lunedì 13 gennaio 2014

Prospettive e nuovo inizio: TITUS ALONE


Dopo tutti gli eventi narrati nei primi due romanzi "più grandi della vita", (Titus Groan, 1946; Gormenghast, 1950) Tito de'Lamenti (Titus Sepulchrave), settantasettesimo Conte di Gormenghast, abdica. 
Rinuncia all'universo che conosceva, rinuncia al castello. E l'autore, Mervyn Peake, rinuncia alla sua principale cifra stilistica. L'architettura e il raccontare attraverso l'architettura.








Tito, dopo un lungo vagare, va "Oltre la collina", oltre i confini del territorio conosciuto e si perde in un altro mondo, affianco al suo mondo e forse in un altro tempo dove Gormenghast è totalmente sconosciuta. Incontrando nuovi amici e nuove nemici in una città dominata dalla tecnologia, malsana ed elitaria, scendendo nella sua controparte sotterranea (uno degli inferni più angoscianti e raccontato con migliore efficacia che ci sia in letteratura) per poi, uscendone, trovarsi in braccio direttamente con l'origine del male.

La sanità mentale di Tito è sempre vacillante. Rinuncia a Gormenghast, rinuncia a se stesso. Non è parte del nuovo mondo, che non comprende. Non è sicuro se i ricordi del suo vecchio mondo non siano solo i ricordi inventati di una mente allo sbando e solo ritrovando il suo universo, il castello, capisce che questo universo è ormai dentro di lui, non ha bisogno più di rientrarci, perché ormai è diventato parte di lui e lo porterà con se dovunque andrà e così può partire per nuove destinazioni, portando Gormenghast con se.

"Pazzo non è colui che ha perduto la ragione, pazzo è colui che ha perduto tutto eccetto la ragione."
G.K. Chesterton

Quando il romanzo viene pubblicato per la prima volta, nel 1959 è il  lavoro  incompiuto di un uomo malato di parkinson ormai da più di un anno.
Successivamente dopo la sua morte, avvenuta nel 1968, è stato possibile, unendo più fonti, taccuini dettati alla moglie, carte ritrovate da altri amici, ricostruire tutta la storia e dargli un ordine cronologico interno sensato.
Il romanzo nella nuova versione ha un inizio e una fine ma resta incompiuto al suo interno. Incompiuto, incompleto come lo sono la psiche e l'animo del protagonista e la psiche e l'animo del suo autore.

Il ribaltamento di prospettiva "dello stesso punto di vista" è ben realizzato attraverso la nuova sfida a cui si accingeva Peake, ossia rinunciare all'architettura dei luoghi attraverso la quale avevamo conosciuto i suoi personaggi, conservando però l'architettura della fisiognomica che attraverso la penna di Peake, da quasi scienza, diventa sicura arte.

Ci sono autori fantastici che ci portano in un altro mondo riempiendo pagine e pagine con descrizioni di montagne, fiumi, foreste, città, società ecc. 
Altri, ci trasportano "oltre la collina" con la descrizione "geografica" di volti, caricaturali e parlanti. In questo Mervyn Peake è stato maestro assoluto.

Peake non ha bisogno di orchi o di Oscuri Signori per descrivere il male. Gli basta una minuta, viziata ragazzina e il suo "insignificante" padre, scienziato.

Se all'inizio della lettura ci manca il Buon Dottor Fiore, presto la vividezza con cui spiccano come altorilievi animati sul marmo i nuovi personaggi, ci fa solo riflettere che le sofferenze  psicologiche di Tito sarebbero potute essere evitate o per lo meno arginate, con la presenza al suo fianco dell'unico personaggio di tutta la trilogia, di cui, pur avendone una descrizione, se possibile ancora più caricaturale degli altri, della sua serietà e integrità non ne abbiamo mai e poi mai dubitato ma è bene a conti fatti che Tito non abbia usato questa "stampella" e abbia trovato l'equilibrio da solo, attraverso l'esperienza ed il cambio di prospettiva.


Titus Alone è "terzo di una coppia perfetta" ? I primi due splendidi e immensi romanzi avevano bisogno di un seguito ? Titus Groan e Gormenghast, brillano di luce propria. Non avevano bisogno di Titus Alone ma Titus Alone, che è un nuovo inizio (ai tempi in cui Peake era ancora sano erano stati progettati 5 romanzi in tutto), aveva bisogno dei primi due, senza i quali, la forza delle motivazioni e dei perché del terzo romanzo come il cambio di prospettiva, non sarebbero così efficaci.

Con lo spirito e le domande che pone il romanzo ci accingiamo a cominciare il secondo anno di vita di questo Blog dopo averlo abbandonato per un breve momento. 
Il Castello di McHeyre, carico dell'esperienza del primo anno resta e McHeyre proverà cambi di prospettiva.




p.s.
Riguardo ai primi due romanzi, Titus Groan e Gormenghast, non serve parlarne, serve leggerli, se non lo avete mai fatto. Dopo, forse, ne parliamo.









Nessun commento:

Posta un commento