incluso su “BBC Sessions” a non provenire da un master tape o da un Transcription Disc. La versione di questo pezzo è molto diversa (e più breve) da come sarebbe apparsa sul terzo LP del gruppo “Wheels of Fire”. Per lo stesso motivo sarebbe stato molto interessante sentire anche questa versione di “Sittin’ On The Top of the World”, anch’essa in seguito incisa in quell’album.


Maida Vale 4 - London, 9 December 1966
First broadcast: “Rhythm & Blues World Service”, 9 January 1967

Cat’s Squirrel
Traintime
I’m So Glad
Lawdy Mama

Per questa session vengono ripresi due brani dal primo LP, uno nuovo e uno standard blues. “Traintime” sarà in seguito pubblicata sul terzo LP del gruppo “Wheels of Fire” e, come dice il titolo stesso, è poco più di una jam tra Jack Bruce all’armonica e Ginger Baker alla batteria nella quale i due, in pura tradizione blues, imitano il suono del treno che avanza. “Lawdy Mama” è uno standard che i Cream cercheranno di riprendere per il successivo LP “Disraeli Gears”. Non riusciranno a registrarne una versione convincente, ma useranno la traccia base per creare una loro composizione, “Strange Brew”. Tuttavia, questa versione non ha ancora quell’arrangiamento e qui suona come lo standard blues che è. Ancora una volta, Clapton cita l’inno Francese durante il suo assolo in “I’m So Glad”. Anche in questa session si colgono alcune sovraincisioni: l'armonica contemporaneamente al basso su "Cat's Squirrel" e una seconda traccia vocale su "I'm So Glad" e "Lawdy Mama".


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 10 January 1967
First broadcast: “Saturday Club”, 9 January 1967

I Feel Free
N.S.U.
Four Until Late
Traintime
Toad

In questa session è chiaro che il gruppo andava piuttosto in fretta. I brani scelti sono veloci e spigliati (c’è persino una rarità: “Four Until Late”, suonata pochissimo dal vivo) e anche le sovraincisioni sono minimali: solo dei battiti di mani su "I Feel Free" (nella quale viene aggiunta anche una chitarra ritmica), una doppia pista vocale in tutti i brani cantati ad eccezione di "Traintime" e l'armonica su "Four Until Late", suonata da Jack Bruce. “Traintime” e “Toad” (con l’assolo di batteria molto, molto corto) sopravvivono solo su registrazioni prese da segnale radio, ma non sono presenti nei Transcription Disc che in questo momento sono in possesso dalla BBC. Per questo motivo, non sono state incluse sul CD ufficiale “BBC Sessions”.


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 16 January 1967
First broadcast: “Monday Monday”, 16 January 1967

(sconosciuto)

Questa era una session in diretta e quindi non incisa su nastro dalla BBC. Poiché non esistono registrazioni non ufficiali di questa session, è impossibile sapere quali brani sono stati suonati e quanto sia durata (probabilmente, non più di 25-30 minuti). 


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 25 January 1967
First broadcast: “Monday Monday”, 25 January 1967

(sconosciuto)

La session precedente fece successo tra gli ascoltatori, quindi il gruppo venne invitato a ricomparire anche la settimana successiva in trasmissione. Purtroppo, anche questa session ha la stessa sorte della precedente: non è stata incisa su nastro dalla BBC e pare che non ci siano registrazioni non ufficiali, per cui, ora come ora, è impossibile sapere quali brani siano stati suonati.


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 30 May 1967
First broadcast: “Saturday Club”, 3 June 1967

Strange Brew
Tales of Brave Ulysses
We’re Going Wrong

Al momento di registrazione di questa session, il gruppo stava registrando il secondo album, destinato a diventare il più famoso “Disraeli Gears”, per cui, decise di offrire agli spettatori un gustoso assaggio di ciò che avrebbero sentito 5 mesi dopo (il disco uscì il 10 Novembre 1967). Come già spiegato prima, la versione in studio di “Strange Brew” si basa su una traccia base che i Cream avevano inciso come loro versione di “Lawdy Mama” (l’originale è disponibile sul disco “postumo” “Live Cream”, l’unico brano in studio), per cui è stata fatta in maniera un po’ troppo veloce. Questa versione, invece, è più ponderata e più spigliata e decisa. “Tales of Brave Ulysses”, invece, è un brano che, sebbene destinato a diventare uno dei cavalli di battaglia del gruppo, non è ancora memorizzato bene dai loro componenti, per cui questa versione suona un po’ indecisa, cosa sottolineata anche dal fatto che Jack Bruce sembra non ricordarsi bene il testo. In questa session è possibile notare sovraincisioni di chitarra ritmica e di voce, in alcuni punti.


Playhouse Theatre - Northumberland Avenue, 14 July 1967
First broadcast: “Joe Loss Show”, 14 July 1967

Tales of Brave Ulysses
Take it Back

Questa è l’unica session “dal vivo” (nel senso: mandata in onda in diretta, mentre il gruppo suonava) a sopravvivere. Anche qui, i Cream danno anticipazioni di brani che saranno in seguito inclusi su  “Disraeli Gears”, includendo anche “Take it Back” che dal vivo diventerà una rarità. A questo punto, i Cream avevano memorizzato meglio “Tales of Brave Ulysses”. Poiché il master tape di questa session è inesistente (come già detto, venne mandata in onda in diretta) e sopravvive solo grazie alla perizia di un ascoltatore, non è stata inclusa su “BBC Sessions”.


Studio 2 - Aoelian Hall, 24 October 1967
First broadcast: “Top Gear”, 29 October 1967

Born Under A Bad Sign
Outside Woman Blues
Take it Back
Sunshine of Your Love
Tales of Brave Ulysses (perduto)

Una piccola chicca: questa session è stata trasmessa sul programma “Top Gear”, la celeberrima trasmissione di John Peel che, all’epoca, era ancora agli albori (ed era un grande fan del gruppo, uno dei pochi dell’epoca assieme ai Family e ai Beatles a cui rimase affezionato per tutta la vita). In questa session si continua a dare anteprime di “Disraeli Gears”, ormai di prossima uscita, ma c’è anche “Born Under a Bad Sign” uno standard blues amato dal gruppo. Clapton, nelle interviste dell’epoca, dichiarò esplicitamente che questo pezzo sarebbe stato incluso nel terzo LP (e così fu). Ancora una volta, la session presenta sovraincisioni di voce e di chitarra ritmica nei brani. La session ci è giunta completa, ad eccezione di questa versione di “Tales of Brave Ulysses”, che non sopravvive ai giorni nostri.


Studio 2 - Aoelian Hall, 9 January 1968
First broadcast: “Top Gear”, 14 January 1968

Politician
SWLABR
Blue Condition
Steppin’ Out
We’re Going Wrong (perduta)

Ultima session per il gruppo, stavolta a uscita del disco avvenuta. Molto interessante notare la versione embrionale di “Politician”, pezzo che sarà incluso sul terzo LP del gruppo “Wheels of Fire” e che all’epoca non aveva ancora un testo ufficiale (la leggenda dice che il paroliere Peter Brown l’abbia dettato a Jack Bruce via telefono durante le pause nella registrazione della session). Altre rarità sono “SWLABR” e “Blue Condition” (cantata da Ginger Baker), due brani amati dal gruppo ma, per la loro complessità, difficili da eseguire dal vivo e quindi non eseguiti. Molto interessante comparare questa versione di “Steppin’ Out” a quella del 1966 che sopravvive. Come al solito, si notano sovraincisioni di chitarra ritmica e di seconda voce durante i brani. Solo tre dei cinque brani sopravvivono in un Transcription Disc (con i commenti di Brian Matthews). “Blue Condition” sopravvive su un nastro registrato da un ascoltatore (e quindi non è inclusa su “BBC sessions”), mentre “We’re Going Wrong”, che venne mandata in onda per la prima volta durante la replica della session il 18 Febbraio 1968 è andata perduta.